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«Brexit non è inevitabile»: lanciata la campagna per un secondo referendum

Brexit non è inevitabile: questo il messaggio inviato al Governo da una nuova alleanza di deputati di tutti i partiti. Per la prima volta, tutti i diversi gruppi contrari a Brexit si sono uniti per creare un movimento che chiede un secondo referendum sull’accordo finale che verrà raggiunto nei negoziati tra Londra e Bruxelles.

La deputata conservatrice Anna Soubry, il laburista Chuka Umunna, la liberaldemocratica Layla Moran e la leader dei Verdi Caroline Lucas hanno presentato la nuova campagna The People's Vote, assieme a rappresentanti di diversi settori della società colpiti da Brexit, dal business agli studenti al servizio sanitario nazionale. Il movimento intende mobilitare l’opinione pubblica e ottenere il sostegno di una maggioranza di deputati di tutti i partiti per costringere il Governo a dare all’elettorato la possibilità di votare con cognizione di causa una volta che i dettagli dell'intesa finale su Brexit saranno resi noti. «È una questione troppo importante per lasciarla ai politici, in una vera democrazia deve essere la gente a votare», ha detto la Lucas.

Ufficialmente sia il partito conservatore che il partito laburista sono contrari a un secondo referendum perché ritengono sia giusto rispettare la volontà popolare espressa nel referendum del giugno 2016. Il fronte pro-Brexit aveva vinto con il 51,9% contro il 48,1% pro-Ue.

Si va rafforzando però la convinzione che sia stato un voto nel buio – che all'epoca gli elettori non fossero informati sulle reali conseguenze di un'uscita dall’Ue e che quindi, data l’importanza e la complessità della questione, sia giusto dare loro una seconda opportunità di esprimere la loro opinione. «La verità è che dal giorno del referendum in poi la gente è stata esclusa da Brexit, - ha detto Soubry. – La cosa giusta da fare è informare la gente e rivolgersi di nuovo agli elettori per dare loro la possibilità di votare su un evento di importanza fondamentale che cambierà la vita e le prospettive delle generazioni future».

I prossimi mesi sono cruciali perché Londra e Bruxelles prevedono di raggiungere un accordo entro ottobre che dovrà poi essere ratificato da tutti i Parlamenti nazionali in tempo per la data formale di Brexit il 29 marzo 2019.

Umunna ha invitato altri deputati ad «avere il coraggio di anteporre il bene del Paese alla lealtà al partito» e a aderire alla campagna nelle prossime settimane.
Uno studio pubblicato oggi dall'Institute for Government conferma che il Parlamento avrà un ruolo cruciale nei prossimi mesi e che il Governo non deve illudersi di poter presentare un fatto compiuto ai deputati e avere la loro approvazione.

Westminster, secondo lo studio, avrà il potere di modificare la mozione che il Governo presenterà ai deputati e potrebbe votare a favore di un secondo referendum o persino respingere l'accordo e esigere elezioni anticipate, dato che la premier Theresa May non ha una maggioranza in Parlamento.

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