DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES - Nonostante i segnali deludenti delle ultime settimane, la Commissione europea continua a prevedere una crescita sostenuta nella zona euro, anche nel 2018 e 2019, pur ammettendo pericoli all'orizzonte. Lo sguardo corre al protezionismo commerciale. In Italia, la situazione rimane incerta. Lo stallo politico, a due mesi dalle elezioni legislative, potrebbe «rendere i mercati più volatili, influenzando la fiducia dell'economia e il premio di rischio».
«L'Europa continua a beneficiare di una crescita robusta che ha permesso alla disoccupazione di calare ai minimi degli ultimi dieci anni», ha detto il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici in conferenza stampa a Bruxelles. «Gli investimenti sono in crescita, mentre le finanze pubbliche stanno migliorando. Il deficit aggregato della zona euro dovrebbe scendere quest'anno allo 0,7% del prodotto interno lordo. Il rischio più grande è il protezionismo».
La Commissione europea ammette però che i rischi per il futuro dell’economia sono ora «al ribasso». Oltre al rischio di protezionismo, provocato tra le altre cose dalla politica commerciale dell’amministrazione Trump, Bruxelles guarda anche alla possibilità che la Riserva Federale negli Stati Uniti possa stringere il credito più rapidamente del previsto dinanzi a un potenziale surriscaldamento dell'economia. Una tale possibilità peserebbe sulla congiuntura internazionale ed europea.
Secondo i dati pubblicati oggi dall’esecutivo comunitario, l’economia della zona euro dovrebbe crescere del 2,3% nel 2018 e del 2,0% nel 2019 a causa di un leggero rallentamento della congiuntura internazionale. Le stime relative all’Italia prevedono che la crescita economica sia dell’1,5% quest’anno e dell’1,2% l’anno prossimo. Il tasso di disoccupazione sarà invece il terzo più elevato della zona euro al 10,8%, dietro alla Grecia e alla Spagna.
L’Italia dovrebbe subire il rallentamento mondiale nel 2019, forse più di altri paesi della zona euro: «L'incertezza delle politiche – spiega Bruxelles - si è fatta più evidente e se dovesse prolungarsi potrebbe rendere i mercati più volatili, influenzando la fiducia dell’economia e il premio di rischio». L'avvertimento comunitario suona drammaticamente realistico, a due mesi dalle elezioni legislative e mentre la classe politica si dibatte alla ricerca di una nuova maggioranza.
In assenza di un governo con i pieni poteri, il governo Gentiloni ha inviato a Bruxelles alla fine di aprile un Documento economico e finanziario (Def) che contiene previsioni a politiche costanti. Nella sua analisi di oggi, la Commissione europea ne prende atto, in attesa di un aggiornamento da parte del nuovo esecutivo. Il deficit è previsto nel 2018 e nel 2019 all’1,7% del Pil, al netto del previsto ma finora rinviato aumento dell’Iva.
Il commissario Moscovici ha però ribadito che l'Italia deve dare un segnale di rispetto, appunto, delle regole del patto di stabilità. L'Italia dovrebbe garantire nel 2018 un taglio di deficit strutturale di almeno lo 0,3% (5,3 miliardi circa) invece del classico 0,6% del Pil, date le circostanze particolari dell'economia e della bassa inflazione. Per ora, nella Finanziaria votata alla fine del 2017, questo «sforzo strutturale» risulta, ha detto oggi lo stesso Moscovici, «pari a zero».
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