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Pechino contro i dazi Usa, ma (per ora) nessuna ritorsione

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la reazione cinese

Pechino contro i dazi Usa, ma (per ora) nessuna ritorsione

La Cina, com’era prevedibile, non fa una piega davanti alla minaccia americana. Il potente Mofcom, il ministero del Commercio, «si oppone con decisione» ai dazi sull'import al 25% sull’acciaio e al 10% sull’alluminio voluti dal presidente Usa Donald Trump, sollecitandone la cancellazione «al più presto possibile» e ripesca letteralmente la frase pronunciata dal premier Li Keqiang nel suo Discorso alla Nazione il 5 marzo: «Difenderemo i nostri legittimi diritti e interessi con risoluzione».

Carbone nel mirino
Il Mofcom commenta che i dazi «colpiranno seriamente l’ordine del commercio internazionale». Non ci sono minacce di ritorsioni, al momento almeno. Dalla categoria più esposta, tuttavia, quella dei produttori di acciaio Cisa (China Iron & Steel Association) nonché dalla China Nonferrous Metals Industry Association, arriva però la richiesta di prendere azioni sull’import di carbone, scarti di alluminio, prodotti agricoli e prodotti di consumo di fascia alta, acciaio inossidabile, lastre galvanizzate, tubi senza saldatura e affini. Ma dalla richiesta alle prese di posizione concrete ce ne passa.

La strategia commerciale di Pechino
Pechino, del resto, sta tessendo con pazienza la sua rete parallela di alleanze di diplomazia economica lavorando da tempo a una sorta di contrordine sul commercio internazionale con una forte spinta sui free trade agreement relativi ad aree geografiche definite.

Accelera il Rcep
È il FTA network, la rete di free trade agreement siglati dalla Cina con mezzo mondo, e la ciliegina sulla torta è il Rcep, Regional Comprehensive Economic Partnership: il 21° round si è svolto a febbraio il 5 febbraio a Yogyakarta, Indonesia. Il 3 marzo la conferenza ministeriale si è tenuta a Singapore. Il ritmo di marcia dei negoziati è accelerato proprio dalla strategia americana.
I Paesi impegnati in negoziati per questo patto di libero scambio sostenuto da Pechino hanno una «forte volontà politica» di concludere i negoziati entro la fine del 2018.

Un’area di scambio alternativa
I colloqui sul partenariato economico globale regionale sono stati avviati sei anni fa per creare un’area di libero scambio di diversi miliardi di persone. L’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (Asean) nazioni partecipa ai colloqui con Australia, Cina, India, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud.

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