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Turchia, Erdogan si arrende: la Banca centrale alza i tassi al 16,5% per salvare la lira

La Banca centrale turca ha alzato i tassi di 300 punti base in una riunione di emergenza tenutasi mercoledì sera ad Ankara portando il tasso di riferimento al 16,5%. Una mossa decisa per cercare di frenare la caduta della lira turca che si è ripresa dopo aver toccato il minimo storico di 4,9290.

Basterà? Probabilmente il rialzo dei tassi servirà a calmare i mercati ma non a ristabilire la calma.
La lira turca aveva perso il 19% in un mese e il 34% in un anno. Inoltre, il rendimento dei titoli decennali denominati in lire turche era salito al 15,15%, il massimo storico con la classica inversione della curva dei rendimenti sui titoli a breve. Un campanello di allarme inequivocabile. Oggi la lira va ancora giù nonostante l’intervento della Banca centrale, con ribassi superiori al 4% a 4,78 contro il dollaro e a 5,56 contro l’euro.

A quel punto la Banca centrale la cui credibilità era stata molto danneggiata è intervenuta per evitare il peggio. La moneta turca aveva cominciato ad accelerare i cali da quando, la settimana scorsa, il presidente Recep Taiyyp Erdogan aveva fatto capire nel corso di una intervista rilasciata a Bloomberg tv a Londra che avrebbe voluto avere maggiore presa sulla politica monetaria e aveva definito un rialzo dei tassi come “la madre e il padre di tutti i mali”, mettendo al centro della sua campagna per la rielezione proprio la promessa di una politica accomodante ancora a lungo.

La Banca centrale turca a quel punto ha rotto gli indugi e ha sfidato le pressioni di Erdogan che non avrebbe voluto rialzi dei tassi prima del voto politico del 24 giugno.
Secondo gli analisti di Hsbc «un rialzo dei tassi di interesse di meno di 2 punti percentuali non sarebbe stato sufficiente a stabilizzare la lira», considerando che un mese fa la Banca centrale aveva alzato il costo del denaro dello 0,75 per cento. E infatti la Banca centrale ha alzato del 3% ma secondo altri analisti servirà portare i tassi fino al 20%.

La lira aveva perso molto più di qualunque altra valuta, con eccezione del peso argentino, proprio a causa della mancanza di fiducia nella banca centrale. Naturalmente sulla lira pesano anche il deficit delle partite correnti e l'inflazione al 12% oltre al fatto che pesa il rialzo del petrolio visto che la Turchia importa grandi quantità di greggio denominato in dollari.

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