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Il Senato Usa approva la grande riforma delle tasse

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vittoria di trump

Il Senato Usa approva la grande riforma delle tasse

Il leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell
Il leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell

I repubblicani ce l’hanno fatta: sono riusciti nel cuore della notte ad approvare al Senato la loro riforma delle tasse, mettendo a segno una significativa vittoria politica per il partito e per l’amministrazione Trump parsa fino all'ultimo incerta. La legge, quasi 500 pagine, è passata verso le due del mattino, con 51 voti a favore e 49 contrari. Ha sofferto alla fine una sola defezione tra i conservatori, il senatore Bob Corker del Tennessee, preoccupato per l’aumento dei deficit causa dagli sgravi, superando l’opposizione compatta dei democratici. Ora dovrà essere riconciliata con la versione della Camera per essere inviata alla firma di Donald Trump. Esulta il presidente via Twitter:
«Il maggiore taglio delle tasse della storia è stato approvato in Senato. Ora i repubblicani lavoreranno per il via libera definitivo. Grazie ai repubblicani della Camera e del Senato per il loro lavoro e il loro impegno».

La riforma, la piu drastica riscrittura delle imposte dagli anni Ottanta, è stata votata dal Senato al termine di frenetici compromessi e di una maratona di emendamenti, che hanno visto parte della legge scritta in fretta a mano in un clima spesso surreale e ad alta tensione. Il testo ha alla fine tenuto ferma la riduzione permanente dell’aliquota aziendale al 20% dal 35% a partire dal 2019 e fatto scattare riduzioni temporanee delle imposte individuali.

I repubblicani hanno varato il progetto nonostante l’allarme sui suoi costi lanciato dall’ufficio studi del Congresso in materia fiscale, il Joint Committee on Taxation. Il Comitato ha trovato che gli sgravi avranno un effetto minimo sulla crescita, lo 0,8% in più in dieci anni, e scaveranno un passivo di mille miliardi nei conti pubblici.

Il leader del Senato Mitch McConnell ha definito il risultato come «un gran giorno per il Paese» e dichiarato che «alla fine abbiamo trovato un'intesa e siamo entusiasti di quanto abbiamo ottenuto. Abbiamo un'imposta aziendale del 20% che ci renderà competitivi nel mondo e offriremo vantaggi ai ceti medi».

Le analisi indipendenti stimano che, se inizialmente il 70% degli americani dovrebbe pagare meno imposte, in realtà i ceti medi e medio bassi avranno guadagni minimi e che svaniranno nel tempo con la scadenza degli sgravi individuali nel 2025. Milioni di cittadini vedranno inoltre le tasse aumentare a causa della perdita della possibilità di dedurre le imposte locali nella dichiarazione dei redditi federale. Le priorità di business della legislazione sono parse chiare quando è stato bocciato un emendamento presentato dal senatore repubblicano Marco Rubio che proponeva di lasciare qualche punto in più nell'aliquota aziendale - al 22%-24% - per aumentare invece gli aiuti alle famiglie con figli a carico.

I maggiori vantaggi spetteranno in prospettiva, oltre che alle aziende, ai redditi più elevati. Vengono drasticamente ridotti gli oneri fiscali per le cosiddette società pass-trhough, dove i profitti vengono passati al proprietario e assoggettati ad aliquote individuali. Ebbene questo reddito potrà avvantaggiarsi di una deduzione del 23%, anche superiore al 17,4% originalmente proposto. Oltre il 70% di chi si serve di società pass-through non è fatto di piccoli imprenditori ma appartiene all'1% più abbiente della popolazione, spingendo i critici a denunciare un nuovo meccanismo di elusione fiscale.

Per contenere i costi della legislazione, i repubblicani hanno alzato la una tantum sui profitti accumulati all'estero dalle imprese e da rimpatriare, portandola al 14% per il cash e al 7% per gli asset non liquidi dal 10% e 5% previsto in precedenza. Hanno inoltre mantenuto un meccanismo di minimum tax per aziende e anche per individui - destinato ad assicurare che i super-ricchi non possano eludere del tutto il sistema fiscale - che doveva invece essere eliminato e hanno rinunciato ad abolire del tutto la tassa di successione, limitandosi ad aumentare l’esenzione ai patrimoni superiori agli 11 milioni di dollari.

I democratici hanno denunciato la riforma come preparata senza discussioni, irresponsabile e dannosa per l’economia e per i redditi meno elevati. Il cruciale passaggio al Senato era parso a rischio davanti alle critiche sollevate da esponenti moderati e conservatori del partito repubblicano. Una serie di correzioni e pressioni dell'ultima ora hanno però ricomposto sostanzialmente l'unità repubblicana, con il partito conscio di essere a corto di risultati legislativi - questo è il primo dell'anno - e di dover affrontare nel 2018 le elezioni di metà mandato per il rinnovo Congresso. I consensi di numerosi falchi fiscali sono arrivati nel corso della giornata di ieri, nonostante le ombre di un peggioramento del deficit, citando proiezioni repubblicane economiche più rosee. In serata è arrivato anche il sì di un influente esponente moderato quale Susan Collins, che si è accontentata d'una temporanea deduzione di gravi spese mediche e di una promessa di futuro sostegno all'assistenza medica nonostante la legislazione elimini l’obbligo per tutti di avere una polizza sanitaria. La riforma apre anche il parco nazionale dell'Alaska alle trivellazioni petrolifere, un atto caro alla senatrice dello stato Lisa Murkowsky.

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