Mondo

Disunione europea. A 20 giorni dal Consiglio Ue, tutti in ordine sparso…

  • Abbonati
  • Accedi
il grande flop

Disunione europea. A 20 giorni dal Consiglio Ue, tutti in ordine sparso sui migranti

A venti giorni dal Consiglio europeo sui migranti in cui l’Europa doveva rinsavire o perire, nessuna delle due cose è accaduta; ed è quasi rassicurante pensare che è sempre così: gli ultimatum che predicono la morte all’Unione di solito si traducono in stasi il che non porta da nessuna parte ma neanche alla tomba delle aspirazioni europee.

Certo però colpisce che anche il poco che si è deciso nella lunga notte di negoziato brussellese, celebrato da tutti i leader come una vittoria da esibire davanti alle proprie opinioni pubbliche, è stato ignorato o disatteso. In modo eclatante dall’Ungheria che il 19 luglio la Commissione europea ha deferito alla Corte di Giustizia Ue perché le sue leggi su asilo e rimpatri dei migranti non rispettano le norme Ue. Contro Budapest Bruxelles ha inoltre aperto anche una procedura di infrazione per la cosiddetta «legge Soros», che criminalizza le attività a sostegno dei richiedenti asilo perché viola «le leggi Ue, la carta dei diritti fondamentali e i Trattati».

L’Ungheria di Victor Orban non è più forse un caso limite in un continente che si muove in ordine sparso: il ministro dell’Interno Matteo Salvini chiude i porti e cerca sponde con il collega tedesco Seehofer mentre il premier Giuseppe Conte propone alla Commissione Ue di predisporre un’agenzia che regoli la distribuzione dei migranti salvati nel Mediterraneo. Quello che è accaduto domenica - l’Italia ha permesso lo sbarco di 450 migranti in Sicilia ma solo dopo che Germania, Francia, Malta, Spagna, Portogallo e Irlanda hanno promesso di accoglierne più della metà, in media cinquanta per ciascun paese - diventerà, dice il premier italiano, la normalità. Non vi è però nulla di scritto se non l’adesione su base volontaria dei paesi Ue che decideranno di volta in volta né si ha notizia di nascenti centri di asilo per i migranti, come stabilito durante il Consiglio europeo di fine giugno.

In Germania nella dura polemica sull’immigrazione è intervenuto, cosa più unica che rara, il capo della chiesa cattolica, cardinale Reinhard Marx: gli alleati bavaresi di Angela Merkel, ha detto il cardinale al settimanale Die Ziet, «dovrebbero ricordare le loro radici cristiane, un partito che ha inserito la C nel suo nome ha un obbligo, seguire l’insegnamento cristiano sociale, specialmente nel suo atteggimaneto verso poveri e deboli». Segno che la cancelliera Merkel non ha vinto la guerra, ma solo ottenuto una tregua.

Migranti, continua la strage nel mare

La Francia che dovrebbe essere l’unico paese a guida europeista e si dovrebbe battere per non chiudere il continente ai disperati ha sì accolto 50 dei 450 migranti sbarcati in Sicilia ma non ha cambiato la posizione espressa dal presidente Macron a vertice concluso: «La Francia non aprirà centri controllati per i migranti perché non è un paese di primo arrivo». Posizione che indispone ancora di più l’Italia e non è un caso che ultimamente i media internazionali contrappongano Salvini e Macron come i due avversari sul campo di battaglia europeo.

Ultimo esempio di come ognuno si muova in ordine sparso è l’accordo siglato giovedì fra Belgio e Tunisia che faciliterà il rimpatrio dei cittadini tunisini che si trovano nel paese europeo senza permesso di soggiorno.

Oltre alla tregua per Merkel, unica conseguenza di questi mesi di continue dichiarazioni di guerra contro un esercito disarmato che a malapena resta a galla aggrappato a barconi e gommoni è che la Spagna ora a guida socialista è diventata la prima meta dei migranti dal Nord Africa ed è ora preferita all’Italia. Da inizio anno, secondo i calcoli dell’IOM (International Organization for Migration), sono arrivati in Spagna (o recuperati e poi trasferiti) 18.016 migranti contro i 17.827 arrivi in Italia dal primo gennaio 2018.

© Riproduzione riservata