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Merz, il Macron della Germania che punta al dopo Merkel

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il candidato alla presidenza Cdu

Merz, il Macron della Germania che punta al dopo Merkel

Europeista convinto, ma non a tutti i costi. Un Macron tedesco. Un “neoliberale” che rivendica meno presenza pubblica nell’economia. Devoto alla globalizzazione, pronto alla sfida della digitalizzazione, favorevole all’immigrazione a sostegno del mercato del lavoro ma duro contro l’immigrato clandestino e l’apertura merkeliana ai rifugiati. Attento al cambiamento climatico, vede bene la protezione dell’ambiente anche per strizzare l’occhio ai Verdi. Molto vicino agli Stati Uniti e lontano dal Regno Unito, considera Brexit un’opportunità per la Germania e per l’Europa per progredire su difesa e sicurezza: condivide la chiamata per una spesa militare della Germania al 2%. Sostiene con vigore la creazione di una piazza finanziaria in Europa continentale, perché no a Francoforte, e una grande Borsa europea. Friedrich Merz, il 62enne candidato alla presidenza della Cdu, è tutto questo: a destra di Angela Merkel, quel tanto che basta per riprendere i voti persi all’Afd, ma anche dinamico e progressista, quanto potrebbe bastare per riprendere i voti persi a favore dei Verdi Die Grünen.

A favore di un’Unione politica dell’Europa
Merz è un ottimo oratore, a differenza della Merkel, e dosa bene le parole. Annunciando la sua candidatura alla leadership della Cdu, l’unica grande critica verso la Merkel è stata quella di aver lasciato che la Germania non rispondesse a Emmanuel Macron sull’Agenda europea. Merz non fa mistero di essere molto a favore di un’Europa politicamente unita, che vada oltre l’unione monetaria. L’Unione europea va rafforzata, ha detto, nell’economia, nel lavoro e nel sociale, nelle infrastrutture europee come il digitale e la comunicazione satellitare. Merz apre dunque a Macron: ma questo non significa che aprirebbe all’Italia di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio. Posizionandosi a destra della Merkel, la Cdu sotto Merz non sarebbe disponibile a fare grandi concessioni a un’Italia che allenti la presa sul controllo dei conti pubblici.

Il soprannome “Anti-Merkel” è un’etichetta che è rimasta attaccata a Merz dal 2002, quando la Merkel neopresidente della Cdu lo fece dimettere da capo del gruppo parlamentare Cdu-Csu, vedendo in lui un pericoloso rivale. La Merkel è poi rimasta nota per la sua capacità, dimostrata in 18 anni alla guida della Cdu, di non far crescere attorno a lei personaggi politici di standing alto che potessero metterla in ombra.

L’anti-Merkel
Merz, che dal 2009 è uscito dalla vita politica del Paese a livello federale e dal Bundestag, è riemerso in questi giorni sulla scena candidandosi pubblicamente per la guida della Cdu, a poche ore dalla rinuncia della cancelliera. Non si è fatto alcuno scrupolo, come per esempio il segretario generale della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer (o Akk) e ha subito dato un colpo di acceleratore entrando nella corsa per la poltrona n.1 alla Cdu. È visto comunque anti-Merkel nel modo in cui intende affrontare l’ascesa dell’Afd e il calo dei voti, dando nuovo vigore e dinamismo a un partito che ha visto i consensi elettorali crollare dal 40% del 2013 al 25% negli ultimi sondaggi. Merz ha assicurato di poter lavorare molto bene con la Merkel cancelliera e lui leader della Cdu: resta da vedere se la Merkel raccoglierà questo ramoscello d’ulivo. Negli ambienti politici vicini all’establishment, una minaccia maggiore per il futuro della Merkel (almeno fino al 2021) potrebbe essere la nomina di Akk alla guida della Cdu, con quest’ultima che toglierebbe di mezzo un’altra donna che potrebbe solo sminuirla.

Il ruolo in Blackrock
La carriera di Merz nell’alta finanza, a differenza di Macron con Rothschild in Francia, non è un atout in Germania. Un certo establishment conservatore tedesco non vede bene un futuro cancelliere famoso per aver architettato un meccanismo di elusione fiscale (Cum-Cum) per sfuggire alla tassazione negli investimenti finanziari. Merz è membro del consiglio di sorveglianza di BlackRock (senza incarico esecutivo, che lascerebbe se divenisse leader Cdu) e questo fa alzare più di un sopracciglio,perché il colosso è primo azionista in Bayer (6,4%), Siemens (5,8%), secondo azionista in Sap (5,9%) e Deutsche Bank (5%) e tra i principali in Daimler (5%). Merz è stato protagonista nella cessione/salvataggio di WestLB ai tempi della Grande crisi. Siede tuttora in innumerevoli consigli di amministrazione, è nel consiglio di sorveglianza di Hsbc Trinkaus a Düsseldorf, sua città ora. È avvocato di successo e partner dello studio legale americano Mayer Brown di Chicago. Non da ultimo è responsabile per Brexit nel governo della Renania settentrionale-Vestfalia: suo il piano post-Brexit di attrarre a Düsseldorf le aziende europee ora a Londra.

Candidatura partita con il vento in poppa
Merz può rivoluzionare la politica tedesca,sebbene lui vada dicendo che «la Cdu ha bisogno di rinnovamento, non di rivoluzione». Il suo soprannome più amato dai tedeschi è Bier Teken (il sottobicchiere in cartone, ndr), da quando disse che la dichiarazione dei redditi si deve poter scrivere tutta lì. Semplificare e alleggerire ora significa sfoltire i rami secchi dalla Cdu. La sua autocandidatura è partita a razzo, sollevando entusiasmi inattesi: alcuni commentatori si sono già spinti a pronosticare che l’altro candidato di destra in Cdu, il 38enne Jens Spahn potrebbe decidere di ritirarsi per appoggiare Merz e conquistarsi così una poltrona da ministro quando Merz diventerà cancelliere.

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