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Perché Draghi ha chiesto ai mercati di saper attendere

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i timori e le speranze della Bce

Perché Draghi ha chiesto ai mercati di saper attendere

Calmare i mercati, lasciarsi ogni porta aperta. L’obiettivo della Banca centrale europea, nella sua conferenza stampa di luglio, è stato questo; e lo ha perseguito in modo strategico: avvertendo gli investitori che se attese eccessive, troppo radicali, si manifesteranno nei prezzi, saranno immediatamente eluse da una scelta in senso contrario della Bce.

Il timore della Bce
Il timore, ammesso chiaramente, è che le aspettative di mercato di un rapida stretta nella complessa politica monetaria della Bce possa far alzare troppo rendimenti e valuta, strozzando la ripresa e quindi le condizioni per un rialzo dell’inflazione. «L’ultima cosa che il consiglio direttivo vuole - ha spiegato il presidente Mario Draghi - è un inappropriato irrigidimento delle condizioni monetarie», mentre l’apprezzamento del cambio effettivo - oggi ai massimi da inizio gennaio 2015 - «ha ricevuto attenzione» nella discussione del consiglio.

«Non fissiamo date»
Attorno al suo doppio obiettivo - calmare i mercati, lasciarsi le porte aperte - ruotano quindi i diversi messaggi che Draghi ha voluto lanciare. I mercati si aspettano l’annuncio per una nuova politica monetaria a settembre? «Il consiglio direttivo - ha precisato un paio di volte Draghi - è stato unanime nel dire: non fissiamo date». La discussione su cosa accadrà dopo dicembre 2017, quando è prevista la fine dell’attuale fase di acquisti di titoli, avverrà quindi, vagamente, «in autunno».

Il richiamo alla pazienza

Gli investitori si aspettano che la politica monetaria sarà irrigidita? che il quantitative easing verrà rapidamente azzerato? Non è detto. Bisogna essere «pazienti», ha detto Draghi. Molto - ha poi aggiunto in modo strategico - dipenderà inoltre proprio dalla reazione dei mercati. Se dovesse essere troppo forte, gli investitori possono essere certi che la Bce interverrà per evitare che le sue scelte siano vanificate da condizioni finanziarie avverse. La Bce, ha precisato Draghi, ha deciso di aspettare l’autunno proprio per raccogliere tutte le informazioni disponibili - e il riferimento è principalmente alle quotazioni, oltre che alle proiezioni macroeconomiche di settembre - prima di decidere.

Inflazione ancora troppo bassa
Il nodo è ovviamente l’andamento dei prezzi. «L’inflazione non è ancora al livello che vorremmo, e che dovremmo avere», ha detto; ma questo non significa necessariamente che la Bce sarà costretta a rendere più accomodante la propria politica. «Dobbiamo aspettare», ha quindi aggiunto.

Fede nella curva di Phillips
La Bce continua ad aver fiducia nei propri modelli, la “curva di Phillips” (della cui esistenza, però, molti economisti dubitano). Prima o poi la crescita si trasformerà in maggiori salari, e questi in un aumento dei prezzi. In questa fase la curva si è appiattita, hanno spiegato più volte Draghi e i suoi governatori: la reazione di salari e dell’inflazione è lenta. Le analisi della Bce mostrano però, ha aggiunto il presidente in conferenza stampa invitando però a una «grande cautela» nell’accogliere queste conclusioni, che nel tempo tornerà alla situazione pre-crisi, e prezzi e salari inizieranno a rispondere con la consueta rapidità.

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