Con un post sul blog ufficiale, a firma del vice presidente Paul Grewal, Facebook ha annunciato di aver sospeso gli account della società Strategic Communication Laboratories e del suo ramo d’azienda che si occupa di analisi politiche, Cambridge Analytica. Una storia comune a tante altre, se non fosse che proprio Cambridge Analytica ha curato parte dell'ultima campagna elettorale che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca. Ed è proprio per questo che, a differenza di altre volte, Facebook ha deciso di darne comunicazione con un post ad hoc.
Il motivo della sospensione, da quanto si apprende, è legato alla violazione delle policy di Facebook in fatto di trattamento dei dati personali. In sostanza, secondo Facebook, Cambridge Analytica nel 2015 ottenne illegalmente i dati di migliaia di utenti bypassando il regolamento del social network. E lo fece attraverso un'applicazione molto discussa chiamata “thisisyourdigitallife”.
A ideare questa piattaforma fu un docente britannico di psicologia, Aleksandr Kogan. Il suo intento era quello di effettuare ricerche proprio in ambito psicologico. Il risultato, però, fu anche un altro: grazie a quella App, Kogan entrò in possesso dei dati di circa 270mila utenti (dagli amici alla posizione geografica, fino agli interessi) e successivamente, a quanto pare, li condivise con Cambridge Analytica. Il tutto violando le regole di Facebook. La storia emerge solo adesso perché Facebook solo in questi giorni ha scoperto che i dati raccolti dalla App, a differenza da quanto affermato dalle parti in causa, non sono mai stati cancellati del tutto.
L’aiuto a Trump
Cambridge Analytica ha lavorato alla campagna elettorale di Donald Trump a partire dal giugno 2016. Si tratta di una società vicina al presidente americano sin dalle fondamenta: il fondatore, infatti, è il miliardario Robert Mercer, sostenitore della prima ora di Donald Trump. E nel Cda, per un periodo, ha trovato posto anche Stephen Bannon, ex spin doctor del presidente degli Stati Uniti.
Quello di Cambridge Analytica è stato un lavoro concentrato quasi esclusivamente sui canali social, dove Trump surclassò il candidato democratico Hillary Clinton. Ma c'è da aggiungere che lo staff del presidente Usa ha subito sminuito l'apporto reale delle campagne prodotte dalla società di Mercer.
Tuttavia, il ruolo di questa società di consulenza è nel mirino dei retroscenisti da tempo. Qualche mese fa, ad esempio, il Guardian scrisse che proprio Cambridge Analytica era il fulcro delle campagne vincenti del fronte del Brexit e di Donald Trump. Ed è storia nota che la società - per come raccontato dal Ceo, Alexander Nix - durante la campagna elettorale americana ha cercato di raggiungere il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, per richiedere le famigerate email relative alla campagna di Hillary Clinton. Nix ha anche detto che Assange si è rifiutato. Quelle email, rubate dagli agenti russi, sono uno dei pilastri portanti dell'inchiesta che riguarda l'interferenza elettorale.
Oggi la storia si riaccende con la sospensione, da parte di Facebook, degli account di Cambridge Analytica. Il motivo, come detto, è quello di aver ottenuto dati personali violando le regole. Difficile stabilire con certezza se quei dati siano stati utilizzati nella campagna pro Trump. La stessa Facebook ha fatto sapere che non è possibile stabilirlo con certezza.
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