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Corea, l’abbraccio storico tra Moon e Kim: «Sì a denuclearizzazione e fine della guerra»

È andata benissimo sul piano simbolico e ci sono passi avanti a livello pratico: il summit intercoreano si chiude su note sostanzialmente positive – relativamente vaghe in concreto, ma ambiziose dal punto di vista programmatico - che lasciano ben sperare per il prossimo e ben più arduo vertice tra Kim Jong-un e Donald Trump. Al termine dei colloqui tra il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il leader nordcoreano, è stato rilasciato un comunicato congiunto (che non era scontato), nel quale anzitutto si proclama l'intenzione di realizzare una denuclearizzazione e di dichiarare quest'anno la fine della guerra di Corea (1950-1953).

Da 65 anni non c’è la pace ma solo un armistizio firmato dalle autorità militari: di per sé, Seul e Pyongyang non possono da sole fare questa decisiva dichiarazione, in quanto i firmatari dell’armistizio sono anche Stati Uniti e Cina (anzi, il governo di allora della Corea del Sud non lo firmò nemmeno, in quanto l'uomo-forte di allora, Syngman Rhee, non voleva accettare la divisione del Paese e premeva sugli americani perché la guerra continuasse).

«Nel corso di quest'anno che segna il 65esimo anniversario dell’armistizio, concordiamo di promuovere attivamente incontri trilaterali tra le due Coree e gli Usa o quadrilaterali tra due Coree, Usa e Cina, con lo scopo di dichiarare la fine della guerra e di stabilire un regime permanente e solido di pace».
Dal comunicato congiunto emerge anche che la distensione tra le due Coree potrà contare su nuovi fattori di continuità. È stato concordato che in autunno Moon si recherà a Pyongyang, in quello che appare come un passo perché i summit tra le due Coree si svolgano in futuro in modo non sporadico ma regolare. Inoltre Moon e Kim hanno deciso che tra loro ci saranno telefonate dirette su base costante.

È importante che le due parti abbiano concordato sull’obiettivo comune di fare della penisola coreana una zona “nuclear-free”. Stando accanto a Kim, Moon ha enfatizzato che ora si può avviare il processo per una “completa denuclearizzazione”. È questo il punto più delicato, perché, se pure Kim alla vigilia del vertice ha dichiarato la sospensione dei test nucleari e missilistici, ha enfatizzato il raggiunto status di potenza nucleare del suo Paese. Inoltre, dal suo punto di vista, denuclearizzazione potrebbe significare anche la fine dell’ombrello nucleare americano sulla Corea del Sud (e magari anche sul Giappone).

Tutte le attività di propaganda ostile (ad esempio quelle che il Sud svolge al confine con altoparlanti, recentemente sospese) saranno eliminate. Infine saranno risolte con urgenza le questioni umanitarie, anzitutto attraverso la promozione di nuovi incontri tra le famiglie che furono separate dalla guerra.
Un ruolo importante in vista del prossimo summit Kim-Trump lo avrà Mike Pompeo, il direttore della Cia confermato ieri dal Senato come nuovo Segretario di Stato in sostituzione di Rex Tillerson. La Casa Bianca ha appena rilasciato foto dell’incontro segreto tra Pompeo e Kim avvenuto a Pyongyang agli inizi di aprile. Tra l’altro, Pompeo dovrà cercare di rassicurare il Giappone, che mugugna per gli ultimi sviluppi diplomatic, in quanto teme accordi che lascino la Corea del Nord come Potenza nucleare dotata di missili a medio raggio in grado di colpire Tokyo.

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