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Lo strapotere di Alibaba e Tencent, i nuovi padroni della Cina

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il duopolio digitale

Lo strapotere di Alibaba e Tencent, i nuovi padroni della Cina

Martin Lau,  Pony Ma e John Lo (Reuters)
Martin Lau, Pony Ma e John Lo (Reuters)

Non solo l’anno scorso sono entrate nell’esclusivo club dei colossi tecnologici da oltre 400 miliardi di dollari, fino ad allora dominato dagli Stati Uniti. A forza di crescere - continuando a ingoiare nuovi business, nuovi mercati e nuove aziende - oggi Alibaba e Tencent sono diventati gruppi così grossi da rischiare di creare indirettamente problemi persino al dinamismo della Cina, locomotiva dell’economia mondiale.

Ormai infatti nel Dragone non si muove foglia che il duopolio digitale non voglia. Prendiamo per esempio il venture capital: in Cina è controllato dalla strana coppia di ciclopi dagli occhi a mandorla, che ne controlla secondo alcune stime addirittura il 50%. Per fare un paragone significativo, negli Stati Uniti colossi digitali del calibro di Apple, Google, Amazon e Facebook non superano il 5% della fetta di venture capital nazionale.

Altro che “abuso di posizione dominante” nell’accezione di Bruxelles: qui abbiamo due elefanti così ipertrofici da rischiare di mutare in profondità lo stesso modello di sviluppo cinese. Ormai Tencent e l’Alibaba guidata dal visionario ex maestro di inglese Jack Ma sono in grado di entrare a gamba tesa su ogni tipo di operazione finanziaria nazionale, staccando su due piedi assegni a nove zeri per piegarla ai loro voleri.

Come nel 2016, quando con un abile blitz Tencent mise il cappello sul gigante cinese dell’online streaming China Music, che alla fine di quest’anno potrebbe sbarcare in Borsa per la poco modica cifra di oltre trenta miliardi di dollari (pari al valore di mercato del gruppo Fiat-Chrysler a Wall Street). Ma questo è solo uno degli innumerevoli episodi della vertiginosa crescita di due conglomerati che ormai spaziano dal commercio all’entertainment, dai media al cloud computing, dalla finanza alla sanità. E che in Borsa, assieme, sono arrivati a superare l’astronomico valore di mille miliardi di dollari.

Il brutto è che lo strapotere del duopolio rischia paradossalmente di frenare lo stesso dinamismo dell’economia cinese. Mentre infatti il private equity tradizionale agisce con l’obiettivo di massimizzare il profitto, in una logica di mercato e di libera concorrenza, il duo Alibaba-Tencent ha altri fini, in particolare quello di ostacolare il rivale. Il risultato? Le numerose startup che popolano il frizzante ecosistema digitale asiatico sono costrette, per crescere, a perdere la loro indipendenza facendo una scelta di campo: Tencent oppure Alibaba. E a subirne le conseguenze future, positive o negative che siano.

Oggi in Cina per crescere non esistono reali alternative al duopolio. Venture capital, private equity e persino i potenti fondi sovrani sono offuscati dal dominio incontrastato dei due ciclopi. Rifiutare di cedere alle loro attenzioni rischia di costare molto caro, come sa bene una startup costretta a entrare nella galassia Tencent dopo la minaccia di essere esclusa da WeChat, la potentissima piattaforma social utilizzata anche per i pagamenti da mobile. «Ali e Tencent sono ormai troppo potenti - riassume il numero uno cinese di un gruppo di private equity internazionale, ovviamente sotto anonimato - ora la domanda centrale è: saranno in grado di controllare i loro stessi poteri?»

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