Macron giudica «perfetta» l’operazione in Siria e sostiene di aver convinto gli Stati Uniti a rimanere sul territorio del Paese mediorientale? Non si fa attendere a lungo la replica della Casa Bianca: «Il presidente Trump è stato chiaro affermando che vuole un ritorno a casa delle forze americane in Siria», ha detto la portavoce di «The Donald» Sarah Sanders replicando all’ultima intervista televisiva del presidente francese.
Sul capitolo Siria, Trump si aspetta infatti che i partner regionali e gli alleati degli Stati Uniti «si assumano una maggiore responsabilità sia militare che finanziaria, per mettere in sicurezza la regione». La Sanders non cita mai Macron, ma appare chiaro che la dichiarazione diffusa alla stampa in serata nasconda una certa irritazione di Trump nei confronti delle esternazioni dell’inquilino dell’Eliseo. «La missione Usa in Siria non è cambiata - continua il portavoce della Casa Bianca - e il presidente è stato chiaro che vuole un ritorno a casa delle truppe Usa il più presto possibile». La Sanders aggiunge che gli Stati Uniti «sono determinati ad annientare l’Isis e a creare le condizioni per impedire un suo ritorno».
Emmanuel Macron in un’intervista in diretta al canale francese Bfm Tv aveva sottolineato: «Dieci giorni fa il presidente Trump ha detto che gli Stati Uniti intendevano disimpegnarsi dalla Siria. Noi l’abbiamo convinto che era necessario rimanere a lungo. E l’abbiamo anche convinto che bisognava limitare gli attacchi con armi chimiche, mentre c’era un’escalation tramite una serie di tweet che non vi saranno sfuggiti». Trump alla fine di marzo in un comizio in Ohio a proposito della Siria aveva detto: «Usciremo molto presto da lì. Lasciamo che siano altri a occuparsene ora. In Siria ci sono circa duemila soldati americani.
Nella stessa intervista televisiva Macron è tornato sul tema della legittimità dell’intervento in Siria: «Siamo intervenuti in modo legittimo nel quadro multilaterale. In Siria conduciamo una guerra contro i gruppi terroristi islamici che hanno colpito il nostro paese, nel quadro di una coalizione internazionale». Poi, ha aggiunto, «c’è una risoluzione del settembre 2013 che prevede l’uso della forza se non è rispettato il divieto di usare armi chimiche»
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