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Fondi europei: tra le novità in discussione per il post-2020 i tagli per i paesi dell’Est

Dopo mesi di schermaglie e di simulazioni, ora si fa sul serio. Il confronto sul prossimo bilancio pluriennale, destinato a distribuire le (poche) risorse dell’Unione europea nei sette anni compresi tra il 2021 e il 2027, entra nel vivo. Oggi partono gli incontri one-to-one tra il commissario al Bilancio, Günter Oettinger, e gli altri commissari, affiancati dai rispettivi direttori generali, per discutere «dei parametri e delle cifre chiave» per i programmi del prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp o Mff nell’acronimo inglese). L’obiettivo è arrivare ad un primo confronto in collegio il 25 aprile per poi adottare il 2 maggio la proposta di Qfp da presentare a Consiglio e Parlamento.

Oltre il “buco” di Brexit. Oettinger vorrebbe aumentare le risorse disponibili, rispetto ai mille miliardi di euro del periodo 2014-2020. Dunque, non solo compensare la perdita del contributo britannico ma andare oltre per coprire i costi dei nuovi compiti affidati all’Unione, dalla difesa alla sicurezza, dal clima all’immigrazione. La cifra finale, però, sarà oggetto di duri negoziati con gli Stati membri nel corso dei prossimi 12 mesi.

Le schede alla base degli incontri in agenda nei prossimi giorni sono state predisposte dal segretariato generale, da poche settimane affidato alle cure di Martin Selmayr ex capo di gabinetto di Jean-Claude Juncker, e dalla direzione generale Budget. Per ciascuno dei maggiori programmi comunitari sono indicati il «valore aggiunto europeo, gli obiettivi, le modalità di realizzazione, gli sforzi di semplificazione, le complementarietà con altri programmi e i cofinanziamenti nazionali e regionali».

Nuovi criteri per i fondi strutturali. Dovranno essere valutate con molta attenzione - si legge nei documenti preapratori di questa sorta di «confessionali» - le implicazioni finanziarie delle diverse opzioni di riforma della politica agricola comune (Pac) e della politica di coesione che gestisce i fondi strutturali e di investimenti (Esif), anche in termini di impatto geografico. Si tratta delle due voci che attualmente assorbono insieme più di due terzi del bilancio Ue.

Per i tre principali fondi strutturali (Fesr, Fse e fondo di coesione) sarà necessaria una valutazione sul metodo di allocazione: per il fondo di coesione, di cui attualmente beneficiano solo i Paesi membri dell’Est, «dovrebbe essere prevista una quota minima predefinita». Per Fesr e Fse potrebbe essere applicato un unico metodo ma con qualche correzione: il Pil procapite resterebbe il criterio-chiave per la suddivisione della “torta” tra gli Stati membri, ma entrerebbero in gioco anche altri fattori: cambiamenti demografici, disoccupazione, povertà, innovazione, cambiamenti climatici, educazione e immigrazione. «In particolare - si legge nei documenti - il supporto per l’integrazione a lungo termine dei migranti sarà un aspetto essenziale della nuova generazione dei fondi strutturali». Non rientrano in questa voce le spese per la prima accoglienza e per i rifugiati, coperti con il Fami, il fondo per i richiedenti asilo e per i migranti. Secondo le prime stime, a beneficiare dei nuovi criteri di allocazione, sarebbero soprattutto Francia, Italia e Spagna, ma anche la Germania potrebbe avere più risorse grazie all’elevato numero di migranti accolti negli anni scorsi. A rimetterci sarebbero i paesi dell’Est.

Disimpegno automatico dopo 2 anni. Altre novità per i fondi strutturali potrebbero essere il ritorno a 2 anni del limite per il disimpegno automatico dei fondi (oggi è di 3 anni) e una programmazione che tenga conto delle raccomandazioni specifiche per Paese che la Commissione pubblica ogni anno.

Per l’agricoltura più cofinanziamento. Per quanto riguarda la Pac, in discussione si ipotizza la riduzione dei pagamenti diretti, di introdurre limiti di superfice per le aziende beneficiarie, e di un possibile trasferimento di risorse dal Fondo agricolo di garanzia (Feaga) al Fondo per lo sviluppo rurale (Feasr) che a differenza del primo è cofinanziato dagli Stati membri.

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