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Trump minaccia dazi contro la Cina su altri 400 miliardi di import

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Trump minaccia dazi contro la Cina su altri 400 miliardi di import

New York - Donald Trump minaccia dazi contro altri 400 miliardi di dollari di importazioni cinesi negli Stati Uniti. Dopo aver approvato la scorsa settimana sanzioni del 25% su 50 miliardi di import anzitutto industriale e tecnologico, il Presidente americano ha ordinato ieri notte all’Ufficio del Rappresentante Commerciale di alzare drasticamente il tiro: Robert Lighthizer è stato incaricato di identificare senza indugi un nuovo elenco di merci “made in China” per altri 200 miliardi da sottoporre a dazi del 10% se Pechino darà seguito alla promessa di una rappresaglia davanti all’iniziale azione di Washington.

Non basta: Trump ha già aggiunto che, qualora il governo di Xi Jinping decidesse di rispondere anche a un’eventuale seconda ondata di dazi, lui sarà pronto a raddoppiare ancora i colpi, a mettere cioè nel mirino ulteriori 200 miliardi di beni. In tutto, per dare le dimensioni dell’offensiva adesso immaginata dalla Casa Bianca, in gioco potrebbe finire quasi l’intero export cinese annuale in merci verso gli Stati Uniti: 450 miliardi di dollari su 505 miliardi complessivi.

Non tarda la risposta della Cina, che assicura “forti contromisure” in caso di attuazione di ulteriori dazi per 200 miliardi di dollari. Il ministero del Commercio, in una nota, definisce un “ricatto” l’iniziativa annunciata nella notte dal tycoon. L’escalation ideata da Trump è nettamente superiore a quanto finora aveva lui stesso ipotizzato: in passato il Presidente aveva citato possibili ulteriori sanzioni su cento miliardi di beni cinesi. Se l’intera spirale di attacchi e contrattacchi avrà seguito, farà esplodere un’aperta guerra commerciale tra le due principali potenze economiche al mondo. Ma il Presidente non dà segno di temere le ripercussioni - per l’interscambio, l’economia globale e le istituzioni multilaterali - di simili esplosive tensioni: «Ulteriori azioni devono essere prese per incoraggiare la Cina a cambiare le sue pratiche scorrette, per aprire i suoi mercati a prodotti statunitensi e perché accetti un rapporto commerciale più equilibrato», ha indicato in un breve comunicato emesso dalla Casa Bianca.

Trump ha poi ribadito che gli Stati Uniti non permetteranno più a nessun paese, non soltanto alla Cina, di approfittarsi di loro quando si tratta di scambi. Sul commercio la Casa Bianca è ormai ai ferri corti anche con numerose nazioni alleate, dal Canada all’Unione Europea, contro le quali ha imposto dazi sull'alluminio (del 10%) e sull’acciaio (del 25%) citando ragioni di sicurezza nazionale. Ha inoltre minacciato altri dazi sulle auto di importazione. Trump ha di recente persino snobbato il comunicato congiunto del G7 in Canada per attestare le sue rivendicazioni unilaterali e da America First sul trade.

Trump annuncia dazi sul made in Cina. L'ira di Pechino

La prima lista di prodotti cinesi per 50 miliardi colpiti da sanzioni, oltre un migliaio, comincerà a trovare applicazione a giorni: la prima tranche di import, pari a 34 miliardi, verrà “tassata” del 25% dal 6 luglio. Un secondo gruppo di prodotti contenuto nella lista deve essere ancora passato al vaglio prima di essere colpito. Le sanzioni sono state decise dagli americani come risposta alle violazioni della proprietà intellettuale da parte di Pechino, compreso il trasferimento forzato di tecnologia a partner locali cinesi imposto a aziende straniere che vogliono operare sul mercato della potenza asiatica.

Per forzare la mano alla Cina, secondo alcuni osservatori statunitensi, Trump potrebbe contare sul fatto che, alzando il tiro come ha fatto, lascia in realtà alla Cina ha meno margini di automatica risposta. L’intero import americano nel Paese asiatico è infatti di 130 miliardi di dollari, rendendo difficile controbattere a Washington con misure equivalenti.

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