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Rallenta la crescita in Europa e scricchiola anche la ripresa in Italia

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congiuntura

Rallenta la crescita in Europa e scricchiola anche la ripresa in Italia

Rallenta la crescita in Europa e scricchiola anche la forza della ripresa in Italia. La stima flash dell’Istat sul primo trimestre del 2018 conferma che l’Italia resta un passo indietro rispetto ai suoi partner (+0,3% congiunturale contro il +0,4% dell'Eurozona) e mantiene il ritmo dell’ultimo scorcio del 2017, in lieve decelerazione rispetto alla più robusta performance della prima parte dell’anno scorso.

Per la prima volta, la stima preliminare sul Pil viene pubblicata prima del dato sulla produzione industriale in marzo. L’Istat ci spiega tuttavia che questa lieve decelerazione (l'aumento tendenziale del prodotto è ora al +1,4 per cento) è il frutto di un aumento del valore aggiunto in agricoltura e in quello dei servizi, a fronte di un contributo pari a zero dell’industria. Del resto, dopo i due dati deboli di produzione industriale di gennaio e febbraio, anche l'indice Pmi (Purchasing manager Index) del settore manifatturiero italiano, che, dando il polso di ordini e livello della produzione, ha buone capacità di anticipare il futuro, risulta in diminuzione per il terzo mese consecutivo e si attesta a un valore pari a 53,5, contro il precedente 55,1 di marzo.

La ripresa c'è e ci sarà ancora (l'indicatore resta saldamente al di sopra della quota 50 per cento che segnala espansione). Ma, intanto, si fa più pallida, segnalando le difficoltà che le nuvole in aumento sullo scenario del commercio internazionale creano per chi esporta: non a caso, non solo in Italia ma in molti paesi europei i direttori degli acquisti segnalano che il rallentamento è da mettere in relazione con il recente rafforzamento dell’euro, specialmente nei confronti del dollaro americano.

E qui veniamo al punto: forse si riuscirà ad evitare quello shock protezionistico che campeggia fra i rischi al ribasso delle previsioni Def (il documento presentato da Pier Carlo Padoan quantifica il rischio con una perdita di prodotto pari allo 0,3% nel 2018 e allo 0,7% nel 2019). Ma, di certo, senza un efficace e accorto governo della politica economica non si può dare per scontato nemmeno un aumento del prodotto pari all’1,5% nel 2018, secondo la stima appena inserita nei documenti ufficiali italiani, che è la stessa del Fondo monetario per quest'anno.

Quelli che arrivano dall'economia sono quindi segnali da non sottovalutare, per un paese che di crescita robusta e durevole nel tempo ha un gran bisogno, dato che è l'aumento dell'attività produttiva a far scendere il rapporto debito/Pil. E se lo sviluppo subisse uno stop, la “gran bonaccia delle Antille” che regna sui mercati finanziari potrebbe improvvisamente lasciare il campo a una grave turbolenza

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