Nuovo exploit del mercato del lavoro americano. L’economia a stelle e strisce ha creato 250mila impieghi in ottobre, battendo
nettamente le previsioni medie di 188mila. Il tasso di senza lavoro è rimasto ai minimi storici del 3,7%, inediti dal 1969.
Sono ormai 97 mesi consecutivi che l’espansione statunitense aggiunge buste paga.
Una sorpresa positiva, questa volta, è arrivata anche dai salari orari, spesso il tallone d'Achille della longeva espansione:
sono lievitati del 3,1% rispetto all'anno scorso, il miglior andamento in un decennio e la prima volta nel periodo che la
marcia delle buste paga ha superato la soglia del 3 per cento.
Nel mese, per il settore privato, sono lievitati in media di 5 centesimi l'ora a 27,30 dollari. Numerose grandi aziende stanno alzando il salario minimo: l'ultima sara' adesso Amazon, che da novembre pagherà 15 dollari l'ora anziché 12,50 dollari. La schiarita sui compensi non elimina tuttavia la distanza da precedenti riprese, quando questi stessi salari “blue collar” - quelli per i lavoratori in mansioni non manageriali o di supervisione - crescevano al ritmo di oltre il 4% l'anno, sostenuti da una miglior produttività che oggi invece pare più debole e orfana di tecnologie che la spingano.
I robusti dati occupazionali, nel loro insieme, dovrebbero confermare la politica monetaria della Federal Reserve di ulteriori graduali rialzi nei tassi d'interesse, a cominciare da un intervento al suo vertice di dicembre. Questo nonostante le pressioni e gli attacchi del Presidente Donald Trump, che ha invece esplicitamente affermato come la Banca centrale dovrebbe cessare i rialzi e ha accusato il suo chairman Jay Powell di danneggiare l'economia.
In ottobre, il tasso di partecipazione alla forza lavoro nella cruciale fascia di eta' tra i 25 e i 54 anni ha continuato a progredire, pari all'82,3 per cento. Il 79,7% di questi americani ha effettivamente un impiego. Soglie entrambe tornate ai livelli migliori dalla recessione del 2008.
Per l'occupazione americana l'intero 2018 si avvia a essere il terzo miglior anno dalla crisi, con finora 2,1 milioni di posti creati, alle spalle solo del 2014 e 2015 sotto la presidenza di Barack Obama. A trainare la crescita occupazionale, nell'ultimo anno hanno contribuito sia i servizi professionali per le aziende che la sanita', ma anche il settore manifatturiero e le costruzioni.
Sfide e malesseri sociali ed economici pero' non sono svaniti, al di la' del dibattito sui salari. La disoccupazione tra chi ha soltanto un diploma liceale e' in realta' ancora aumentata ed e' oggi tripla rispetto a chi ha una laurea. Chi e' disoccupato, inoltre, lo resta tuttora per un lungo periodo, considerato il clima altrimenti di piena occupazione, in media per 9,4 settimane.
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