Mondo

Copyright, ecco cosa ha votato il Parlamento Ue e perché non è…

  • Abbonati
  • Accedi
tutela di giornalisti, autori e editori

Copyright, ecco cosa ha votato il Parlamento Ue e perché non è una «censura»

La proposta di riforma del copyright che l’Europarlamento ha approvato mercoledì 12 settembre - dopo averne discusso per due anni - tutela i contenuti sul web. Quelli giornalistici soprattutto ma anche di tutti coloro che producono a vario titolo contenuti e vengono intercettati e rilanciati dalle grandi piattaforme web, Google, Youtube, Facebook per fare i nomi più importanti. Il testo votato oggi alla plenaria di Strasburgo apporta alcune modifiche importanti alla proposta della commissione affari giuridici di luglio (quando invece il testo, più duro, è stato respinto).

GUARDA IL VIDEO / L'Europarlamento ha approvato la direttiva sul Copyright

La proposta approvata oggi non è comunque il testo finale perché questo verrà definito solo al termine dei negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue che cominceranno nelle prossime settimane.

1. Le grandi compagnie web dovrebbero condividere i loro ricavi con artisti e giornalisti. I creativi, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori e giornalisti, devono essere remunerati per il loro lavoro quando questo è utilizzato da piattaforme di condivisione come YouTube o Facebook e aggregatori di notizie come Google News.

I giganti web sono responsabili
La posizione del Parlamento rafforza la proposta della Commissione europea in materia di responsabilità delle piattaforme e degli aggregatori riguardo alle violazioni del diritto d'autore. Questo vale anche per i cosiddetti snippet, dove viene visualizzata solo una piccola parte del testo di un editore di notizie. In pratica, questa responsabilità imporrebbe ai giganti web di remunerare chi detiene i diritti sul materiale, protetto da copyright, che mettono a disposizione.

Una quota al giornalista non solo all’editore
Il testo richiede inoltre espressamente che siano i giornalisti stessi, e non solo le loro case editrici, a beneficiare della remunerazione derivante da tale obbligo di responsabilità.

Escluse le Pmi
Allo stesso tempo, nel tentativo di incoraggiare le start-up e l'innovazione, il testo esclude esplicitamente dalla legislazione le piccole e micro imprese del web.

La condivisione di hyperlink è libera
I deputati hanno introdotto nuove disposizioni che hanno lo scopo di non ostacolare ingiustamente la libertà di espressione che caratterizza Internet. Pertanto, la semplice condivisione di collegamenti ipertestuali (hyperlink) agli articoli, insieme a “parole individuali” come descrizione, sarà libera dai vincoli del copyright.

Tutelare opere che non colpiscono il copyright
Qualsiasi misura adottata dalle piattaforme per verificare che i contenuti caricati non violino le norme sul diritto d'autore dovrebbe essere concepita in modo da evitare che colpisca anche le opere che non violano il copyright. Le stesse piattaforme dovranno inoltre istituire dei meccanismi rapidi di reclamo (gestiti dal personale della piattaforma e non da algoritmi) che consentano di presentare ricorsi contro l’ingiusta eliminazione di un contenuto.

Wikipedia, meme, software open source liberi da direttiva
Caricare contenuti su enciclopedie online che non hanno fini commerciali, come Wikipedia, o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub, è attività esclusa dall'obbligo di rispettare le nuove regole sul copyright. Esclusi anche i meme come le parodie.

Autori e artisti possono rinegoziare i compensi
Il testo del Parlamento rafforza la posizione negoziale di autori e artisti consentendo loro di “esigere” una remunerazione supplementare da chi sfrutta le loro opere, nel caso il compenso corrisposto originariamente è considerato «sproporzionatamente» basso rispetto ai benefici che ne derivano. Tali benefici dovrebbero includere le cosiddette «entrate indirette». Gli autori e agli artisti possono anche revocare o porre fine all'esclusività di una licenza di sfruttamento dell'opera, se ritengono che la parte titolare dei diritti di sfruttamento non stia esercitando tale diritto.

La soddisfazione del relatore
Dopo la votazione, il relatore Axel Voss (PPE, DE) ha dichiarato: «Sono molto lieto che, nonostante il forte lobbying dei giganti di Internet, la maggioranza dei deputati al Parlamento europeo sia ora a favore della necessità di tutelare il principio di una retribuzione equa per i creativi europei. Il dibattito su questa direttiva è stato molto acceso e credo che il Parlamento abbia ascoltato con attenzione le preoccupazioni espresse. Abbiamo quindi affrontato le preoccupazioni sollevate in merito all'innovazione escludendo dal campo di applicazione i piccoli e micro aggregatori o piattaforme. Sono convinto che, una volta che le acque si saranno calmate, Internet sarà libera come lo è oggi, i creatori e i giornalisti guadagneranno una parte più equa degli introiti generati dalle loro opere, e ci chiederemo il motivo di tutto questo clamore».

© Riproduzione riservata