Nuove sanzioni dagli Stati Uniti nei confronti della Russia. Questa volta non c’entrano il conflitto in Ucraina e l’annessione della Crimea, ma l’avvelenamento con gas nervino dell’ex spia Sergej Skripal e della figlia Julia, nel marzo di quest’anno a Salisbury, nel Regno Unito.
Le sanzioni che entreranno in vigore questo mese – a partire dal 22 agosto, secondo quanto riporta Bloomberg - limiteranno le esportazioni verso la Russia di beni e tecnologie statunitensi considerati sensibili per motivi di sicurezza nazionale. Le sanzioni, spiegate da un funzionario del Dipartimento di Stato rimasto anonimo, potrebbero bloccare centinaia di milioni di dollari di esportazioni e limitare per contro le importazioni di determinati prodotti dalla Russia, come per esempio il petrolio. Poche ora dopo arriva la replica del Cremlino attraverso il portavoce di Putin, che definisce le «sanzioni categoricamente inaccettabili».
GUARDA IL VIDEO / Identificati responsabili dell'attacco all'ex spia russa
L’amministrazione Trump ha agito invocando la legge sull’eliminazione delle armi chimiche e biologiche e a questo nuovo round di sanzioni potrebbe seguirne uno ulteriore entro fine anno. In precedenza, sempre in merito alla stessa vicenda, era stata espulsa una sessantina di diplomatici russi. Mosca aveva reagito con una misura analoga e ha sempre negato di essere responsabile dell’avvelenamento dell’ex spia e della figlia e di aver impiegato agenti chimici.
Soddisfazione per le misure Usa è stata espressa dal primo ministro britannico Theresa May: «Accogliamo con favore l’iniziativa dei nostri alleati. Si tratta di una forte risposta internazionale contro l’impiego di armi chimiche da parte della Russia e di un messaggio inequivocabile a Mosca per il suo comportamento spericolato e provocatorio».
Quello delle nuove sanzioni nei confronti della Russia è l’ultimo capitolo della recente, contrastata storia dei rapporti tra i due Paesi. Trump è nel pieno della bufera legata al Russiagate: l’ingerenza di Mosca nelle elezioni presidenziali e la possibilità che il Cremlino abbia favorito la sua elezione a scapito di Hillary Clinton. Pesanti critiche hanno investito il presidente Usa in occasione dell’incontro di luglio con Putin a Helsinki, quando Trump ha minimizzato il ruolo russo nella vicenda per poi cambiare idea e dichiarazioni più volte.
Proprio in queste ore si accende nuovamente lo scontro sull’inchiesta. Il procuratore Robert Mueller ha fatto richiesta per un interrogatorio del presidente Trump e contro l’iniziativa si è scagliato Jay Sekulow, uno dei legati del presidente, affermando: «Siamo pronti ad andare in tribunale per proteggere il presidente». Nelle stesse ore, in una intervista alla Fox, l’ex sindaco di New York e ora consulente legale di Trump, Rudolph Giuliani si è scagliato contro Mueller e gli investigatori del Russiagate, affermando che andrebbero messi loro sotto inchiesta.
© Riproduzione riservata