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Gentiloni: «Distruggere i network criminali dell’emigrazione»

Paolo Gentiloni (AP Photo/Markus Schreiber)
Paolo Gentiloni (AP Photo/Markus Schreiber)

DAVOS. «L’Italia resta fedele al proprio impegno di salvare le persone e di assisterle, ma è una delle decisioni politiche più costose che un Paese possa fare in un momento come questo». Con queste parole il primo ministro italiano Paolo Gentiloni ha aperto il suo intervento al panel sulla “Stabilizzazione del Mediterraneo” che si è tenuto il 24 gennaio a Davos. Ad animare il dibattito c’erano anche il premier greco Alexis Tsipras e il vicepresidente della Nigeria Yemi Osinbajo.
Ci vorranno 20-30 anni prima che le condizioni economiche dell’Africa migliorino tanto da smettere di produrre flussi migratori come quelli attuali. E intanto, «la percezione di essere sotto la minaccia di una invasione di migranti è stato uno dei motivi principali che ha spinto il Regno Unito alla Brexit», ha detto Gentiloni, che ha difeso i pregi dell’accordo stretto dall’Italia con la Libia. «Dobbiamo – ha detto il premier italiano - spostare l’emigrazione dai canali della criminalità a canali legali, dobbiamo distruggere i network criminali e rafforzare la capacità di controllo dei Paesi africani».

Nel 2016, ha ricordato Gentiloni, l’Italia è stato il terzo investitore in Africa, dopo Cina e Emirati Arabi Uniti. Chiamando così l’Europa a fare di più: «Dobbiamo investire di più e con un tipo di investimenti che porti know how e cooperazione». E se la mancanza di una politica comune in Europa su immigrazione e asilo è un «problema grave», i Paesi membri che la pensano alla stessa maniera devono andare avanti da soli.
Più secco il premier greco Tsipras: «In Europa ci sono Paesi che pensano che l’Unione sia una Unione à la carte, che si possano prendere tutti i benefici e non dare nulla. Bisogna dire loro che così non va. Quando la Grecia era in crisi, Wolfgang Schäuble ci ripeteva che le regole sono regole e vano rispettate. Al mio amico premier dell’Ungheria, Viktor Orban (strenuo oppositore delle politiche di redistribuzione dei rifugiati in Europa, ndr), bisogna dire la stessa cosa: le regole sono regole».

Grecia, Italia e la sponda sud della Ue, ha aggiunto Tsipras, «non possono essere lasciate sole a gestire questa emergenza». Il premier greco ha ribadito che l’accordo tra Ue e Turchia va implementato perché ha messo fine alle stragi nell’Egeo, ma ha sottolineato che «a un certo punto dovremo decidere cosa fare con un vicino aggressivo come la Turchia di Erdogan».
«Quello che serve per affrontare questo fenomeno - ha detto Osinbajo – è una vera partneriship con la Ue. L’Africa sostituirà la Cina come fabbrica del mondo, ma ci vorrà tempo, non potrà essere un cambiamento tanto rapido da soddisfare le aspirazioni» di chi oggi è costretto a migrare per farlo. «Ma non ci sono soluzioni semplici, per questo l’idea di un piano Marshal per l’Africa non mi convince», ha concluso il vicepresidente nigeriano.

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