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accordo a quattro sull’accoglienza

Aquarius, Macron: sui migranti crisi politica tra Italia e resto d’Europa

Si sblocca il caso Aquarius. I 58 migranti a bordo della nave, di proprietà della Ong Sos Méditerranée, saranno fatti sbarcare temporaneamente a Malta, prima di essere trasferiti in quattro paesi Ue: 18 andranno in Francia (dopo il rifiuto iniziale dell’esecutivo di concedere l’attracco al porto di Marsiglia), 15 in Germania, 15 in Spagna e 10 in Portogallo, il primo paese a rendersi disponibile come porto sicuro per l’imbarcazioni. Lo riferiscono fonti governative alle agenzie internazionali, dopo una giornata all’insegna delle tensioni diplomatiche.

La vicenda che si avvia a conclusione non è priva di polemiche. A margine dell’Assemblea Generale dell’Onu dove è intervenuto, il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di «crisi politica tra l’Italia e il resto dell’Europa. L’Italia ha scelto di non seguire più le leggi internazionali e in particolare quelle umanitarie del mare, secondo cui quando una nave è in una situazione umanitaria va nel porto più vicino».

Sullo sfondo della polemica, la mappa delle migrazioni in Europa sta cambiando fisionomia, spostando gli equilibri dei paesi più (o meno) esposti ai flussi migratori. Nel secondo trimestre del 2018, secondo dati Eurostat, si è registrato un incremento del 4% di nuovi richiedenti asilo (da 131.400 a 136.700), ma la distribuzione fra paesi ha segnato cambi di tendenza anche abbastanza bruschi rispetto all’anno scorso.

Dove vanno i richiedenti asilo: in Italia crollo del 60%
In valori assoluti, il grosso dei richiedenti si è concentrato in Germania (33.700 richiedenti, il 25% del totale), seguita da Francia (26.100, il 19%), Grecia (16.300, 12 %), Spagna (16.200, sempre al 12%) e ancora l’Italia (13.700, il 10% del totale). La dinamica, però , diventa più chiara scorrendo a ritroso le statistiche. L’Italia ha registrato un crollo di richieste pari al -23% a livello trimestrale e al -60% su scala annuale, in direzione opposta ai numeri continentali e agli exploit di Grecia (+26% e +55%) e soprattutto Spagna (+85% e +68%). Nel dettaglio, la Penisola ha visto calare i richiedenti di circa 4.100 unità dal primo al secondo trimestre dell’anno in corso (da 17.285 a 13.670 unità) e di oltre 20.400 tra il secondo trimestre 2017 e lo stesso periodo del 2018 (da 34.155 a 13.670).

La Spagna, all’estremo opposto, sta affrontando un incremento di 7.110 unità rispetto all’anno scorso e di 7.960 unità nell’arco degli ultimi tre mesi. La Francia di Emmanuel Macron, reduce dall’alzata di scudi sul caso Aquarius, si misura con una crescita contenuta su scala trimestrale (+3%, da 25.255 a 26.100 ) e già più sostenuta su scala annuale (aumento del 22% dal secondo trimestre 2017 allo stesso periodo del 2018, pari a 4.640 richiedenti in più). Quanto ai paesi di provenienza ,si mantengono i primati di Siria (18.300), Afghanistan (9.200) e Iraq (8.400).

Solo il 37% delle risposte è positive. Quasi un milione di pratiche in bilico
Sempre negli ultimi tre mesi, le autorità dei vari stati membri hanno preso una decisione su 142.700 casi, dando il via libera alla protezione solo nel 37% dei casi. Il paese più “efficiente” è stata la Germania, con 40.750 decisioni (il 61% delle quali negative), la Francia (28.060 decisioni, nel 73% dei casi negative) e Italia (24.755 decisioni, negative nel 61% dei casi). Ad oggi restano in sospeso quasi un milione di pratiche (885.500), spartite in larga parte fra due paesi: Germania (410.600 domande inevase, il 46% del totale) e Italia: 131. 900 domande ancora da verificare, il 15 % di tutta la Ue.

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