BERLINO - Incontrando l’8 ottobre a Berlino il ministro del Lavoro tedesco, Hubertus Heil, il vicepremier Luigi Di Maio ha citato a più riprese “Hartz IV”, spiegando di voler adattare alla realtà italiana il modello tedesco di sussidio di disoccupazione con condizionalità.
Il tasso di disoccupazione in Germania quest’anno scenderà sotto la soglia del 5%, a settembre i disoccupati erano 2,26 milioni. L’occupazione naviga su livelli record a quota 45 milioni di occupati. Eppure dal 2012 a oggi in Germania, nonostante una robusta crescita del Pil che non si vedeva dalla riunificazione, il numero dei cittadini sostenuti dai sussidi Hartz IVè stagnante, attorno ai 4 milioni: solo la quota di quelli registrati come disoccupati in cerca di lavoro è calata da 2,5 milioni nel 2007 a 2 milioni nel 2012 e agli attuali 1,5 milioni, fa notare Karl Brenke, economista del think tank Diw. Tra il 2005 e il 2012 Hartz IV ha funzionato,il numero complessivo di chi ha chiesto e ottenuto questo sussidio è via via sceso di oltre 1,3 milioni, da 7,2 a 5,9 tenuto conto delle tre categorie di assistiti. Ma solo il 38% dei partecipanti ad Hartz IV tra i 15 e i 64 anni è registrato come disoccupato: dal 2012 il numero complessivo è fermo.
La Germania così si interroga sui pro e contro di Hartz IV, sistema ideato nel 2003 dal governo guidato dal cancelliere Spd Gerhard Schröder, nell’ambito di un ampio piano di riforme, prende il nome dal ministro del Lavoro Peter Hartz (poi divenuto più famoso per uno scandalo a luci rosse che gli costò il posto in Volkswagen). Hartz IV, attivo dal 2005 quando il tasso di disoccupazione tedesco era al picco dell’11%, fa leva su un concetto caro ai tedeschi, quello della “condizionalità”: il sussidio è collegato alla capacità e soprattutto alla volontà del disoccupato di rientrare nel mercato del lavoro anche attraverso corsi di formazione. Oltre al disoccupato che ha perso il posto e vuole rientrare nel mercato del lavoro, ad aver diritto ad Hartz IV c’è anche chi lavora con mini-job con stipendio bassissimo (e il suo reddito viene integrato) e vuole un lavoro meglio remunerato.
La colpa della frenata ai successi di Hartz IV è data alla digitalizzazione e robotizzazione che riducono i posti di lavoro. C’è chi pensa che Hartz IV rinchiuda i disoccupati dentro un recinto ovattato lontano dalla realtà del mercato del lavoro. Altri sostengono che sia segno della crescente disuguaglianza, dell’aumento della povertà e dell’immigrazione. Il tema è dibattuto ma non sono in vista riforme rivoluzionarie: la Germania è ancora lontana dal reddito di cittadinanza inteso come forma di sussidio universale senza condizionalità: una proposta in tal senso, lanciata dal sindaco di Berlino Michael Müller non ha trovato consensi né nella CDU/CSU né a sinistra nell’SPD. L’attuale governo di Grande Coalizione guidato da Angela Merkel ha aumentato la spesa per le agenzie di collocamento e Hartz IV a 36,4 miliardi (dai 32 del 2017) di cui 9 miliardi per i corsi di formazione e aiuti per trovare il posto di lavoro, il resto per l’assegno mensile e affitto.
Come funziona Hartz IV
Il sistema dei sussidi di disoccupazione in Germania si articola su due livelli: un primo sussidio è temporaneo, dato a chi perde il posto di lavoro ma potrebbe trovarlo in tempi brevi, e un secondo livello di sussidio, per l’appunto Hartz IV. Il primo livello riconosce il 60% dell’ultimo stipendio, che sale fino al 67% nel caso di disoccupati sposati e con figli: questo sussidio, che attinge ai contributi versati dai lavoratori per questo tipo di assicurazione, dura fino a 12 mesi per età fino a 50 anni e per 18 mesi dai 50 anni ai 55 e 24 mesi oltre i 55 anni. Dopo questo primo intervento di sostegno, il disoccupato entra nel regime Hartz IV, che viene riconosciuto a chi è disposto a trovare un nuovo posto di lavoro «il prima possibile» attraverso le 407 agenzie di collocamento su tutto il territorio, chi può frequentare corsi di formazione ma anche chi ha handicap e non è in grado di fare qualsiasi lavoro. Il sussidio consiste in un assegno mensile di 416 euro (maggiorato nel caso di figli) e il pagamento da parte dello Stato federale dell’affitto della casa (compreso il riscaldamento ma non le bollette di luce e telefono). Se il disoccupato rifiuta le offerte di posti di lavoro, da una a tre volte, l’assegno dei 416 euro si riduce prima del 10% poi del 30% fino al 100%, anche se il sussidio per i figli resta, l’affitto continua a essere pagato e arriva un ticket per acquistare cibo e bevande. Sotto il cappello Hartz si possono chiedere prestiti o si può andare a credito; durante i corsi di formazione, che durano anche due anni, il disoccupato continua a ricevere il sussidio. Chi non va al corso o all’appuntamento presso i centri di impiego deve avere un certificato medico per assenza giustificata.
Hartz IV sotto accusa ma resiste
La Germania ha un bassissimo tasso di disoccupazione di diplomati con laurea e master, dell’1,8%. La disoccupazione giovanile (sotto 25 anni) è la più bassa in Europa al 4,8% con picchi nei due sensi, il 9,3% nei Länder più poveri come Sassonia-Anhalt (ex Germania dell’Est) e 2,8% nella ricca Baviera. Il problema della disoccupazione riguarda chi non ha alcuna istruzione e chi non ha frequentato a scuola i corsi di formazione, soprattutto gli immigrati: in questo caso il tasso di disoccupazione può salire al 12-13%.I centri di impiego dell’Agenzia Federale di Collocamento vanno orgogliosi per i 550.000 disoccupati che solo nel 2017 erano impegnati nei centri di formazione. La sfida è importante: ma la condizionalità di Hartz IV non si tocca.
© Riproduzione riservata