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oltre le polemiche sul russiagate

Trump-Putin: cosa resta del vertice di Helsinki oltre le polemiche sul Russiagate

Un ristorante di Helsinki ci ha provato, a tenere insieme russi e americani nello stesso piatto. E per ricordare il vertice del 16 luglio ha ideato il “Trumputin”, un’azzardata unione di bliny russi e pancake, caviale e frutti di bosco, panna acida e zucchero vanigliato: la ricetta del “reset”.

Sorvolando sul valore gastronomico di un simile mix, resta un interrogativo importante: al netto del Russiagate, al di là delle polemiche e dei giudizi sul comportamento di Donald Trump e le affermazioni di Vladimir Putin, che cosa resterà di Helsinki? Riguardo al caso delle sospette interferenze russe nelle elezioni americane del 2016 la confusione ora è totale, con Trump costretto a un rapido dietro-front con cui ha ritrattato quanto detto in Finlandia: ha piena fiducia nelle agenzie di intelligence americane, ha spiegato martedì sera nello Studio Ovale, e accetta le loro conclusioni sulle intrusioni russe anche se, ha aggiunto Trump, non hanno inciso sull’esito del voto. I dubbi sul futuro del dialogo costruttivo di cui avevano parlato i due presidenti si infittiscono: avrà comunque un luogo e dei canali lungo cui proseguire, persone che lo prenderanno in mano, oppure il futuro dei rapporti bilaterali resterà in sospeso, in attesa di un vero disgelo che lo scandalo delle interferenze rende per ora impossibile?

Linea aperta tra i generali

Ripercorrendo le dichiarazioni di Trump e Putin sui temi all’ordine del giorno a Helsinki, non resta molto in mano: malgrado non ci si aspettassero grandi annunci. Ma il vero lavoro delle rispettive amministrazioni e diplomazie non è appariscente: lo dimostrano i contatti mai interrotti tra i capi di stato maggiore di Russia e Stati Uniti, i generali Joseph Dunford e Valerj Gerasimov, che si sono incontrati per la prima volta nel febbraio 2017 e negli ultimi mesi hanno intensificato gli scambi. L’8 giugno scorso si sono incontrati proprio in Finlandia per discutere di Siria - dove è rimasta aperta una linea di comunicazione sui movimenti delle rispettive forze aeree - e di sicurezza in Europa, della possibilità di ridurre le tensioni bilaterali.

«Entrambi i comandanti - aveva spiegato Patrick Ryder, portavoce di Dunford - riconoscono la necessità di mantenere comunicazioni regolari per evitare errori, promuovere la trasparenza e prevenire collisioni nelle zone in cui i nostri militari operano in prossimità». Secondo quanto riportava il mese scorso la Cnn, a dispetto del cattivo stato delle relazioni tra Mosca e Washington Gerasimov e Dunford hanno costruito con discrezione un rapporto delicato e cruciale, per assicurare che almeno dal punto di vista militare il legame resti più stabile possibile.

Lotta alla proliferazione nucleare: un nuovo inizio

È uno dei canali attraverso i quali si dovrebbe concretizzare quella ricerca di interessi sovrapposti di cui hanno parlato Trump e Putin a Helsinki. A partire dalla lotta alla proliferazione nucleare, da proseguire con l’estensione del trattato Nuovo Start che ha ridotto gli arsenali a 1.550 testate per parte e, in scadenza nel 2021, può essere prorogato di cinque anni.

Le intese sulla Siria

Se in Siria non sembrano conciliabili le posizioni di russi e americani nei confronti dell’Iran, un margine di cooperazione è possibile nella zona sud-occidentale del Paese, a ridosso delle alture del Golan controllate da Israele che a Putin chiede di esercitare l’influenza su Teheran per tenere a distanza le milizie iraniane e garantire la sicurezza dei confini. Il risultato delle intese di Helsinki non è ancora chiaro, spiega il politologo russo Vladislav Inozemtsev, ma potrebbe essere stata concordata «una maggiore libertà d’azione per la Russia in Siria in cambio di un ridimensionamento delle forze iraniane e di una non interferenza sulle sanzioni Usa all’Iran, di cui russi e sauditi beneficiano dovendo colmare il vuoto che il blocco delle forniture iraniane di petrolio crea sul mercato». A Helsinki Putin ha anche accennato a un’intensificazione degli aiuti umanitari per i profughi siriani, in modo da allentare le pressioni migratorie sull’Europa.

Gruppi di lavoro sull’economia

Poco dopo i colloqui di Helsinki, intervistato dal canale tv Fox News, il presidente russo ha ringraziato «i collaboratori che nel corso degli ultimi mesi hanno lavorato insieme, e non solo per preparare questo summit. Mi riferisco al lavoro dei nostri dipartimenti sulle questioni più spinose, compresa la lotta al terrorismo». L’esempio concreto è l’interazione tra russi e americani in Siria, dove «malgrado una lunga fila di divergenze la collaborazione tra forze armate e intelligence prosegue». Putin ha sottolineato anche la necessità di rafforzare i legami economici: «Ho fatto questo esempio a Trump - ha detto -. Oggi gli europei vendono sul nostro mercato merci del valore di 100 miliardi di dollari all’anno, e 50 miliardi di servizi. Il valore delle merci cinesi è di circa 57 miliardi. E sapete quanto vendono gli Usa? (Merci) per 12 miliardi, servizi per cinque. Questo è il risultato della vostra politica, comprese le sanzioni. A chi servono?». Trump e Putin hanno comunicato l’intenzione di costituire gruppi di lavoro, con il coinvolgimento dei “capitani d’industria».

Via libera a Nord Stream?

Altri due temi cruciali - la crisi ucraina e il gasdotto Nord Stream 2 - hanno avuto sorti opposte a Helsinki, pur essendo strettamente intrecciati. Di Ucraina si è parlato pochissimo, al di là dell’accenno di rito al rispetto degli accordi di Minsk. Al contrario, Trump ha sorpreso tutti ammorbidendo i toni sul gasdotto russo-tedesco a cui aveva fatto guerra fino alla vigilia, considerandolo un rivale per le vendite di shale gas americano all’Europa. Ci faremo concorrenza, ha accettato il presidente americano a fianco di Putin. Forse un “via libera” al gasdotto, seguito dalle rassicurazioni del leader del Cremlino secondo cui Nord Stream 2 non significherà la fine della rotta ucraina del gas. Il giorno dopo, martedì, da Berlino è arrivato l’annuncio di un accordo tra Russia e Ucraina per proseguire i negoziati mediati dalla Ue sul transito di gas russo verso l’Europa. Il contratto in vigore scade alla fine dell’anno prossimo.

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