BRUXELLES - Prosegue il braccio di ferro tra il governo polacco e la Commissione europea sul fronte dello stato di diritto nel paese dell'Est Europa. L'esecutivo comunitario ha annunciato questo pomeriggio di avere inviato un parere motivato a Varsavia, mettendo l'accento sui rischi all'indipendenza del sistema giudiziario. La decisione è il secondo passo di procedura di infrazione iniziata in luglio, prima dell'eventuale deferimento del paese dinanzi alla Corte europea di Giustizia.
Il governo presieduto da Beata Szydlo ha adottato una controversa riforma del sistema giudiziario. Tra le altre cose, Varsavia ha presentato misure per riformare la Scuola nazionale della Magistratura, l'organizzazione dei tribunali (entrambe entrate in vigore), la Corte di Cassazione e il Consiglio nazionale della Magistratura (queste ultime in attesa di correzioni da parte del presidente della Repubblica Andrzej Duda). Da mesi, Bruxelles si dice molto preoccupata dalla situazione nel paese est-europeo.
Secondo l'esecutivo comunitario, vi sono rischi di nuove forme di autoritarismo. A preoccupare è soprattutto la futura indipendenza del sistema giudiziario, tenuto conto del ruolo diretto che il governo si è riservato nel nominare e destituire i magistrati. Dopo mesi di tira-e-molla, l'esecutivo comunitario aveva deciso alla fine di luglio di aprire una procedura di infrazione contro la Polonia, inviando una lettera di messa in mora (si veda Il Sole/24 Ore del 27 luglio).
A questo punto, nel suo parere motivato, la Commissione europea nota in particolare che la riforma dell'organizzazione dei tribunali prevede la destituzione e la nomina dei presidenti di tribunale da parte del ministro della Giustizia. Vi è il pericolo di violazione dell'articolo 19 dei Trattati europei. Varsavia ha un mese di tempo per rispondere al parere motivato. In assenza di risposta convincente, la Commissione potrebbe deferire il paese dinanzi alla magistratura comunitaria.
Il braccio di ferro tra Varsavia e Bruxelles non si riflette solo nella procedura di infrazione. Tra le due capitali è in corso un dialogo più ampio sullo stato di diritto nel paese est-europeo, guidato da un governo nazionalista e euroscettico. Bruxelles potrebbe chiedere ai Ventotto di applicare l'articolo 7 dei Trattati che prevede il congelamento della partecipazione di un paese nell'Unione. Questa ipotesi appare difficile da concretizzare poiché è necessaria l'unanimità dei governi.
Proprio in questi giorni la premier Szydlo ha affermato che il suo paese ha «diritto» a nuove riparazioni di guerra da parte della Germania, anche se «nessuna decisione politica è stata presa». La Germania ha respinto la richiesta polacca, ricordando che un accordo tra i due paesi è stato trovato nel 1953. A dire il vero, non è la prima volta che questa questione torna ad avvelenare i rapporti tra Varsavia e Berlino. Già all'inizio dello scorso decennio il tema era stato posto in Polonia, senza successo.
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