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Brexit, May rinvia a oltranza la legge su uscita dalla Ue: troppe…

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Il dilemma di londra

Brexit, May rinvia a oltranza la legge su uscita dalla Ue: troppe divisioni

LONDRA. Procrastinare è la strategia di Theresa May su Brexit: a fronte di problemi insolubili e divisioni inconciliabili nel suo Governo, la premier britannica prende tempo e rinvia ogni decisione.
La prevista riunione del “war cabinet” su Brexit è stata rimandata per evitare i contrasti emersi la settimana scorsa, quando la proposta di compromesso della May sull’unione doganale era stata bocciata da numerosi ministri.
Sapendo inoltre che il Parlamento si prepara a dare battaglia sul Brexit Bill e che c’è una maggioranza di deputati, anche conservatori, disposta a votare a favore di restare nell’unione doganale, May ha deciso di rinviare sine die il passaggio della legge a Westminster.

I deputati si aspettavano di poter votare i vari emendamenti al Brexit Bill entro pochi giorni, ma il Governo non l’ha inserito nell’agenda parlamentare delle prossime due settimane. Negli ultimi giorni la proposta di legge è stata esaminata e discussa in dettaglio dalla Camera dei Lord, che ha inflitto una serie di sconfitte al Governo votando a favore di ben 14 emendamenti al testo, tutti tesi a rallentare Brexit. La May vuole evitare ulteriori sconfitte in Parlamento e quindi preferisce prendere tempo.
La premier ha creato invece due nuovi gruppi di studio, con un mix di esperti pro-Ue e pro-Brexit, ognuno dei quali dovrà esaminare in dettaglio una delle proposte sul tappeto. Un gruppo si dedicherà a esaminare come possa essere migliorata la proposta di “partnership doganale”, che prevede la continuazione di stretti rapporti con la Ue anche dopo Brexit. Questa era l’opzione caldeggiata dalla May, dal cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond e da altri moderati, ma respinta dal fronte pro-Brexit. Il ministro degli Esteri Boris Johnson l’ha definita pubblicamente una idea «folle». Il gruppo di studio comprende due strenui oppositori della partnership, il ministro del Commercio estero Liam Fox e il ministro dell’Ambiente Michael Gove, ai quali è stato chiesto in pratica di trovare soluzioni creative per rendere accettabile una proposta che avevano respinto.
L’altro gruppo invece esaminerà come e quanto sia fattibile l’opzione “maximum facilitation”, in breve “max fac”, che punta invece a una rottura netta con la Ue e si affida a un sistema di controlli telematici e innovazioni tecnologiche per risolvere il problema del confine interno irlandese e dei controlli alla frontiera. Questo gruppo, il linea con la metodologia di “par condicio” della May, comprende invece il ministro per l’uscita dalla Ue David Davis, sostenitore dell’opzione max fac, ma anche il ministro del Business Greg Clark che l’ha aspramente criticata come una pericolosa chimera.
A Bruxelles intanto aumenta la frustrazione per le tattiche dilatorie della May. La Ue vorrebbe arrivare a un accordo di massima sull’unione doganale e sul confine irlandese prima del summit europeo di giugno, prima della lunga pausa estiva. Londra invece insiste che la vera scadenza è il summit europeo di ottobre e che quindi non c’è fretta.
La Ue aveva respinto entrambe le opzioni, ritenute complesse e impossibili da realizzare in pratica, tantomeno nei tempi previsti. Negli ultimi giorni però il primo ministro irlandese, Leo Varadkar, aveva indicato una maggiore flessibilità, dichiarando che la partnership doganale proposta da Londra «potrebbe funzionare» con qualche modifica. I suoi commenti sono stati interpretati come un segnale di apertura alla May, per rafforzare la sua posizione e impedire che Johnson e gli altri oltranzisti pro-Brexit prendano il controllo della situazione a Londra.

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