Chiude la Plenaria del Parlamento cinese nel segno di una doppia minaccia per la Cina, quei 60 miliardi di dollari di nuovi dazi in arrivo da Washington abbinati alla politica strisciante di un riconoscimento diplomatico di Taiwan da parte dell'amministrazione Trump.
Sul primo versante a replicare è il premier Li Keqiang che nella conferenza stampa di rito in mattinata a Pechino ha detto che «non ci saranno vincitori in una guerra commerciale tra Cina e Usa» e che «spera entrambi rimangano calmi, stabili relazioni saranno positive per il mondo».
«La Cina non conta su un grande squilibrio della bilancia commerciale – ha aggiunto il premier - e spera invece che gli Usa facilitino le restrizioni sull'export di prodotti tecnologici in Cina».
Ma è la minaccia di Taiwan a prevalere nel discorso conclusivo ai tremila delegati di Xi Jinping con il quale il segretario generale del partito ha inaugurato il suo secondo mandato. «Ogni tentativo di aumentare le divisioni su Taiwan sarà punito dalla storia», ha detto Xi in un intervento che ricalca lo spirito del report al Congresso di ottobre in cui aveva detto che «il sangue cinese è più denso dell'acqua dello Stretto di Taiwan che li separa».
Di recente l'amministrazione Trump ha varato un provvedimento che autorizza viaggi a Taiwan di funzionari di alto livello, il che ha il sapore di un vero e proprio atto preliminare al riconoscimento dello status diplomatico dell'isola ribelle, come la considera Pechino. E ha lanciato l'anatema.«Tutti gli atti o i disegni per dividere la Cina saranno condannati dal popolo e puniti dalla storia. Il popolo cinese ha la necessaria piena confidenza e abilità per sconfiggere tutte le attività poste in essere per dividere il Paese”ì».
Per Xi Jinping «la situazione interna ed internazionale sta andando verso profondi e complessi cambiamenti e questa è un importante fase per lo sviluppo cinese».
© Riproduzione riservata