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Grosse Koalition 2.0, al via la corsa a ostacoli: Germania a caccia…

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GERMANIA

Grosse Koalition 2.0, al via la corsa a ostacoli: Germania a caccia di stabilità politica

Il voto “si” dei 362 delegati ai vertici del partito socialdemocratico SPD, il 56% sui 642 presenti al Congresso straordinario di Bonn ieri, è solo il primo passo verso la GroKo, che sarebbe la terza grande coalizione per Angela Merkel, cancelliera dal 2005, e la quarta per SPD assieme a CDU/CSU. La strada per la formazione di un Governo che possa dare alla Germania la stabilità politica persa dall'esito delle elezioni dello scorso 24 settembre è ancora lunga e accidentata e il traguardo non è scontato: è stata ribattezzata ieri Grosse Koalition 2.0 da chi, tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra, spera nell'avvio di un programma politico robusto che dia un impulso nuovo per una Germania che non si gode il benessere del presente e che già teme per il suo futuro. Ed è proprio il diffuso scontento degli elettori, a partire da quelli del SPD, che guiderà i negoziati sulla GroKo rendendo la “vera” trattativa una strada tutta in salita.

Alla ricerca del “si” dei 440.000 iscritti SPD
Il Congresso del SPD ieri è stato per il suo leader Martin Schulz la palpabile conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che una larga quota del partito è contraria alla GroKo. Il 28enne Kevin Kuehnert, a capo della “rivolta” dei giovani, ha dato voce a chi è convinto che solo tornando all'opposizione l'SPD potrà fermare la perdita di voti, il trend di un calo costante dell'ultimo decennio: i “no” alla GroKo sono stati ieri 279 su 642, il 44%. Non pochi.
Nelle prossime settimane, Schulz ha promesso al suo partito che con la sua squadra di negoziatori riuscirà a modificare in maniera sostanziale l'accordo della GroKo preliminare, quel documento di 28 pagine sulla base del quale ieri il Congresso ha votato. Tre i punti dove il leader si è impegnato a ottenere di più: la riduzione dei posti di lavoro temporanei o part-time; la riforma dell'assistenza sanitaria (ora un sistema duale pubblico e privato); un allentamento delle regole per il ricongiungimento familiare ai richiedenti asilo. “L'1% di qualcosa è meglio del 100% di nulla”, è stato lo slogan di Schulz rilanciato ieri nei programmi televisivi.

Resta da vedere se la base del partito, i 440mila, si accontenteranno dell'1%: ieri i sostenitori dell'SPD hanno ricevuto per email una lettera firmata da Schulz che oltre a spiegare che ieri è stata scritta una bella pagina di storia della democrazia, ha ricordato quanto decisivo per il futuro della Germania sia proprio il voto degli iscritti all'accordo finale (attese almeno 100 pagine) di GroKo.

Merkel tende la mano, CSU alza un fuoco di sbarramento. L'Europa il vero collante.
La reazione dei due partiti del centrodestra ieri, al voto SPD favorevole alle trattative, non si è fatta attendere. Angela Merkel ha subito convocato una veloce conferenza stampa, per dire che i negoziati saranno “molto impegnativi”, che c'è “tanto duro lavoro” davanti ma che il Paese ha bisogno di “stabilità politica”. Anche per le sue mire di una nuova carriera ai vertici delle istituzioni europee, la Merkel ha bisogno della GroKo. Sul ricongiungimento, i politologi tedeschi prevedono che la leader della CDU possa cedere terreno per favorire Schulz.
Per contro, la ultraconservatrice CSU ha rimarcato ieri che l'accordo preliminare è una cornice che non si tocca, bisognerà riempirla di dettagli ma ha minacciato che non farà “concessioni”. Tutti e tre i leader stavano parlando ieri ai loro elettori, e quando si siederanno al tavolo delle trattative il linguaggio cambierà e cercheranno un compromesso che tenga a galla la GroKo a tutti i costi. Il collante c'è ed è l'Europa: anche per gli europei Schulz ha chiesto il “si”, e tanto lui quanto la Merkel vogliono fortemente la GroKo per mettere la loro faccia, assieme a quella di Macron, sul progetto di accelerazione dell'integrazione europea.

Cosa può andare storto
La Germania spera di avere un governo stabile con GroKo per Pasqua, agli inizi di Aprile. Così sarà se Schulz riuscirà a incassare il disco verde dalla maggioranza dei 440mila iscritti del suo partito. Se così non sarà, allora Angela Merkel dovrà essere votata Cancelliera dal Parlamento (al primo turno con maggioranza qualificata, in caso di insuccesso altri due turni con maggioranza semplice). Una volta divenuta Cancelliera, la Merkel dovrà provare a fare un governo di minoranza se il presidente della Repubblica la inviterà a farlo, pur avendo detto finora che è contraria e che non ci sono alternative alla GroKo.
Se neanche questa formula del governo di minoranza (il primo dal Dopoguerra) dovesse funzionare, con votazioni legge per legge e caso su caso senza successo, allora la Germania dovrà ricorrere alle elezioni lampo: ieri questa ipotesi era nell'aria, l'instabilità politica a quel punto si protrarrebbe per mesi e mesi. Rallentando quel percorso di integrazione europea e di grandi riforme europee che Macron sta provando ad accelerare prima che si arrivi a un'altra elezione, quella della Commissione che scade nel 2019.

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