VIENNA - Nel laboratorio asburgico di Vienna si sta cercando faticosamente di trovare un governo al paese dopo l'esito delle elezioni di domenica con l'Europa attenta osservatrice. Quali saranno le prossime mosse per dare un governo al piccolo Paese alpino, ricco di storia e tradizioni, dopo il voto che ha dato la vittoria schiacciante al giovane conservatore Sebastian Kurz, 31 anni?
L’ipotesi più probabile è una riedizione del governo nero-blu di Wolfgang Schuessel del 2000, ossia di un governo conservatore di Sebastian Kurz con la destra populista, il cui vice sarebbe Heinz-Christian Strache. Sono molti i contenuti che li accomunano, la lotta ai migranti clandestini e all'Islam radicale, la sorveglianza dei confini e il taglio delle tasse sul fronte dell'offerta.
La seconda ipotesi riguarda una riedizione della usurata Grande coalizione, tra popolari e socialdemocratici, dove Kurz sarebbe cancelliere e l'attuale ministro della Difesa socialdemocratico, Doskozil, potrebbe essere il suo numero due. Un'ipotesi però negata in campagna elettorale da entrambi i partiti e che, se ben vista a Bruxelles, non sarebbe ben accetta dalla maggioranza degli elettori, stanchi del sistema ingessato del consociativismo proporzionale che per 70 anni ha guidato il Paese portandolo all'immobilismo.
Ma c'è una terza ipotesi in campo, apparentemente sorprendente. A Vienna tra i ben informati, tra cui funzionari di partito vicini al leader nazionalista Strache che parlano con Il Sole 24 ore a condizione dell'anonimato, non si esclude nemmeno una strana alleanza, come avviene già con reciproca soddisfazione nella piccola regione del Burgerland, tra l'estrema destra e la
socialdemocrazia. A guidare l'operazione sarebbero il ministro delle Difesa socialdemocratico, Doskozil, e la forte pressione dei sindacati dei metalmeccanici a difesa delle manifatture a rischio delocalizzazione: in questo caso l'attuale cancelliere uscente Christian Kern potrebbe essere riconfermato al suo posto e Strache diventerebbe il suo vice. Nel partito Spoe ci sarebbero già feroci scontri tra chi non vuole nemmeno sentir parlare di questa ipotesi e chi invece è pronto allo sdoganamento dei liberal-nazionali pur di restare al governo a difesa del welfare.
La svolta
Il dato di fondo delle elezioni austriache è che i voti dei conservatori uniti a quelli degli estremisti di destra hanno raggiunto il 60% del piccolo Paese alpino. Diciasette anni fa, di fronte alla possibilità che la destra oltranzista del carinziano Joerg Haider entrasse al governo di Vienna con i popolari, l'Europa reagì infliggendo sanzioni diplomatiche. Oggi non è più così: dopo la crisi economica peggiore dal dopoguerra e l'emergenza dei migranti siriani del 2015-2016 l'estrema destra ha eroso consensi sempre maggiori ai partiti tradizionali.
Al punto che la destra populista ha imposto al giovane leader dei conservatori Sebastian Kurz, 31 anni, la propria agenda politica, fatta di zero tolleranza per gli immigrati clandestini, difesa dei confini, islamofobia. Per questo, commentando a caldo con i giornalisti i risultati elettorali austriaci, il leader euroscettico e anti-islamico, Heinz-Christian Strache, ha detto con un sorriso sardonico: «Una cosa è chiara: quasi il 60% degli austriaci ha votato per il programma della Fpö», cioè della estrema destra.
Certo, il vincitore è il giovane popolare Sebastian Kurz, arrivato alla guida dei conservatori austriaci nel maggio scorso come una meteora. Kurz ha trasformato il partito popolare in suo feudo personale, poi ha rotto l'alleanza di governo con i socialdemocratici e soprattutto ha spostato a destra un partito che in passato occupava saldamente il centro. In seguito ha impostato - anche sui social media dove ha 700mila follower su Facebook, in un paese di 8 milioni di abitanti - una campagna elettorale all'insegna ossessiva della tolleranza zero sui migranti clandestini e la lotta alla minaccia islamica. Kurz vuole anche la fine dei negoziati di adesione della Turchia con la Ue.
Una mossa tattica per evitare che la destra populista di Strache vincesse le elezioni, visto che fino a pochi mesi fa era in testa nei sondaggi? Possibile, ma ora è giunto il momento della verità. Se il giovane e aitante Kurz, la novità del laboratorio asburgico, non è il presidente francese Macron - visto il suo forte nazionalismo e il suo tiepido europeismo -, rischia di essere un po' troppo simile, sui temi dell'Islam e immigrazione, all'ungherese Victor Orban e troppo distante dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Nel nuovo governo Kurz dovrà garantire che i toni della campagna sono finiti e che riuscirà a tenere a bada i suoi ingombranti alleati. Altrimenti ci sarà a breve un nuovo problema nel cuore dell'Europa.
L'Austria, uno dei Paesi più ricchi e sicuri d'Europa, con una lunga storia e tradizione alle spalle, volta decisamente a destra inseguendo i vicini orientali di Visegrad. Dopo il voto potrebbe allontanarsi da Bruxelles e avvicinarsi a Varsavia e Budapest, iscrivendosi come quinto membro in quel club di euro-opportunisti, che accetta i fondi strutturali ma rifiuta le quote obbligatorie dei migranti. Un gruppo di paesi che viene visto con sempre maggior sospetto da Bruxelles per il rispetto dello stato di diritto.
L'Austria effettivamente ospita un dieci per cento di stranieri ma ha un welfare modello, una florida crescita economica che sfiora il 3% e livelli di disoccupazione tra i più bassi d'Europa. Eppure il piccolo laboratorio ha deciso di rompere gli equilibri europei. Ecco perché le cancellerie europee guardano con interesse epreoccupazione al prossimo governo a Vienna.
© Riproduzione riservata