Theresa May ostenta ottimismo sui negoziati con l'Unione europea, ma ha ammesso in Parlamento che è «nostra responsabilità prepararci per ogni eventualità» compresa un'uscita senza accordo.
Nel primo intervento a Westminster dopo il suo discorso di Firenze mirato a sbloccare i negoziati con la Ue, la premier britannica ha dichiarato che «con lo sguardo diretto al futuro e un approccio costruttivo possiamo dimostrare che i catastrofisti avevano torto».
Pochi minuti dopo le parole positive della May, il Governo ha pubblicato due documenti tecnici, uno sul sistema doganale post-Brexit e uno su una «politica commerciale indipendente» per prepararsi alla possibilità di un fallimento dei negoziati.
La May è tornata a chiedere una “soluzione creativa” e maggiore flessibilità da parte della Ue, come aveva fatto a Firenze. È anche andata oltre, affermando che ormai «la palla è nella metà campo» di Bruxelles e sta a loro fare la prossima mossa. «Sono ottimista che riceveremo una risposta positiva» ha aggiunto.
La risposta della Ue non è stata quella auspicata. «Non stiamo giocando a palla, - ha replicato oggi Margaritis Schinas, portavoce della Commissione Ue. – Non abbiamo ancora trovato una soluzione sulla prima questione, le procedure di divorzio, quindi la palla è interamente nella metà campo britannica».
Secondo fonti di Bruxelles, un'intesa di massima potrebbe essere raggiunta sui rapporti tra i giudici britannici e la Corte europea di Giustizia e sui diritti dei cittadini Ue, ma sembra invece remoto un accordo sulla questione-chiave del “conto del divorzio”, l'intesa finanziaria che Londra dovrà raggiungere con Bruxelles.
La May ha ribadito che «la Gran Bretagna rispetterà gli impegni presi», ma a questo punto dei negoziati servono cifre e non solo parole. «Stiamo negoziando i dettagli pratici per garantire un'uscita senza scosse» ha detto la premier. Il leader dell'opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, ha replicato che sono proprio i dettagli sulla posizione britannica che mancano, nonostante le parole rassicuranti della May. «Bisogna chiedersi che cosa ha fatto il Governo nei 15 mesi dal referendum, a parte litigare» ha detto Corbyn, facendo riferimento ai contrasti interni al partito conservatore.
Il quinto round di negoziati intanto è iniziato stamattina a Bruxelles senza fanfara e senza i due leader delle trattative, David Davis e Michel Barnier, che arriveranno per la consueta conferenza stampa conclusiva giovedì.
L'appuntamento più cruciale è però il summit della settimana prossima, quando i leader dei 27 Paesi dovranno decidere se i negoziati tra Londra e Bruxelles possono avanzare oltre le questioni-base e progettare la futura partnership, come spera il Governo britannico.
Speranze che sembrano destinate a essere deluse. Secondo fonti di Bruxelles, i 27 non daranno il via libera alla transizione, ma lasceranno uno spiraglio di speranza che si possa passare alla fase successiva in dicembre, presentando il loro No più come un rinvio che un rifiuto.
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