La marina militare turca ha bloccato nel Mediterraneo orientale la nave perforatrice italiana Saipem 12000, diretta verso Cipro per trivellare un giacimento concesso all’Eni in licenza da Cipro e conteso dalla Turchia.
La nave è bloccata a sud-est dell’isola a 50 chilometri dal luogo previsto per le esplorazioni di idrocarburi, nel Blocco 3 concesso da Cipro nelle acque di sua “zona economica esclusiva”.
Il governo di Ankara ha giustificato il sequestro della nave-piattaforma, dovuto al fatto che quei giacimenti nel mare cipriota sono rivendicati dalla Turchia, con il fatto che le attività petrolifere si stanno svolgendo in una zona di delicate manovre militari. Sarebbero stati sequestrati dalla marina turca anche alcuni mercantili.
La settimana scorsa l’Eni aveva annunciato la scoperta di un giacimento di gas al largo della costa cipriota in un’area adiacente, il Blocco 6, e negli stessi giorni a margine della visita di Stato in Italia il presidente turco Recyp Erdogan aveva detto di essere contrario ad attività dell’Eni «nel Mediterraneo orientale. I lavori del gas naturale in quella regione rappresentano una minaccia per Cipro nord e per noi».
Il ministero turco degli Esteri di Ankara ha dichiarato che i ciprioti stanno ignorando «i diritti inalienabili sulle risorse naturali» dei turco-ciprioti, mettendo a repentaglio la stabilità della regione e comportandosi come se la repubblica di Cipro fosse «l’unico proprietario dell’isola».
L’Eni è presente a Cipro dal 2013 e detiene interessi in sei licenze concesse dalla repubblica di Cipro nelle acque economiche di sua esclusiva (Blocchi 2, 3, 6, 8, 9 e 11), di cui cinque in qualità di operatore. Appena qualche giorno fa la compagnia di San Donato Milanese aveva annunciato di aver scoperto gas sotto il fondale del Blocco 6 attraverso il pozzo Calypso 1.
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