Circospetto ma con passo spedito lo spallone ucraino si avventura tra i boschi. Come facevano un tempo quelli che dalla Svizzera passavano i confine con l'Italia con tutto il loro carico di “bionde”. Lo spallone ucraino sa già come varcare il confine con la Polonia senza correre troppi rischi. Il suo carico di sigarette di contrabbando, del resto, è troppo prezioso per essere intercettato dalle guardie che non sono certo in grado di controllare tutti i 535 chilometri che corrono lungo i voivodati polacchi di Lublino e Precarpazia e gli oblats' ucraini di Volinia, Leopoli e Transcarpazia.
Parte del confine corre lungo il fiume Buh occidentale, che bagna anche la Bielorussia. Le sponde del corso d'acqua offrono più di un nascondiglio per attendere il momento migliore per varcare il confine. Certo, d'inverno è tutto più difficile. Quando nevica, da queste parti, nevica sul serio. Come nel novembre 2016, quando uno storico blizzard sommerse perfino le pianure con una coltre bianca alta 60 centimetri.
Lo spallone è ripreso dalle telecamere nascoste di società incaricate da alcune multinazionali del tabacco di scoprire l'entitÃ
del fenomeno. Lui non lo sa ma se anche lo sapesse gli importerebbe ben poco visto che quel carico di sigarette gli servirÃ
anche come baratto. Già , gli ucraini contrabbandieri, in un Paese nel quale la povertà avanza a velocità sostenuta e lascia
strati sempre più ampi di popolazione nell'indigenza totale, hanno ben altro a cui pensare che ad una telecamera. Quel carico
di stecche serve per avere un pezzo di una lavatrice che in Patria non si trova o il cui prezzo è proibitivo e lo stesso si
può dire per un ricambio d'auto o semplicemente un casalingo che in Ucraina è merce rara.
Gli effetti della guerra con la Russia
E' il doppio volto della guerra con la Russia che continua ad insanguinare l'Ucraina, un Paese di 600mila chilometri quadrati
e 42 milioni e mezzo di cittadini, senza contare la popolazione che fugge dalla Crimea. La regione del Donbass, importante
zona industriale, è occupata dalle forze armate russe. Il Capo dei greco-cattolici, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, il
26 gennaio di quest'anno in Vaticano, ha ricordato che «ogni giorno ci sono scontri militari. Credo che la stragrande parte
delle scuole siano distrutte. La guerra in Ucraina è la crisi umanitaria più grande dopo la seconda guerra mondiale».
Così, chi può si arrangia e da sempre il contrabbando è un'ancora di sopravvivenza per chi ha poco o ha perso tutto. I traffici sono intensi e continui anche perché la corruzione tra i ranghi delle Istituzioni è talmente elevata che a febbraio 2018 Transparency international ha certificato che è il Paese più corrotto in Europa e il 130esimo nel mondo (su 180).
Le operazioni si susseguono
Così, per non sfigurare agli occhi della comunità internazionale, il sito delle Dogane ucraine non perde occasione per raccontare
le operazioni contro il traffico di bionde. L'ultima porta la data del 2 marzo 2018, quando in Transcarpazia le guardie di
frontiera di Velyka Palad hanno sequestrato 48 scatole di sigarette ma non sono riusciti a prendere i trafficanti. Lo stesso
giorno le guardia di frontiera del dipartimento di Chernivtsy, nella regione Bukovina, hanno scoperto buchi lungo la rete
di protezione nella frontiera con la Romania, che inevitabilmente conducono ai traffici dei contrabbandieri.
La Polonia, così come anche altri Paesi dell'Est, non è però soltanto un porto franco per il baratto dei disperati - nel 2016, secondo le ultime statistiche disponibili dell'Olaf (l'ufficio europeo per la lotta antifrode), sono state sequestrate nella Ue per contrabbando circa 3,6 miliardi di sigarette (362.300 casse, di cui 73.900 proprio in Polonia , seguita da Grecia (54.600), Regno Unito (42.400), Spagna (31.700), Lituania (28.100), Francia (26.000) e Italia (24.200) - ma anche un hub nel quale la criminalità organizzata transnazionale, che annovera punte di diamante italiane grazie alla camorra napoletana, organizza immensi traffici. I depositi clandestini dai quali partono decine di tir che prendono le strade di tutta Europa, Italia compresa, si riempiono grazie a questo contrabbando “minuto” ma soprattutto grazie agli enormi quantitativi regolarmente acquistati in Ucraina o, per fare un altro esempio, in Bielorussia, Stati nei quali un pacchetto di sigarette di buona marca costa al massimo 0,60 centesimi. In Italia lo stesso pacchetto costa in media 4,60 euro ma in Paesi come l'Inghilterra arriva alla media di 10 euro, superata dalla Norvegia, nella quale il costo medio sfiora gli 11 euro (fonte: elaborazione Intellegit Università di Trento su dati British american Tobacco e Sun report 2016).
I collegamenti con la camorra
Cesare Sirignano, sostituto procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna) e per molti anni magistrato di punta della
Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Napoli nella lotta al contrabbando di sigarette, lo ricorda. «In Polonia – spiega
Sirignano al Sole-24 Ore – vivono oramai stabilmente nuclei di origine napoletana e campana in genere, a volte sposati con
donne del posto, che continuano a gestire il traffico di sigarette. Chi ha sempre fatto il contrabbandiere, continuerà a farlo».
Al contrabbando dei Paesi dell'Est non sono estranee alcune società produttrici di sigarette, che effettuano operazioni illecite entrando a far parte di organizzazioni criminali. Il contrabbando non sarebbe possibile se non si coniugasse ad un alto tasso di corruzione nelle istituzioni pubbliche di molti di quei Paesi dell'Est. Le vie maggiormente battute sono due: le sigarette vengono falsamente esportate fuori dalla Ue con la complicità di funzionari doganali corrotti oppure vengono esportate al solo fine di reintrodurle di contrabbando. Nel passato alcune di queste società sono state oggetto di indagine da parte dell'Olaf, in stretta collaborazione con autorità giudiziarie, Dogane e Polizia degli Stati membri.
La cooperazione internazionale
La cooperazione internazionale, dunque, è strategica e non a caso la Dna, nella relazione dello scorso anno, ricordava che
all'interno dell'Unione europea sono state individuate alcune fabbriche per la produzione di sigarette contraffatte in Belgio,
Lituania, Polonia, Slovacchia, Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Olanda e Francia e, da ultimo, anche Italia. Secondo le informazioni
raccolte dalla Commissione europea e riportate dalla Dna, dal 2005 al 2016, sarebbero stati smantellati circa cinquanta stabilimenti
che producevano tabacco falso, cioè non idoneo al consumo secondo la normativa comunitaria. «Per un più efficace contrasto
ai due fenomeni del contrabbando e della contraffazione dei tabacchi lavorati esteri - si legge nella relazione - è essenziale
un'attività di intelligence ad ampio spettro, che sia in grado di fornire indicazioni il più possibile precise a livello nazionale,
europeo e globale sugli attori, sugli intermediari e sulle rotte del contrabbando e della contraffazione di sigarette».
Nel corso della Conferenza di Alto livello sulla contraffazione (Alicante 25- 26 febbraio 2016) alla quale hanno partecipato
rappresentanti delle autorità giudiziarie, di polizia e delle Dogane degli Stati membri dell'Ue, rappresentanti delle imprese
private e una delegazione cinese a composizione mista, è stato affermato che la tutela della proprietà intellettuale passa
attraverso un'effettiva strategia di rafforzamento, che parta dal controllo delle frontiere ma anche dalla cooperazione con
i Paesi dai quali provengono i prodotti contraffatti, atteso che il fenomeno non può essere fronteggiato solo dalle dogane
europee. In tale contesto, è stata attribuita particolare importanza alla cooperazione con la Cina, attraverso una maggiore
cooperazione tra Cina e Ue che comprenda una formazione comune, l'individuazione di strumenti omogenei di aggressione patrimoniale,
concreta assistenza alle indagini.
Produzione illegale di sigarette nella Ue
Come dimostra il caso di Sannazzaro de Burgondi (Pavia), dove è stata sequestrata per la prima volta in Italia una fabbrica
clandestina attrezzata di tutto punto per fabbricare sigarette contraffatte di buona qualità . Destinate anche alla piazza
napoletana, che resta la più grande nei confini nazionali, la produzione illegale di sigarette nell'Unione europea è molto
attiva e non mancano nuove fabbriche illegali che nascono e muoiono a seconda delle esigenze del momento o del fiato sul collo
di investigatori e inquirenti, che gli investitori avvertono. Fabbriche illegali di sigarette sono state smantellate anche
in Olanda. In questo ultimo Paese l'Olaf ha collaborato con il servizio Fiac olandese (Fiscal information and investigation
service), facendo irruzione in una fabbrica di produzione illegale e successivamente arrestando 14 persone. Le stime iniziali
delle autorità olandesi indicano che sono stati sequestrati circa cinque milioni di sigarette, con una perdita di circa un
milione per le casse erariali. I macchinari per la produzione di sigarette, tabacco, filtri, carta e imballaggi non sono considerati
merci ad alto rischio e pertanto i loro movimenti non sono soggetti a regole particolari.
L'Olaf, negli scorsi anni, ha accertato che macchinari per produrre sigarette transitano legalmente attraverso i Paesi della Ue fino a quando scompaiono. Accade infatti che vengano destinati a società inesistenti o in bancarotta. Lo stesso vale per i filtri e la carta che trasportati su camion, spesso spariscono durante la movimentazione interna alla Ue.
Perdita miliardaria per le casse della Ue
Il contrabbando di sigarette provoca nella Ue una perdita di oltre 10 miliardi di euro all'anno in termini di diritti doganali,
diritti di accisa e Iva.
In Europa secondo l'ultimo dato omogeneo e confrontabile disponibile, nel 2015 sono stati veduti complessivamente 502 miliardi
di sigarette nel mercato lecito. L'Italia, in valori assoluti, è il secondo mercato europeo in termini di consumo (74 miliardi),
preceduta soltanto dalla Germania. Scende invece al 9° posto per consumo pro capite con circa 120 milioni di sigarette fumate
ogni 100mila abitanti.
Sempre in Europa l'incidenza del consumo illecito varia molto da Stato a Stato. In testa c'è la Lettonia con oltre 26 sigarette
illecite ogni 100 fumate, a seguire la Norvegia (quasi il 21%), la Grecia (circa il 20%), Lituania e Polonia (rispettivamente
circa 19% e 17%). In Italia la percentuale si aggira intorno al 6 per cento (la sola quota di illicit white sul totale italiani
di sigarette illecite sfiora il 50%).
“Illicit” e “cheap” white
Le “illicit white” sono marchi di sigarette prodotte lecitamente in Paesi extra Ue e destinati soprattutto al mercato illecito
dei Paesi Ue. Gli esempi della Bielorussia e dell'Ucraina sono tipici. Minsk ed Nz sono due dei marchi di illicit whites maggiormente
presenti nel mercato italiano e sono prodotte legalmente in Bieloruissia dall'azienda Grodno Tobacco Company. I tre principali
marchi noti provenienti dall'Ucraina e venduti al mercato illecito sono invece Marlboro, Winston e Rothmans.
Le sigarette cheap white sono sigarette prodotte negli Stati ex Unione Sovietica (Bielorussia e Moldavia), Estremo Oriente
ma principalmente negli Emirati Arabi molto spesso al solo fine di introdurle di contrabbando nella Ue. Sono di buona qualitÃ
e spesso è molto difficile identificarne il produttore.
La sola intelligence sviluppata dall'Olaf nel 2016 ha portato al sequestro di quasi 47 milioni di casse (470 milioni di sigarette) che corrispondono a 47 containers e rappresentano il 13% della quantità totale di sigarette sequestrate negli Stati membri. La perdita per i bilanci nazionali e comunitario in termini di diritti doganali, accise e Iva sarebbe stata di circa 94 milioni, ai quali si aggiungono 8,5 milioni di dazi doganali.
Il ruolo della Libia
Dubai e l'Estremo Oriente sono all'origine di rilevanti quantità di sigarette di contrabbando nella Ue. L'Olaf ha in corso
iniziative con le autorità di Dubai per avviare una cooperazione in assenza di alcun accordo di collaborazione.
Un gran numero di container di sigarette sono però destinati alla Libia ogni anno. Allo stato attuale, in relazione alla situazione
politica del Paese, non si è a conoscenza della reale destinazione finale delle sigarette.
Già nel corso del 2016, pur non essendo state presentate bollette di esportazioni di sigarette verso la Libia, si è intensificato
un diverso fenomeno comunque correlato a ingenti flussi di sigarette dirette verso la stato africano. E' aumentato il numero
dei container che seguono una rotta definibile anomala. Le spedizioni, dichiaratamente sigarette, partono dagli Emirati Arabi
Uniti (porto di Jabel Ali), e dopo un passaggio in vari porti comunitari (in particolare spagnoli e italiani) dovrebbero raggiungere
la Libia.
La rotta seguita dalle spedizioni risulta, quanto meno apparentemente, antieconomica. I container contenenti sigarette partono
dagli Emirati Arabi Uniti ed hanno come destinazione finale la Libia. In altre parole le spedizioni, caricate a Jabel Ali,
risalgono il canale di Suez, passano davanti le coste della Libia, sostano lungo i porti europei in Spagna, Francia e Italia
per poi giungere a destinazione a Misurata, in Libia. La scelta di un percorso più lungo rispetto alla distanza da percorrere,
si legge nella relazione dello scorso anno della Dna, in mancanza di una giustificazione economica/logistica coerente, potrebbe
in realtà essere un escamotage per introdurre le sigarette nel mercato illegale.
L'instabilità geopolitica della Libia e la presenza di gruppi appartenenti al sedicente stato islamico rendono sospetti gli
ingenti flussi di sigarette verso il Paese africano. Parte dei profitti di quest'attività illecita potrebbe essere utilizzata
per finanziare e sostenere attività terroristiche.
Alcuni altri Paesi africani, come il Kenya, sono la destinazione dichiarata di diverse partite di sigarette in transito attraverso
la Ue, mentre altri quali l'Egitto, sono Paesi di transito delle sigarette.
Contrabbando via mare
Il Montenegro è un Paese molto sensibile. Dal 2015 ben otto navi che erano state caricate di sigarette di contrabbando al
porto di Bar sono state sequestrate: sette in Grecia e una in Spagna, con altre due navi che svolgevano funzione di supporto.
La destinazione dichiarata era principalmente la Libia.
La quantità di sigarette sequestrate è stata di circa 32 mila casse (320 milioni di sigarette) che rappresentano in termini
di dazi doganali, accise e Iva circa 64 milioni.
L'Olaf ha accertato che altre navi, che avevano caricato quantità rilevanti di sigarette sempre nel porto di Bar, non sono
mai arrivate nel porto di
destinazione, principalmente Beirut in Libano e Port Said e Alessandria in Egitto e quindi le sigarette, lì, non sono mai
state scaricate.
Nel Mar Nero una grande quantità di sigarette viene caricata su navi principalmente nel porto di Batumi e Poti (Georgia) e
in Ucraina.
Nel settembre 2017 un'operazione coordinata dall'Olaf ha permesso alla polizia di frontiera rumena di sequestrare 5 milioni
di sigarette “a basso costo” di marca Toros, che venivano contrabbandate a bordo di una nave che navigava sotto la bandiera
slovena nel Mar Nero.
Contrabbando via aerea
Il contrabbando di sigarette per via aerea sta aumentando, tanto nei carichi affidati alla spedizione, che nella quantitÃ
trasportata dai passeggeri.
Solo per fare un esempio, nel luglio 2017 l'Olaf ha fornito alle autorità doganali spagnole informazioni su una spedizione
sospetta di sigarette per via aerea dagli Emirati Arabi Uniti, destinata all'aeroporto di Barcellona El Prat. In quell'occasione
furono sequestrate 1,8 milioni di sigarette Manchester. No è certo questo il solo scalo aereo “sensibile”: nella lista entrano,
tra gli altri, quelli di Amsterdam (Olanda), Francoforte (Germania) Milano e Madrid (Spagna).
Un fenomeno su scala mondiale
Il fenomeno del contrabbando di sigarette è globale e globalizzato. Secondo le analisi di British american tobacco (Bat) il
rapporto tra aumento dei prezzi del pacchetto e delle relative accise e contrabbando di sigarette trova una testimonianza
plastica nel caso dello Stato di New York. L'aumento dei prezzi non ha generato una diminuzione del consumo, soprattutto tra
i giovani. Anzi, ha generato una contrazione, contestualmente accompagnata dalla commercializzazione delle sigarette di contrabbando
(cosiddette “loosies”). Il 58% delle sigarette vendute in questo Stato è di contrabbando e proviene in gran parte dalla vicinia
Virginia Dal 2006 al 2017 le tasse sulle sigarette, nello Stato di New York, sono aumentate del 200% e i prezzi di un pacchetto
si aggirano intorno ai 15 euro. Secondo Thomas P. DiNapoli, Comptroller dello Stato di New York, l'incremento dei prezzi e
del contrabbando hanno generato una perdita secca di 400 milioni di dollari in tasse.
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