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Omicidio del giornalista Kuciak, governo slovacco sull’orlo della…

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mANIFESTAZIONI CONTRO I LEGAMI MAFIA-POLITICA

Omicidio del giornalista Kuciak, governo slovacco sull’orlo della crisi

Manifestazioni di piazza a Bratislava, in Slovacchia, contro il premier Robert Fico e il suo governo accusato di legami con la mafia
Manifestazioni di piazza a Bratislava, in Slovacchia, contro il premier Robert Fico e il suo governo accusato di legami con la mafia

Il governo slovacco si sta sfaldando, pezzo dopo pezzo. I due piccoli partiti che sostengono Robert Fico sono pronti a farsi da parte. Si è dimesso anche il ministro dell’Interno, Robert Kalinak, il delfino del premier dentro lo schieramento socialdemocratico. Mentre Fico, alla guida del governo per dieci degli ultimi dodici anni, sembra incapace di arginare gli scandali di corruzione che coinvolgono anche persone a lui vicine.

A fare saltare gli equilibri anche nel governo è stato a fine febbraio, l’omicidio del giornalista Jan Kuciak, che stava indagando sui legami tra la politica slovacca e le organizzazioni mafiose italiane che si sono infiltrate nell’economia nel Paese. L’uccisione di Kuciak - freddato a colpi di pistola in casa assieme alla sua fidanzata - ha provocato un’imponente reazione nel Paese: venerdì scorso più di 50mila persone hanno manifestato, a Bratislava e in tante altre città, per chiedere «democrazia e onestà». La piazza non si era mai mobilitata in modo così compatto dalle proteste contro il regime comunista del 1989. Alla pressione dei dimostranti si è aggiunta subito quella della presidenza della Repubblica che ha imposto alla maggioranza di scegliere tra un ampio rimpasto e il voto anticipato.

Le dimissioni del responsabile dell’Interno, Kalinak, sono sembrate l’ultimo tentativo di calmare le acque: «È importante mantenere la stabilità, per questo ho deciso di dimettermi da vice primo ministro e da ministro dell’Interno», ha detto Kalinak. Nei giorni scorsi erano già arrivate le dimissioni di Maria Troskova, assistente del premier Fico, e Vilem Jasan, segretario del Consiglio di sicurezza sospettati di avere avuto contatti con la ’ndrangheta. Così come aveva lasciato il suo incarico il ministro della Cultura, Marek Madaric, non sfiorato da alcun scandalo ma in polemica con il governo.

Fico è sostenuto da 78 deputati sui 150 del Parlamento. Ma i due partiti alleati dei Socialdemocratici sono determinanti e sono pronti ad abbandonarlo: non è detto che Most-Hid, il partito della minoranza ungherese, si accontenti delle dimissioni di Kalinak, mentre i Nazionalisti slovacchi si sono detti pronti al voto anticipato. L’opposizione sta invece preparando una mozione di sfiducia e per venerdì sono previste nuove, grandi manifestazioni di piazza. «Dipende tutto da noi, saremo noi - ha detto Fico in un appello agli alleati - a decidere se arrenderci al pessimismo o se continuare a lavorare assieme. Penso che il senso di responsabilità avrà la meglio».

Fico è considerato un moderato, il più fedele alleato dell’Europa dentro al gruppo di Visegrad. Con lui al governo la Slovacchia è entrata nell’euro e ha avuto un notevole sviluppo economico. Ma gli scandali sulla corruzione sembrano non dargli via d’uscita: «Il rimpasto di governo - spiega Grigorij Meseznikov, direttore dell’Institute for public affairs di Bratislava - era una richiesta di dieci giorni fa, poi la protesta ha invaso le piazze e le divisioni stanno portando la coalizione di Fico a perdere la maggioranza».

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