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Caso Skripal, tutti i dubbi sulla colpevolezza di Mosca

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padre e figlia fuori pericolo

Caso Skripal, tutti i dubbi sulla colpevolezza di Mosca

Quando Serghej Skripal e la figlia Yulia vennero trovati semi-incoscienti in una panchina di Salisbury, il 4 marzo scorso, la vicenda venne immediatamente paragonata al caso Litvinenko: l'ex agente dell'Fsb ucciso a Londra nel 2006, avvelenato da un tè “spruzzato” con polonio. Ma ora che gli Skripal sono stati entrambi - piuttosto improvvisamente - giudicati fuori pericolo dai medici del Salisbury District Hospital, la loro sopravvivenza farà una grandissima differenza sul fronte delle indagini: presto le vittime potranno dare la loro versione dei fatti.

Facendo chiarezza - in teoria - nel mistero che fa da sfondo alla gravissima crisi diplomatica esplosa tra Russia e Gran Bretagna, che hanno sospeso ogni contatto ufficiale ad alto livello. Nell'attesa della testimonianza di Yulia e Serghej, se davvero stanno recuperando in pieno le proprie facoltà mentali, sul caso Skripal le domande senza risposta - o senza risposte convincenti - continuano a moltiplicarsi.
Sul proprio letto di morte, Aleksandr Litvinenko puntò il dito contro Vladimir Putin: «Lei potrà riuscire a far tacere un uomo - disse - ma l'urlo della protesta che si alza da tutto il mondo le risuonerà nelle orecchie per il resto della sua vita, signor Putin. Possa Dio perdonarla per quello che ha fatto, non solo a me ma all'amata Russia e alla sua gente». Le conclusioni dell'inchiesta chiamarono in causa Putin indirettamente, come “probabile” mandante, ma Litvinenko non potè dire di più. Gli Skripal al contrario potrebbero avere molto da raccontare.

Chi ha avvelenato gli Skripal?
Escludendo la possibilità che ad avvelenarli nella casa di Salisbury sia stata qualche sostanza venuta a contatto con loro accidentalmente, la concentrazione più alta dell'agente nervino incolpato è stata rinvenuta sulla maniglia della porta di casa. Chi ce l'ha messa? Gli inquirenti britannici, che focalizzano le ricerche sulle persone di nazionalità russa che avrebbero avvicinato gli Skripal nel giorno dell'avvelenamento, non hanno ancora fatto alcun nome. Venerdì, però, è stata messa in circolazione una fotografia: un uomo e una donna, ripresi da una telecamera di sorveglianza a Salisbury, tra il ristorante italiano Zizzi e la panchina su cui erano seduti gli Skripal. La fotografia sarebbe considerata “di interesse” dalla polizia.

Il «novellino» misterioso
L'appartenenza del gas nervino di tipo militare alla famiglia dei “Novichok”, confermata dagli inquirenti con grande rapidità, è l'elemento centrale da cui partono le accuse di Londra nei confronti della Russia. In russo novichok significa “novellino”. Una sostanza molto complessa da sviluppare e da gestire, dicono le autorità britanniche, riconducibile per questo solo a uno Stato sovrano. Ma proprio su questo fronte la versione ufficiale di Londra ha suscitato perplessità tra la comunità degli scienziati britannici.

A partire dagli esperti governativi del laboratorio militare di Porton Down, presso Salisbury, incaricati delle analisi: malgrado il gruppo dei Novichok sia stato messo a punto in Unione Sovietica tra gli anni 70 e 80, hanno spiegato, il gas potrebbe essere stato sviluppato in diversi altri Paesi. Smentendo il governo britannico e in particolare il ministro degli Esteri Boris Johnson, il responsabile di Porton Down, Gary Aitkenhead, ha chiarito che non è nelle facoltà del laboratorio identificare il Paese di provenienza del Novichok usato contro gli Skripal, definito da Aitkenhead soltanto come “di un tipo sviluppato in Russia”. Così il Foreign Office è stato costretto a cancellare un tweet che affermava che Porton Down non aveva alcun dubbio, e che il Novichok in questione era stato prodotto proprio in Russia. Mentre Downing Street insiste: alla certezza della colpevolezza russa si è arrivati grazie a informazioni di intelligence riservate, analizzate insieme ai resoconti del laboratorio.

Guarigione miracolosa?
Un altro dubbio riguarda l'inatteso miglioramento della salute di padre e figlia, a pochi giorni l'uno dall'altra. Il giorno prima che i medici di Salisbury dichiarassero Yulia fuori pericolo, le sue condizioni erano state definite critiche, le sue capacità mentali probabilmente compromesse nel lungo termine. Non esistono antidoti al Novichok, si è affermato. La guarigione di Serghej e Yulia è regolare o miracolosa?

Tanti indizi, non ancora prove
Un'approfondita ricostruzione dei gas Novichok è stata scritta da Martin Williams, di Channel 4 News. Ricordando che il primo a parlare dei segreti sovietici dell'agente nervino fu, a partire dal 1991, Vil Mirzayanov, un chimico russo. Che raccontò in dettaglio come l'Urss produceva e teneva scorte dei gas: piccole, ma sufficienti a uccidere centinaia di migliaia di persone. Un novellino più tossico di altri agenti: il governo russo dopo l'attacco di Salisbury ripete che «l'Unione Sovietica o la Russia non hanno mai avuto programmi per sviluppare un agente tossico chiamato Novichok». Ma forse si tratta solo di un malinteso semantico.
Molti accademici, scrive Channel 4 News, sono molto cauti sul Novichok e sulle affermazioni di Mirzayanov. La stessa Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) spiega di non poter confermare le informazioni del chimico russo, ora residente negli Stati Uniti. Non si dubita che la famiglia dei gas Novichok esista: ma a differenza dei gas Sarin o VX, che possono essere catalogati con precisione, i Novichok sono un gruppo ampio e non composizioni chimiche specifiche. Ottenuti, spiega Peter Cragg dell'Università di Brighton, dalla reazione di due molecole che non appaiono nella lista della Convenzione internazionale sulle armi chimiche: «Non si può verificare se alcune strutture chimiche siano realmente del gruppo Novichok», spiega Cragg. Insomma, una definizione dei Novichok universalmente riconosciuta dagli scienziati non esiste. Non ci sono prove sulla loro efficacia. E nessun governo, Russia compresa, ha mai ammesso di averli prodotti: per questo i regolatori come la Opcw non possono affermare con certezza “che cosa si intende per Novichok”. Così, non essendo specificamente classificato, il gruppo di gas potrebbe essere in mano a più Paesi che non si sentono in obbligo di dichiararlo: «Non posso credere che soltanto la Russia abbia la tecnologia per produrre i Novichok», spiega Jerry Smith, ex ispettore di armi chimiche.

L'ombra di Saddam
Le ritorsioni britanniche contro Mosca - in particolare le espulsioni di diplomatici russi poi coordinate con numerosi Paesi occidentali, e a cui il Cremlino ha risposto in modo simmetrico - sono scattate prima ancora della conclusione delle indagini, basandosi sull’“alta probabilità” di una colpevolezza russa attribuita a elementi di intelligence mai rivelati. E poi, si guarda al passato: ai casi documentati di oppositori russi raggiunti dai servizi del loro Paese e uccisi. Gli Usa ritengono che siano almeno 14 gli omicidi compiuti in Gran Bretagna e con un sospetto legame con la Russia. La conclusione britannica, fatta propria anche da Stati Uniti, Francia e Germania in una dichiarazione congiunta, è che il coinvolgimento russo nel caso Skripal è “la sola spiegazione plausibile”. Eppure, proprio l'esperienza passata suggerisce di andare a fondo nelle prove: l’intelligence raccolta nel 2003 per affermare che l’Iraq di Saddam Hussein disponeva di armi di distruzione di massa si rivelò sbagliata.

«Tutte le strade portano a Mosca»
Come fa notare Meduza, sito “aggregatore” di notizie sulla Russia di orientamento indipendente, le conclusioni a cui giunge la Gran Bretagna sono plausibili, considerata la passata attività di Serghej Skripal: doppio agente dei servizi militari russi, aveva consegnato a Londra le identità di decine di agenti del proprio Paese sotto copertura in Europa, e per questo era stato condannato a 13 anni nel 2006 per alto tradimento. Nel 2010 venne liberato e scambiato con dieci agenti russi smascherati dall'Fbi negli Stati Uniti. Ma una volta in Inghilterra, avrebbe continuato a dare informazioni sull'intelligence militare russa all'MI6, i servizi segreti britannici. L'ipotesi che dalla Russia qualcuno abbia voluto fermarlo o vendicarsi è sicuramente realistica.
E tuttavia, scrive Meduza, questa non è l'unica possibilità. Perché le autorità britanniche non ne prendono in considerazione altre? Viktoria, cugina di Yulia, ha sostenuto alla televisione russa che ad avvelenare i parenti potrebbero essere stati semplicemente dei “frutti di mare”. In ogni caso, se qualcuno ha tentato di ucciderli ha fallito. E questo con i servizi segreti russi accade raramente. Da parte sua, il Cremlino sostiene che siano stati i servizi britannici ad avvelenare gli Skripal, per rompere l'isolamento in cui Brexit ha costretto Londra e per fomentare l'ostilità verso la Russia. Nega di avere scorte di Novichok o di qualunque altra arma chimica. Ma la richiesta russa di un'inchiesta congiunta presso l'Organizzazione internazionale per la proibizione delle armi chimiche (Opcw), messa ai voti il 4 aprile, non è stata approvata (15 voti contro 6).

Perché hano ucciso Nash Van Drake?
Nash Van Drake era il gatto nero di Serghej Skripal. L'hanno trovato chiuso nella casa messa sotto sequestro, insieme a due porcellini d'India morti - sostengono le autorità britanniche - per disidratazione. Anche Nash è stato trovato malnutrito e in pessime condizioni: dicono di averlo abbattuto “per alleviare le sue sofferenze”. E se fossero rimasti intossicati anche loro? La storia è andata ad alimentare la furia di Mosca: «Cosa è successo a questi animali? Perché nessuno ne parla? La loro condizione sarebbe una prova importante», chiede Vasily Nebenzia, l'ambasciatore russo alle Nazioni Unite.

La cugina Viktoria
Il 5 aprile la televisione russa ha mandato in onda la registrazione di una telefonata tra Yulia e Viktoria Skripal, sua cugina, residente in Russia. Conversazione della cui autenticità gli inquirenti britannici dubitano, malgrado Viktoria l'abbia confermata alla Bbc. Nella registrazione Viktoria si augura di ricevere un visto per la Gran Bretagna, per poter raggiungere Yulia, che però la avverte: nessuno glielo darà. Il Foreign Office ha assicurato assistenza consolare a Viktoria: e tuttavia, la richiesta di un visto è poi stata respinta. La Russia potrebbe usare Viktoria a proprio vantaggio, temono a Londra. Mentre Viktoria ora dice di sospettare che gli inglesi “abbiano qualcosa da nascondere”. Dietro di lei, con i tabloid britannici scatenati a raccontare ogni dettaglio di una famiglia che ha subìto molte altre perdite e ricca di nuovi segreti - il boyfriend di Yulia di cui nessuno conosce il nome, la madre di lui vicina alla cerchia interna di Vladimir Putin, un cane scomparso e così via - la verità sul caso Skripal appare sempre più complessa, e inafferrabile.

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