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Apre ambasciata Usa a Gerusalemme, rivolta a Gaza: 59 palestinesi uccisi

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marines a protezione sedi diplomatiche

Apre ambasciata Usa a Gerusalemme, rivolta a Gaza: 59 palestinesi uccisi

  • – di Redazione Online

Si è inaugurata oggi l’ambasciata americana a Gerusalemme, una delle più controverse decisioni di politica estera di Donald Trump che, ha annunciato via Twitter lo stesso presidente, è stata seguita in diretta dalla Foxnews, tv conservatrice che appoggia apertamente la Casa Bianca. All’inaugurazione sono intervenuti alti funzionari americani nonché la figlia di Donald, Ivanka Trump e suo marito Jared Kushner, consigliere speciale per il Medio Oriente del presidente.

In mattinata i palestinesi hanno manifestato a Gaza controllata dall’organizzazione terroristica Hamas. In serata il bilancio è salito a 59 morti e circa 2.400 feriti. A cui si aggiungono altri 40 palestinesi morti in manifestazioni simili indette per lo stesso motivo prima di oggi.

In alto, un momento dell’inaugurazione dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, sotto, gli scontri al confine

Mentre a Gaza si contano i morti - tutti palestinesi - il premier israeliano Netanyahu ringrazia così Trump: «Non abbiamo migliori amici al mondo che gli Usa». «Grazie per aver avuto il coraggio di mantenere la promessa», ha aggiunto rivolgendosi alla delegazione Usa. «Ricordate questo momento, questa è storia. Il Paese più potente del mondo oggi ha aperto a Gerusalemme la sua ambasciata. Eravamo a Gerusalemme e - ha proseguito tra gli applausi - siamo qui per restarci».

Mentre il premier israeliano ringraziava il presidente americano, a Gaza, alla fine di una giornata di proteste mortali per decine di plaestinesi, Hamas metteva a disposizione autobus per i gruppi di dimostranti palestinesi superstiti che così hanno abbandonato la zona di confine con Israele.

I violenti scontri tra l’esercito israeliano e manifestanti palestinesi si sono verificati lungo la barriera difensiva tra la striscia di Gaza e Israele, nel giorno dell’inaugurazione ufficiale dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, la cui apertura è stata annunciata da Trump il 6 dicembre 2017 (qui il tweet della Casa Bianca delle 15 ora italiana).

Gli scontri al confine
Secondo il portavoce dell’esercito israeliano, l'esercito è in azione lungo il confine con Gaza e qui affronta «diecimila dimostranti violenti, e altre migliaia sono disposti nelle loro immediate vicinanze, in dieci punti di attrito». Hamas, prosegue il portavoce israeliano, «sta guidando un'operazione terroristica, mascherata da mobilitazione popolare. Cercherà di compiere attentati e di realizzare infiltrazioni di massa in Israele». Di conseguenza l'area limitrofa a Gaza è stata proclamata «zona militare chiusa».

Violenti scontri a Gaza per l'inaugurazione dell'ambasciata Usa

E nel pomeriggio Israele reagisce: un aereo da combattimento colpisce con almeno un missile un obiettivo nel Nord della Striscia, riferiscono fonti locali. In precedenza l'aviazione aveva già colpito una postazione di Hamas presso il campo profughi di Jabalya.

Il capo di al Qaeda al Zawahiri: jihad contro Usa
Oggi il capo di al Qaeda, Ayman al Zawahiri, successore di Osama bin Laden, invoca il jihad contro Usa e Israele e invita i musulmani a prendere le armi, in un video intitolato «Tel Aviv è anche una terra di musulmani» di cui dà notizia il Site Group, specializzato nel monitorare siti web legati al terrorismo. Spostando l'ambasciata Usa a Gerusalemme, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump «ha svelato il vero volto della moderna crociata - afferma al Zawahiri -. Con lui non funziona la pacificazione ma solo la resistenza tramite il jihad».

Pentagono: marines a protezione sedi diplomatiche in Medio Oriente
«Oggi è un grande giorno per Israele!», scrive Trump su Twitter ricordando che l'inaugurazione dell'ambasciata Usa a Gerusalemme sarà trasmessa live su Foxnews dalle 9 ora East Coast Usa. Intanto, però, anche a seguito delle minacce lanciata da Al Qaida, il Pentagono ha annunciato l’invio di marines per rinforzare la protezione degli uffici diplomatici oltre che di Israele, anche in Turchia e Giordania. Ulteriori rinforzi - secondo fonti della difesa americana - potrebbero essere dislocati anche in altri Paesi come Libano, Egitto e Pakistan.

Turchia durissima: crimine contro l’umanità
Sui fatti di Gaza in serata si registra la presa di posizione durissima della Turchia per bocca del premier Binali Yildirim: «Questo è un crimine contro l’umanità - ha detto il premier turco - di cui gli Usa sono corresponsabili». Yildirim ha aggiunto: «È una carneficina, la condanniamo con forza. È inaccettabile che gli Stati Uniti, che dicono di proteggere la pace nel mondo e di essere dei mediatori, siano parte di questo massacro». Da parte sua, il presidente turco Erdogan, in visita a Londra, ha accusato Israele di essere «uno Stato terrorista che sta compiendo un genocidio».

La presa di posizione della Turchia colpisce soprattutto per i toni, considerata l’appartenenza della stessa alla Nato, l’alleanza atlatica guidata proprio dagli Usa e nell’ambito della quale l’esercito turco è secondo per dimensioni (complessivamente oltre 2,4 milioni di uomini) dopo proprio quello americano.

Ankara ha anche deciso di richiamare in patria per consultazioni gli ambasciatori negli Usa e in Israele, annunciando tre giorni di lutto nazionale per i morti di Gaza. Dalla Casa Bianca, in serata, è stato diffuso un commento secondo cui «la responsabilità dei fatti di Gaza è chiaramente di Hamas, che sta intenzionalmente provocando la risposta di Israele». E il premier israeliano ha ribadito: «Continueremo ad agire fermamente per proteggere la nostra sovranità e i nostri cittadini».

Ue: nostra posizione non cambia, contari al traferimento
Su «Gerusalemme la posizione dell'Unione europea non cambia, lo abbiamo ribadito varie volte, la nostra posizione rimane la stessa». Così una portavoce della Commissione Ue rispondendo ai giornalisti. «Non commentiamo le speculazioni apparse sui media», ha aggiunto a chi le chiedeva di commentare la presa di posizione di Repubblica Ceca, Romania e Ungheria- unici paesi Ue a essere presenti all’inaugurazione - che avrebbero bloccato una dichiarazione comune dei 28 contro il trasferimento della ambasciata Usa. Bruxelles ha sempre sostenuto la soluzione a due Stati con Gerusalemme capitale di Israele e Palestina.

Regno Unito: non siamo d’accordo con Trump
Non intendiamo trasferire la nostra ambasciata e non siamo d’accordo con la decisione di Trump. Nel frattempo, è arrivata attraverso il portavoce del primo ministro del Regno Unito Theresa May, una dichiarazione che ribadisce come la Gran Bretagna non abbia intenzione di trasferire la sua ambasciata d'Israele da Tel Aviv a Gerusalemme e non sia d'accordo con la decisione degli Stati Uniti di farlo. «Il primo ministro ha detto a dicembre, quando è stato fatto l'annuncio, di non essere d'accordo con la decisione degli Stati Uniti di trasferire la propria ambasciata a Gerusalemme e riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana prima di un accordo sullo status finale. L'ambasciata britannica in Israele ha sede a Tel Aviv e noi non abbiamo intenzione di spostarla», ha detto il portavoce ai giornalisti.

Premier Autorità palestinese: violato il diritto internazionale
Nel frattempo, è arrivata una dichiarazione del premier dell’Anp Rami Hamdallah sul trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme: «La dichiarazione relativa a Gerusalemme del presidente degli Stati Uniti e la sua decisione di trasferirvi la ambasciata Usa il 14 maggio sono una flagrante violazione del diritto internazionale ed un gesto irrispettoso verso i valori centrali di giustizia e di moralità», ha detto Hamdallah, rilevando che proprio domani i palestinesi ricorderanno solennemente la ricorrenza della Nakba. Si tratta del 70mo anniversario della “catastrofe” (appunto Nakba in arabo) della costituzione dello Stato d'Israele e - ha aggiunto Hamdallah - «delle tragedie collettive per i palestinesi che ad essa sono seguite. L'aver scelto una giornata tragica nella storia palestinese mostra la massima insensibilità ed una mancanza di rispetto per i valori centrali del processo di pace».

Da parte sua l'Anp ha espresso gratitudine a quei Paesi che hanno sostenuto la loro causa e ha rinnovato l'appello al riconoscimento dello Stato di Palestina per quei Paesi che ancora non lo abbiano fatto. Solo così, conclude Hamdallah, sarà possibile rimettere in moto il processo di pace.

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