L’economia della Polonia nel 2017 è cresciuta del 4,6 per cento. Sfruttando la forza della domanda interna e agganciandosi
alla ripresa dei grandi partner commerciali occidentali, primo fra tutti la Germania, ha raggiunto il ritmo di espansione
più rapido degli ultimi sei anni.
La destra ultraconservatrice, tornata da due anni al governo, sta dunque mantenendo il Paese sul percorso di crescita avviato
nella transizione democratica, rafforzato con l’adesione alla Ue nel 2004, confermato prima superando indenne la grande recessione
e ora con uno slancio senza confronti tra le grandi economie europee.
Resta da verificare la sostenibilità delle politiche nazionaliste e populiste di Varsavia. Mentre lo scontro, frontale e continuo, di Jaroslaw Kaczynski, il grande capo della politica di Varsavia, con Bruxelles potrebbe finire per danneggiare l’attività delle imprese e compromettere la fiducia degli investitori. «La Polonia rischia di essere esclusa dal nuovo progetto di Unione che si sta realizzando attorno a Francia e Germania», dice Witold Orlowski, influente economista e chief economic advisor di PwC in Polonia. «Dobbiamo fare una scelta e se non sceglieremo di stare dentro all’Europa - aggiunge Orlowski - le conseguenze per le imprese saranno pesanti».
La crescita polacca nell’ultimo anno è stata comunque superiore alle attese e significativamente più elevata rispetto al 2,9% del 2016. La spesa per consumi delle famiglie, che vale il 61% del Pil, è aumentata del 4,7% (il dato più alto degli ultimi dieci anni) grazie ai sussidi sociali e alle misure di sostegno al reddito introdotte dal governo. Per il ministro delle Finanze, Teresa Czerwinska, «la crescita sostenuta dell’ultimo anno, unitamente al miglioramento delle entrate fiscali e alla situazione stabile del budget, lasciano presagire una buona performance anche per il 2018». Dopo il crollo del 2016, anche gli investimenti nelle costruzioni, nelle infrastrutture e nei macchinari si sono ripresi significativamente, crescendo del 5,4% con l’utilizzo dei fondi europei. «C’è stato un lungo e profondo spoils-system, i vertici di molte agenzie e di molte strutture sul territorio, come le zone economiche speciali, sono stati azzerati: il governo - dice un dirigente del ministero dell’Economia, confermato anche dalla nuova amministrazione - ha avuto bisogno di tempo per rimettere in moto la riallocazione delle risorse europee che per la Polonia coprono quasi il 60% degli investimenti pubblici». Il flusso degli investimenti diretti dall’estero è invece sceso costantemente a partire dalla fine 2014 causando una perdita, secondo i dati di Santander, di oltre 26 miliardi di euro di stock. A dare ulteriore sostegno al Pil polacco è stata però la ripresa, ormai consolidata, dell’attività economica nei Paesi occidentali, grandi partner commerciali di Varsavia: la Germania, da sola, pesa per il 27% sulle esportazioni polacche.
La maggiore economia dell’Europa dell’Est sta dando tuttavia segni di surriscaldamento. Con il tasso di disoccupazione al 4%, il più basso nell’era post-sovietica, «le preoccupazioni riguardano soprattutto la mancanza di forza lavoro e la difficoltà a compensare l’emigrazione dei nostri concittadini con gli arrivi dai Paesi vicini come Ucraina e Bielorussia», ha detto due giorni fa il governatore della Banca centrale, Adam Glapinski. «Il mercato del lavoro polacco è rovente e la pressione sui salari sta salendo troppo» con implicazioni pericolose sui prezzi, scrivono gli economisti di Danske Bank spiegando che «per la Polonia la crescita sostenibile è intorno al 2-3%». E le politiche sociali della destra - con l’abbassamento dell’età pensionabile e i sussidi per le famiglie - togliendo “anziani” e donne dal mercato del lavoro, stanno aggravando il problema.
«Le politiche economiche di questo governo - afferma Orlowski - trovano molto consenso nella popolazione: il sostegno al reddito, ai disoccupati, alle famiglie con figli, l’abbassamento dell’età della pensione sono misure popolari. Ma non so se possono sostenere la crescita oltre il breve termine, siamo sbilanciati sui consumi. Ma mi preoccupa ancora di più l’immagine della Polonia che questo governo sta offrendo, il clima generale per il business. Stiamo già intravedendo un rallentamento dell’attività con gli investimenti scesi ai minimi degli ultimi venti anni».
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