LONDRA - Tutti a Downing Street stamattina: i ministri britannici sono riuniti per sapere in anteprima da Theresa May i contenuti del suo atteso discorso di domani a Firenze. La premier, appena rientrata dall'Assemblea delle Nazioni Unite a New York, spiegherà come intende sbloccare lo stallo dei negoziati su Brexit.
Le previsioni sono che la May andrà a Firenze sventolando un ramoscello d’ulivo. Secondo indiscrezioni che escono direttamente da Downing Street, la premier farà «un'offerta aperta e generosa» alla Ue, rivolgendosi direttamente ai leader dei 27 Paesi dell'Unione per avere il loro sostegno e bypassando quindi il negoziatore Ue, Michel Barnier. «Il Consiglio ha dato mandato alla Commissione, che ha incaricato Michel Barnier, ma la decisione sarà presa dai leader, - ha detto la May ieri. – Venerdì intendo dare un aggiornamento sulla situazione attuale e parlare dei negoziati futuri». Il prossimo round di trattative inizia lunedi 25 settembre, tre giorni dopo il discorso della May.
Il conto del divorzio
La questione principale è il cosiddetto “conto del divorzio”, la cifra che Londra deve pagare a Bruxelles per evitare che ci sia un buco nero nei conti della Ue. Barnier ha messo in chiaro fin dall'inizio che senza un accordo finanziario sarà impossibile procedere con i negoziati e arrivare alle trattative commerciali che Londra ha fretta di avviare.
Le posizioni sono molto distanti: fonti di Bruxelles hanno parlato di cifre tra i 60 e i 100 miliardi di euro, mentre sulla sponda opposta alcuni ministri conservatori favorevoli a Brexit sono decisi a pagare poco o nulla. Nel discorso di domani, a quanto pare, la May accetterà il principio che Londra deve continuare a versare il suo contributo alla Ue fino alla scadenza del budget nel 2020, anche se formalmente lascerà l'Unione nel 2019, per rispettare gli impegni presi.
La premier potrebbe impegnarsi a una cifra tra i 20 e i 30 miliardi di euro, ma la cosa più probabile è che domani faccia una dichiarazione di principio, ma non parli di cifre per lasciare aperte le trattative. La May potrebbe perfino fare una concessione ulteriore, dicendosi disponibile a continuare a versare soldi a Bruxelles oltre il 2020, durante il periodo di transizione post-Brexit che ormai viene considerato inevitabile per evitare quello che le imprese chiamano «un salto nel buio».
Il discorso di Firenze
Il discorso di domani probabilmente è per ora una brutta copia, che sarà modificata e aggiornata tenendo conto delle opinioni che i ministri del Cabinet esprimeranno oggi. Quello che è certo è che la premier intende avere le discussioni a porte chiuse. Per la May oggi è cruciale infatti dimostrare che il suo Governo è unito e compatto su Brexit e che la sostiene.
La credibilità della premier, già danneggiata dalla delusione elettorale, è stata ulteriormente minata nei giorni scorsi dall'intervento del ministro degli Esteri Boris Johnson, che ha proposto una visione di una Brexit ‘dura' non in linea con quella della May.
Le reazioni negative sembrano avere messo in riga Johnson, almeno per il momento. Arrivando a Downing Street stamani, il ministro ha detto che il Governo parla con una voce sola «come un nido di uccellini cinguettanti».
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