MOSCA - Cosa intende dire quando avverte che il prossimo mandato non sarà “business as usual”, e che la Russia ha bisogno di uno scatto in avanti? Raccolto l'esito del voto di domenica che gli ha regalato il suo miglior risultato di sempre, un consenso del 76,6% di voti pari a 56.202.497 milioni di persone, Vladimir Putin ha rinviato a dopo l'inaugurazione di maggio l'annuncio di eventuali cambiamenti alla squadra di governo, ma più di una volta ha auspicato un lavoro congiunto «che ponga l'interesse del Paese al di sopra delle forze politiche e degli interessi di clan».
Lunedì, incontrando i responsabili della sua campagna elettorale, ha scandito i punti chiave da cui intende ripartire, cominciando dalla lotta alla povertà: «La cosa più importante è l'agenda interna, ovviamente, assicurare i ritmi di crescita dell'economia dandole un carattere innovativo. Quindi lo sviluppo della produzione industriale, dell'educazione e della sanità, delle infrastrutture e di tutto quanto contribuisce a migliorare il livello di vita dei nostri cittadini». Nell'elenco delle priorità, ma in posizione secondaria, Putin ha incluso anche lo sviluppo dell'industria della difesa.
Il giudizio degli osservatori
Michael Georg Link, uno dei responsabili degli osservatori dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha riassunto la propria analisi sulla correttezza delle operazioni elettorali affermando che il voto russo non è stato una vera gara: «Una scelta senza una competizione reale, come abbiamo visto in queste elezioni, sfortunatamente non è una vera scelta», ha detto lunedì a Mosca. Molto più generosa la conclusione di Ella Pamfilova, capo della Commissione elettorale centrale russa, che non considera gravi le irregolarità denunciate, peraltro dimezzate rispetto al 2012. Il livello di sostegno «senza precedenti» ottenuto da Putin, ha detto ancora la Pamfilova, dimostra che di fronte alle pressioni esterne la società russa «si è compattata». Così, vista la forza dei consensi e il relativo fallimento del tentativo di boicottaggio da parte dell'opposizione, una cosa è certa: il presidente e i suoi vedranno ancora meno ostacoli tra sé e quello che vorranno fare.
Non è un Paese per le riforme
Chi spera in un cambiamento, almeno sul piano economico, chi conta sulle tante promesse fatte in campagna elettorale potrebbe restare deluso. «Putin non ha bisogno di una Russia diversa - scuote la testa Boris Grozovskij, analista economico - Un Paese in cui la gente vive bene, in cui le città crescono, il passo successivo è il bisogno di maggiore libertà. E lui ha paura di perdere il controllo». Se ci saranno riforme, suppone Grozovskij, le dobbiamo intendere in senso tecnocratico: «Alzeranno le pensioni, ma soltanto spinti dalla necessità di pareggiare entrate e uscite nel bilancio».
La Russia è un Paese in cui la ricchezza è estremamente sbilanciata: Il 10% dei redditi più alti supera di 14,5 volte il 10% dei redditi alla base della piramide, spiega Grozovskij, un rapporto che in Europa è tra il 3 e il 5 per cento. Eppure «a molti non importa, se non possono permettersi di più». O almeno, non sono disposti a rischiare più di tanto per cambiare le cose: le difficoltà economiche non sembrano essere state decisive nel far lievitare la protesta. Lo dimostra uno studio condotto da Ksenia Abanokova, ricercatrice presso l'Alta Scuola di Economia di Mosca, su come le considerazioni economiche si riflettono sulle intenzioni dei russi nelle elezioni parlamentari.
«Il quadro è molto chiaro», spiega indicando l'andamento del reddito medio in Russia, in lento calo negli ultimi anni fino ad arrivare a dimezzarsi rispetto ai primi mesi del 2013. Le intenzioni di voto degli elettori di Russia Unita - il partito del potere - accompagnano il calo solo lentamente: «Come se l'elemento economico non fosse il fattore più importante nella scelta - dice Ksenia -. Gli elementi ideologici sono più forti». E infatti, nel grafico che mette a confronto reddito medio e intenzioni di voto a favore di Russia Unita, queste ultime registrano un'impennata tra febbraio e maggio del 2014. I giorni del confronto sull'Ucraina, del ritorno della Crimea alla Federazione Russa. «Il risultato del voto - scrive Leonid Bershidsky, commentatore per Bloomberg - rafforza i falchi dell'entourage di Putin e indebolisce i tecnocrati secondo cui il ristagno dell'economia può minare la stabilità del regime. Mettere al centro l'economia non sarebbe stato sicuramente più fruttuoso, politicamente, di un atteggiamento di sfida».
Cambio di tono con l'Occidente?
Aleksej Kondrashov, portavoce della campagna di Putin, ha ringraziato la Gran Bretagna per aver contribuito al trionfo del presidente russo. «Ogni volta che la Russia viene accusata di qualcosa senza fondamento, i russi si compattano attorno al proprio centro di forza». Sarebbe stata questa la reazione al dito puntato immediatamente da Londra su Mosca come responsabile dell'attacco all'ex agente dei servizi militari, Serghej Skripal, in condizioni critiche con la figlia Yulia dopo essere stato avvelenato con un agente nervino. La sera della vittoria, Putin per la prima volta ha commentato l'accaduto definendo «senza senso» le accuse, e dicendosi pronto a lavorare con le autorità britanniche.
Ma se il suo terzo mandato si è chiuso nel segno del confronto con l'Occidente, Putin riparte rafforzato dalla vittoria interna: alcuni osservatori si aspettano che questo lo porterà ad alzare ulteriormente il tiro nell'era del grande gelo che potrebbe cominciare; altri, come Vladislav Inozemtsev, nella sua analisi per Il Sole 24 Ore ipotizza invece un Putin maggiormente incline al compromesso, dal momento che il caso Skripal e la sfida all'Occidente - culminata nella carrellata di missili e sistemi di difesa vantati da Putin nel discorso del 1° marzo - lo hanno aiutato a centrare l'obiettivo elettorale. Ora diventa possibile un cambiamento di tono. Incontrando (solo dopo averli battuti) i candidati alla presidenza, Putin ha detto che la Russia non vuole una nuova corsa agli armamenti, e farà il possibile per risolvere le divergenze con altri Paesi pur difendendo i propri interessi nazionali.Il dialogo costruttivo e i rispetto che è pronto a offrire dovranno essere reciproci.
I primi auguri sono di Xi Jinping
Lunedì mattina il presidente cinese Xi Jinping, fresco a sua volta di riconferma, è stato il primo a congratularsi con Putin per la vittoria, come a marcare un legame destinato a farsi più stretto di fronte al gelo sul fianco occidentale. A spezzare il silenzio dei leader europei è stato il presidente tedesco e poi il presidente francese Emmanuel Macron, che ha parlato per telefono con Putin ripetendo l'interesse di Parigi a un dialogo costruttivo tra Russia, Francia ed Europa. Macron ha parlato della Siria, ricordando a Putin il dovere di fare ogni sforzo per la popolazione civile ad Afrin e Ghouta Est, e dell'attacco di Salisbury; si augura che le autorità russe facciano piena luce sulle responsabilità. Atteso al Forum economico di San Pietroburgo di maggio, di cui sarà l'ospite più importante, Macron potrebbe trovarsi in una posizione difficile se il caso Skripal dovesse condurre a nuove sanzioni nei confronti di Mosca. Lunedì la premier britannica Theresa May ha ripetuto che sull'attacco all'ex spia la responsabilità dello Stato russo è l'unica conclusione possibile.
© Riproduzione riservata