STRASBURGO - È un discorso che si è voluto privo di slanci retorici e molto concreto quello che il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha pronunciato oggi qui a Strasburgo nel tradizionale discorso annuale sullo Stato dell'Unione davanti al Parlamento europeo. L'ex premier lussemburghese ha presentato 18 iniziative legislative, dall’immigrazione alle fake news alla cooperazione con l’Africa, nel tentativo di rilanciare l’immagine di una Europa che protegge in un contesto di grave euroscetticismo in tutti i Paesi europei.
Il presidente della Commissione ha voluto prima di tutto ricordare alcuni dei successi europei: «Nessun Paese da solo avrebbe potuto mettere in orbita 26 satelliti. Galileo oggi ha 400 milioni di utilizzatori in giro per il mondo». Nel contempo, l'ex premier lussemburghese ha ricordato che l'Unione europea rappresenta un quinto dell'economia mondiale e che 60 Paesi hanno legato la propria valuta in un modo o nell'altro all'euro.
Sul fronte programmatico, il presidente della Commissione ha messo l'accento su due fronti. Prima di tutto, ha confermato che intende rafforzare l'agenzia comunitaria Frontex, dedicata al controllo delle frontiere esterne dell'Unione. Come anticipato in maggio, l'esecutivo comunitario vuole assumere 10mila nuovi doganieri, entro il 2020 e non 2027, come proposto in precedenza. La proposta è ambiziosa perché nei fatti significa una riduzione delle sovranità nazionali in questo ambito.
A proposito della scelta politica presa in giugno dai Ventotto di distribuire gli sbarchi di migranti in diversi Paesi europei, l'uomo politico ha insistito, in linea con la posizione del governo italiano, perché l'Unione «si doti di una solidarietà durevole e organizzata». Il tema è attualmente in discussione tra i governi, ma il dossier è delicato e i passi avanti molto limitati. Più in generale, per meglio gestire i flussi migratori da Sud, la Commissione vuole lanciare un nuovo partenariato con l'Africa.
Bruxelles vuole inoltre presentare nuovi testi legislativi per contrastare i contenuti illegali su Internet così come i tentativi di influenzare con fake news le elezioni in Europa. Tornando all'economia, il presidente della Commissione ha fatto notare che tuttora l'Unione importa l'80% del suo fabbisogno energetico in dollari, quando dagli Stati Uniti proviene appena il 2% delle materie prime. «È abberrante, ridicolo», ha detto Jean-Claude Juncker, promettendo di rivedere questa situazione.
Nei fatti, il presidente della Commissione europea ha voluto rilanciare l’immagine dell’Europa nelle file di una pubblica opinione che ha perso entusiasmo per il progetto comunitario. Al tempo stesso ha avvertito che il rischio dell'Unione è di perdere progressivamente influenza a livello mondiale, dinanzi all’emergere della Cina o nei confronti degli Stati Uniti. In questo contesto, ha proposto che «in alcuni settori» le scelte di politica estera vengano prese a maggioranza qualificata e non all'unanimità.
Sul tema del populismo, il presidente della Commissione ha lodato «il patriottismo illuminato», mettendo in guardia contro «il nazionalismo malsano» e ricordando come «la guerra colse il continente di sorpresa nel 1914 dopo che il 1913 era stato per gli europei un anno tranquillo». Jean-Claude Juncker ha esortato alla “vigilanza” per evitare «un nuovo conflitto in Europa». Ha assicurato che «la sovranità europea nasce dalle sovranità nazionali, e non le sostituisce».
A differenza che in passato Jean-Claude Juncker ha mantenuto nel suo discorso sullo Stato dell'Unione per così dire un basso profilo, un atteggiamento concreto, evitando eccessivi slanci retorici o inutili battute leggere. Soprattutto non ha voluto aizzare gli animi e prendere di petto i partiti più radicali ed estremisti che alle prossime elezioni europee del maggio dell'anno prossimo potrebbero avere un ruolo molto influente nella macchina comunitaria.
Incontrando successivamente la stampa internazionale, Juncker si è detto «del tutto allibito dai continui attacchi di almeno uno dei due vicepremier italiani e dalla retorica politica di parte della coalizione del governo». Il presidente della Commissione Ue ha poi citato esplicitamente Matteo Salvini. «Salvini ha affermato che in campagna elettorale ogni volta che apro bocca, lui guadagna voti. Io non voglio essere utile a lui, ma utile all'Italia. Con il premier Conte, il mio amico Giuseppe, non ho problemi», ha concluso Juncker.
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