Il paese di Sebastian Kurz tappezzato di manifesti con la scritta « ora o mai più» sarà «molto eurocritico e sempre più vicino all'est dei paesi di Visegrad» (Ungheria, Polonia, Cechia e Slovacchia). Lo ha spiegato a Berlino, in un incontro con la stampa straniera, un'analista della politica interna austriaca, Alexandra Foederl-Schmid, direttrice fino a fine agosto del giornale finanziario di Vienna “der Standard”. Soprattutto i contatti del ministro degli Esteri e candidato cancelliere dell'Oevp con l'Ungheria di Viktor Orban sono molto forti, ha spiegato, prestandosi ad un'analisi della situazione politica in vista delle urne di domenica prossima.
Stando ai sondaggi il giovane Kurz, leader dell'Oevp, diventerà il prossimo cancelliere con il 33% dei voti. «Su chi otterrà il primo posto non ci sono molti dubbi, sarà importante vedere chi arriverà secondo», ha affermato a proposito della contesa fra il cancelliere socialdemocratico uscente del Spoe, Christian Kern, e il leader del Fpoe (nazionalisti di estrema destra) Heinz-Christian Strache. Vienna rischia così di essere un ostacolo ai piani di rilancio dell'integrazione europea prospettati da Macron. L'economia invece c'entra poco con l'avanzata dell'estrema destra.
Al voto domenica
Il 15 ottobre gli austriaci andranno al voto per rinnovare il Parlamento. I sondaggi suggeriscono che il Partito popolare conservatore (ÖVP) e il partito populista di destra, i liberal-nazionali (FPÖ), potrebbero vincere e formare un governo di coalizione. La coalizione prevede di rilanciare l'economia con tagli fiscali che in questo caso dovrebbero dare un ulteriore slancio al Pil che ha già registrato quest'anno una forte crescita tra il 2,6-2,8% . Tuttavia, da una prospettiva del mercato finanziario, il fattore più importante dovrebbe essere che un governo ÖVP-FPÖ rifiuterebbe la radicale riforma dell'Unione monetaria proposta alla Sorbona dal presidente francese Emmanuel Macron.
E l'Europa?
Per i mercati finanziari, il fattore chiave in caso di coalizione tra ÖVP e FPÖ sarebbe probabilmente il fatto che un partito euroscettico, ossia l'FPÖ, entrerebbe nella stanza dei bottoni. Nel loro programma elettorale, i nazionalisti eredi di Joerg Haider affermano che vogliono invertire la marcia che l'Europa ha adottato dopo la firma dei trattati di Maastricht e di Lisbona, due capisaldi che hanno posto le basi per l'Unione monetaria e l'attuale Ue. Tuttavia, l'FPÖ non promuove il ritorno allo scellino ma chiede che le competenze siano trasferite da Bruxelles agli Stati membri. Le sue idee sul futuro dell'Ue e dell'Unione monetaria sono quindi in contraddizione diretta con le richieste del presidente francese Macron per una più profonda integrazione dell'Uem.
L'ÖVP di Sebastian Kurz, 31 anni, è più positivo dell’FPÖ rispetto all'Europa . Kurz recentemente ha accolto con favore l'iniziativa di Macron su una riforma della zona euro. Ma probabilmente vuole solo “più Europa” nella politica estera, di sicurezza e di difesa e non a caso sottolinea il principio di sussidiarietà (per cui egli non è molto distante dall'FPÖ). In termini concreti Kurz è contrario al ministro delle Finanze europeo e, come i liberali dell'FDP in Germania, il programma dell'ÖVP si oppone a mettere in comune il debito dei vari Stati rispettando il trattato di Maastricht. Di conseguenza, un bilancio comune della zona euro non è probabile con Kurz al potere. Sembra quindi che l'Austria rifiuterà i punti centrali dell'agenda di Macron dopo le elezioni. Questo allontanerà le speranze di molti investitori che l'Unione monetaria possa essere finalmente stabilizzata con una più profonda integrazione.
Altri tagli fiscali
Il fattore di maggiore novità per l'economia austriaca è probabilmente il fatto che sia l'ÖVP che il FPÖ chiedono tagli fiscali nei loro programmi. L'FPÖ parla di una cifra di 12 miliardi di euro nel suo programma (che è più del 3% del Pil), mentre l'ÖVP non indica una cifra ma vuole ridurre la progressività e ridurre le aliquote per le fasce più basse e medie. Non vuole toccare l'aliquota d'imposta più alta, che è la maggiore nella Ue cioè al 50% (fino a 1 milione di euro di reddito annuo) o del 55% per un reddito superiore a 1 milione di euro.
Dopo aver già guadagnato slancio nei trimestri precedenti, con questi tagli fiscali l'economia austriaca avrebbe nuovo slancio. Mentre i tassi di crescita erano ancora molto al di sotto della media dell'eurozona in 2015, nella prima metà di quest'anno hanno superato la media. Oltre alla politica monetaria espansiva, la riforma fiscale entrata in vigore all'inizio del 2016 probabilmente anche qui ha avuto un ruolo importante; l'investimento in attrezzature e soprattutto il consumo privato hanno avuto uno notevole sviluppo.
Ci sono senza dubbio margini di tagli fiscali, con il deficit annuo a poco più dell'1%. Tuttavia, l'Austria, come tutti gli altri paesi europei, deve tenere in mente che le finanze pubbliche attualmente beneficiano fortemente della politica monetaria della Bce. Le spese per interessi oggi sono al 2,5% del Pil, la metà del livello del 2007 (5%), anche se il rapporto debito/Pil è aumentato significativamente da allora a causa dei costi per i salvataggi bancari. Con tassi di interesse in salita, il disavanzo potrebbe aumentare notevolmente. Inoltre, un disavanzo molto più elevato potrebbe anche mettere a repentaglio la riduzione del rapporto debito/Pil che oggi viaggia all'83% del Pil e probabilmente per quest'anno riuscirà ad attestarsi solo nella fascia media inferiore dell'area euro.
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