«Questa è una Coppa del mondo in cui la Russia può perdere molto di più di quanto possa guadagnare...sentirete che bel respiro di sollievo tirerà il Cremlino, al momento del fischio finale, se non ci saranno stati problemi». Chris Weafer, senior partner di Macro-Advisory - agenzia di consulenza politica e macroeconomica specializzata su Russia ed Eurasia - riflette sulle carte con cui questo Paese si presenta ai Mondiali di calcio 2018.
«L’immagine della Russia - spiega - è stata seriamente danneggiata a partire dal 2014, e con l’avvento delle sanzioni. Alcuni motivi sono validi, come le accuse di doping. Il convolgimento in Siria, il conflitto nel Donbass e il recente avvelenamento di Skripal. Ma gran parte della copertura mediatica (quasi tossica in particolare da Usa e Regno Unito) non si basa tanto sui fatti, ma sul sensazionalismo. Con un impatto non tanto sulla preparazione dell’evento come la costruzione degli stadi, ma sui potenziali sponsor e forse anche sui tifosi che verranno». Questi, inoltre, sono i primi Mondiali che seguono lo scandalo per corruzione che ha travolto la Fifa: molti sponsor hanno disertato per non essere collegati alla Federazione internazionale del calcio. «Una combinazione molto infelice, la non buona immagine internazionale della Russia e gli scandali della Fifa - osserva Weafer -: metteranno tutto sotto la lente, e qualunque cosa vada storto verrà probabilmente esagerato, fuori contesto».
Ai Mondiali delle sanzioni e del Russiagate, è possibile concentrarsi sul torneo sportivo, sulla bellezza delle 11 città che ospiteranno le partite, sulle braccia aperte di un Paese che vuole mostrarsi aperto e accogliente? «Abbiamo fatto del nostro meglio per assicurare che tutti i nostri ospiti si sentano a casa in Russia», è il messaggio di benvenuto del presidente Vladimir Putin, pubblicato sul sito del Cremlino.
«È un grande onore per il nostro Paese organizzare il più prestigioso campionato calcistico del mondo», spiega Aleksandr Nurizade, console generale della Federazione Russa a Milano, riassumendo investimenti, posti di lavoro creati dai lavori per i Mondiali, ricadute previste sull’economia nazionale: «È difficile sopravvalutare l’impatto infrastrutturale degli investimenti per le regioni russe dove si giocheranno le partite e non solo - spiega - : sono stati costruiti otto nuovi stadi e 95 campi da allenamento, numerosi alberghi e ospedali, quattro stadi hanno subito una profonda ricostruzione. È stata migliorata notevolmente l’infrastruttura dei trasporti: abbiamo modernizzato 20 stazioni ferroviarie e allargato 11 aeroporti...tutte queste infrastrutture saranno riutilizzate e incoraggeranno notevolmente lo sviluppo socio-economico della Federazione Russa».
È la scommessa, più che di Mosca e di San Pietroburgo, delle altre città coinvolte nella Coppa del mondo, meno abituate a mettersi a disposizione dei turisti. Arrivate in alcuni casi all’appuntamento sul filo di lana: alle spalle progetti controversi, cantieri in ritardo, scandali, sfruttamenti, e nello stesso tempo mondi nuovi da scoprire, ricchezze nascoste. Eppure, ancora soltanto una “piccola” parte: per non complicare troppo gli spostamenti, si è deciso che avrebbero partecipato al torneo soltanto città della Russia europea. L’intero Paese, per i Mondiali, è troppo grande.
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