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Migranti, come funziona la polizia di frontiera Ue voluta da Juncker

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IL PROGETTO DI 10MILA AGENTI

Migranti, come funziona la polizia di frontiera Ue voluta da Juncker

Una polizia di frontiera Ue, con poteri allargati e 10mila uomini schierati sui confini. Secondo il quotidiano spagnolo El Pais, dovrebbe essere l’annuncio più corposo del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker in vista del suo intervento alla Plenaria di Strasburgo del 12 settembre. L’ipotesi di un progetto legislativo ad hoc era circolata da tempo, anche per bocca di altri rappresentanti delle istituzioni Ue. Uno degli ultimi a parlarne era stato il commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos, intervenendo al vertice informale fra ministri dell’Interno che si è tenuto a Innsbruck in luglio. Ora l’obiettivo si è formalizzato in un progetto legislativo che dovrebbe andare in porto entro le elezioni europee del 2019, come lascito - anche simbolico - della Commissione nell’era Juncker.

Come funzionerebbe la polizia di frontiera di Bruxelles
Al di là del segnale politico, il progetto di una polizia di frontiera è l’ultima tappa di un iter di integrazione comunitaria svolto sulla sicurezza e della vigilanza sui confini Ue. I 10mila agenti ipotizzati dalla Commissione costiturebbero un rafforzamento all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, il sistema di controllo dello spazio Schengen inaugurato nel 2016 in continuità con la preesistente agenzia Frontex (2004). L’esecutivo avvierebbe così una gestione centralizzata dei flussi migratori, spostando le competenze di controllo da una dimensione nazionale a una dimensione comunitaria. Attualmente i paesi coinvolti possono esercitare il proprio controllo sulla gestione delle frontiere, mentre un “blocco” unitario delegherebbe a Bruxelles una vigilanza di insieme su sbarchi e sistemi di controllo sull’immigrazione irregolare. Da notare che l’agenzia attuale non sfrutta personale proprio sulle coste, svolgendo più che altro una funzione di raccordo fra le singole autorità nazionali.

Quando arriva, perché proprio ora
Sempre a quanto scrive El Pais, e come aveva anticipato Avramopoulos, il dispiegamento di 10mila agenti dovrebbe avvenire entro il 2020. La proposta, notano gli osservatori internazionali, sembra calibrata per dare una risposta alle accuse di «debolezza» europea nella gestione dei flussi irregolari. L’apice della crisi migratoria si è raggiunta nel 2015, con lo sbarco di 1,8 milioni di richiedenti asilo nella Ue, ma la polemica sull’«egoismo» degli Stati membri ha tenuto banco negli anni successivi anche a fronte di un brusco calo degli sbarchi. In termini di agenda istituzionale, l’annuncio è propedeutico (e sarà discusso) al Consiglio europeo in programma il 20 settembre a Salisburgo, in Austria. Lo stesso vertice dove si attende un passo in avanti sulla revisione di Sophia, una missione militare di contrasto al traffico di esseri umani che l’Italia ha intenzione di modificare sul fronte delle politiche di sbarco.

Arrivano anche le guardie (digitali)
Oltre alle frontiere fisiche, Juncker cercherà di alzare i controlli su quelle digitali. La Commissione starebbe programmando un’azione di pressing sulle piattaforme online perché monitorino ed elimino le fake news diffuse in vista delle elezioni del 2019, come prevenzione dalle interferenze esterne. La vigilanza servirebbe a tutelare l’informazione dei cittadini da intrusioni internazionali, per evitare distorsioni in chiave propagandistica (ed anti-europea) in vista di un voto che si già annuncia tesissimo. La Commissione teme gli effetti distorsivi di campagne orchestrate dall’esterno, per lo più in chiave di delegittimazione della Ue.

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