Trump sarebbe vicino ad attivare ritorsioni commerciali contro la Cina. Secondo indiscrezioni, il presidente degli Stati Uniti sta meditando di ricorrere a un vecchio strumento normativo, il Trade Act del 1974, caduto in disuso dopo la creazione della Wto. L’articolo 301 di quella legge di 43 anni fa permetterebbe all’inquilino della Casa Bianca di imporre dazi nei confronti di Paesi stranieri che mettono in atto «pratiche commerciali scorrette», violando trattati, discriminando gli Stati Uniti o semplicemente mettendo in pericolo la proprietà intellettuale delle industrie a stelle e strisce.
Potrebbe quindi arrivare a stretto giro l’annuncio di Trump, magari sotto forma di tweet, di un incarico di investigare sulle pratiche commerciali cinesi conferito a Robert Lighthizer, capo negoziatore della Casa Bianca sul fronte trade. Con l’obiettivo appunto di far scattare le ritorsioni previste dal vecchio Trade Act dei tempi di Nixon: non sarebbe difficile, considerando le accuse a Pechino di fare dumping sull’acciaio o di insidiare la proprietà intellettuale made in Usa. Lighthizer sarebbe la persona giusta. Veterano del Trade Act, negli anni Ottanta ha contribuito all’uso estensivo dell’articolo 301, allora rivolto contro l’export giapponese di motociclette e acciaio.
Trump, che dai tempi della campagna elettorale parla e twitta di ritorsioni commerciali contro la Cina, finora non ha fatto grandi passi concreti. Un segnale forte potrebbe arrivare proprio adesso, mostrando i muscoli a Pechino per punirla di quella di quella che agli occhi statunitensi è l’inattività cinese sul fronte nordcoreano.
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