Le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo italiano hanno fatto danni, provocando un rialzo dei tassi d’interesse per famiglie e imprese. Ora è il momento dei fatti, con la presentazione della legge di bilancio, e su quelli risparmiatori e investitori giudicheranno. Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, che ha risposto ad alcune domande dei giornalisti sull’Italia durante la conferenza stampa dedicata alle decisioni di politica monetaria.
La Bce oggi ha inoltre rivisto leggermente al ribasso le previsioni di crescita per il 2018 e il 2019 ma resta ottimista sulle prospettive di crescita dell’area euro. In particolare, le stime sul Pil sono state riviste al 2% (dal 2,1) nel 2018 e all’1,8% (dall’1,9%) nel 2019. Invariate all’1,7% le stime per il 2020. Confermate anche le stime di inflazione, prevista all’1,7% all’anno nel triennio 2018-2020.
Protezionismo primo rischio
L’economia europea, ha detto il presidente Mario Draghi in conferenza stampa a Francoforte dopo la riunione del Consiglio
direttivo, prosegue insomma su un percorso di crescita solida nonostante le incertezze legate al protezionismo, alla fragilità
di alcuni Paesi emergenti e alla volatilità dei mercati finanzari. Per garantire una ripresa stabile dell’inflazione verso
l’obiettivo della Bce, ha aggiunto Draghi, la politica monetaria della Bce continuerà a fornire «uno stimolo significativo»
all’economia europea per un «periodo di tempo esteso», anche dopo la fine del Qe.
Draghi sull’Italia: le parole hanno creato danni, ora aspettiamo i fatti
L’Italia ha occupato buona parte della sessione di domande e risposte. «Le parole di esponenti del governo italiano - ha
detto Draghi - sono cambiate molte volte e in alcuni casi hanno provocato qualche danno, con un aumenti dei tassi per imprese
e famiglie anche se tutto ciò non ha contagiato granché altri paesi dell'Eurozona, rimane un episodio principalmente italiano».
Ora, ha concluso, aspettiamo i fatti, cioè la presentazione della legge di bilancio e il successivo esame in Parlamento. Per ora ci atteniamo alle parole del primo ministro, del ministro dell’Economia e del ministro degli Esteri, i quali hanno detto che l’italia rispetterà le regole di bilancio europee».
“Le dichiarazioni hanno creato qualche danno e i tassi in Italia sono saliti per famiglie e imprese ma non c’è stato un contagio in altri Paesi europei”
Mario Draghi, presidente della Bce
«La Bce non finanzia i debiti dei governi»
«Il mandato della Bce è la stabilità dei prezzi nel medio periodo e abbiamo usato il Qe come strumento verso questo scopo.
In passato ci è stato chiesto perché abbiamo fatto ricorso a tassi di interessi negativi sottraendo rendimenti agli investitori.
La risposta è che il nostro mandato è la stabilità dei prezzi nel medio periodo e non altro. In questo caso, relativamente
al Qe, non è uno strumento per garantire che il debito governativo sia finanziato in ogni circostanza». Così il presidente
della Bce ha risposto a una domanda sui timori in Italia che la fine del QE equivalga ad abbandonare il Paese a se stesso.
Draghi: Major source of uncertainty we see in global outlook comes from rising protectionism
– European Central Bank(ecb)
Tassi invariati
Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso inoltre di lasciare invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento
principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi overnight, che restano rispettivamente allo 0%, allo
0,25% e a -0,40 per cento.
Il Consiglio direttivo si attende inoltre che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino all'estate del 2019 e in ogni caso «finché sarà necessario per assicurare che l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine».
Acquisti dimezzati a 15 miliardi da ottobre
Confermata anche la exit strategy per quanto riguarda gli acquisti netti del Qe che continueranno al ritmo di 15 miliardi
di euro al mese a partire da ottobre (dai 30 miliardi attuali) e termineranno il 31 dicembre 2018. La Bce infine conferma
l'intenzione di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione
degli acquisti netti di attività «e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e
un ampio grado di accomodamento monetario».
Qe, storia degli acquisti dal marzo 2015 a oggi
Il programma di acquisto di titoli di Stato (e non solo) da parte della Bce è iniziato nel marzo 2015. Nel primo anno l’Eurotower
ha comprato in media titoli per 60 miliardi di euro al mese; dall’aprile 2016 al marzo 2017 il ritmo è aumentato a 80 miliardi
al mese per poi tornare a 60 miliardi da aprile a dicembre 2017. A partire da gennaio 2018 il programma si è dimezzato a 30
miliardi di acquisti al mese e dal prossimo ottobre, come confermato oggi, scenderà a 15 miliardi per concludersi il 31 dicembre.
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