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Fondi Ue: tutti i ritardi delle regioni e dei ministeri italiani

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politiche regionali

Fondi Ue: tutti i ritardi delle regioni e dei ministeri italiani

Entro il 31 dicembre di quest’anno regioni e ministeri italiani dovranno spendere 3,6 miliardi di fondi strutturali europei, assegnati con la programmazione 2014-2020 attraverso il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr) e il Fondo sociale europeo (Fse). Per chi non ci riuscirà scatterà la tagliola del disimpegno automatico in base alla “regola N+3”: se entro tre anni dall’impegno di spesa indicato dalla regione o dal ministero che gestisce fondi strutturali non è stata presentata la domanda di pagamento alla Ue, Bruxelles “cancella” automaticamente (salvo alcune eccezioni) la relativa quota di finanziamento.

L’obiettivo di spesa complessivo a fine 2018 per i 52 programmi italiani finanziati da Fesr e Fse è fissato a 8,55 miliardi di euro sui quasi 34 miliardi di risorse europee del periodo 2014-2020. A quell’obiettivo mancano appunto 3,6 miliardi, pari al 42,5%. Se nei prossimi mesi non ci sarà un’adeguata accelerazione della spesa e delle rendicontazioni a Bruxelles, il rischio di perdere risorse già assegnate diventerà sempre più concreto.

A livello di singoli programmi la situazione è variegata, con alcune soprese e molte conferme, sia positive che negative. L’infografica illustra in dettaglio la situazione aggiornata a metà febbraio.

LA DISTANZA CHE SEPARA I PROGRAMMI REGIONALI E NAZIONALI DALL’OBIETTIVO DI SPESA
(Fonte: elaborazione Sole 24 Ore su dati Pon, Por e Commissione Ue)

Due programmi hanno raggiunto in anticipo l’obiettivo: il Por Piemonte Fse e il Pon Iniziativa per le Pmi. Si tratta tuttavia di programmi con dotazioni complessive contenute, in particolare il secondo che ha in tutto 100 milioni in sette anni.

Nella classifica elaborata dal Sole 24 Ore su dati europei e nazionali, tra i grandi programmi operativi (quelli che hanno la dote di fondi comunitari più alta) la performance migliore è del Por Calabria, unico per Fesr e Fse, che da qui a fine anno deve spendere 149 milioni, un terzo del target di 446 milioni concordato con Bruxelles, ben al di sotto della media nazionale. Una sorpresa positiva considerato che negli anni scorsi la Calabria era costantemente fanalino di coda. L’auspicio è che il dato si consolidi. Le regioni che hanno fatto meglio sono tutte del Centro-Nord (Lombardia, Friuli V.G., Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Toscana) con l’eccezione della Basilicata che batte la Calabria di pochi decimali, ma solo per il Por Fse (mentre il Por Fesr è molto indietro). Si tratta però di programmi di dimensioni contenute: nessuno supera i 500 milioni di euro di dote europea mentre quello della Calabria, in quanto regione meno sviluppata, ha 1,784 miliardi di fondi Ue da spendere (che diventano più di 2,3 miliardi con il cofinanziamento nazionale) con la complessità che questo comporta. I programmi delle altre quattro regioni meno sviluppate sono tutti più indietro. Sopra la media nazionale si collocano il Por Campania Fse (con un gap del 38,4% rispetto al target e una dote Ue di 628 milioni) e il Por Sicilia Fse (40,1% la distanza dall’obiettivo N+3 pari a 53 milioni di euro e un budget complessivo di 615 milioni). Magra consolazione per la Sicilia che è negli ultimi posti per il programma Fesr, ben più corposo (3,42 miliardi Ue), con 534 milioni da spendere entro fine anno e una distanza del 61, 2% da colmare.

Agli ultimi posti Bolzano (Fesr e Fse) Valle d’Aosta,e Trento (Fesr). La ragione è che tutte hanno nominato con enorme ritardo le autorità di gestione.

I dati, ottenuti con enorme difficoltà, sono considerati “sensibili” nel timore - è stato detto - di strumentalizzazioni elettorali. Un timore infondato, a giudicare dal peso che la politica di coesione europea ha nel dibattito e nei programmi dei partiti, nonostante l’annuncio di tagli per la prossima programmazione 2021-2027 che quasi certamente colpiranno anche l’Italia.

Tra i programmi nazionali (Pon) i più lontani dall’obiettivo sono il Pon Legalità, gestito dal ministero dell’Interno e quello Ricerca e innovazione (Miur) che devono spendere ancora più del 60% del target, e i programmi Governance (57,3%)e Città metropolitane (58,7%) gestiti dall’Agenzia per la Coesione. Quasi un paradosso, visti i compiti dell’Agenzia. Oltre a Iniziativa Pmi e Imprese e Competitività (gestiti dal ministero dello Sviluppo) sono ben al di sopra della media nazionale Garanzia Giovani e Sistemi per le politiche attive per l’occupazione (Lavoro) e Cultura (Mibact).

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