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L’economia britannica «tira» ma pesa l’incertezza su Brexit

Il sottosegretario britannico agli Esteri, Jeremy Hunt, con l’ambasciatore britannico a Parigi, Edward Llewellyn
Il sottosegretario britannico agli Esteri, Jeremy Hunt, con l’ambasciatore britannico a Parigi, Edward Llewellyn

La buona notizia è che l’economia britannica è cresciuta dello 0,6% nel trimestre giugno/settembre, al ritmo più rapido dal 2016. La brutta notizia è che a un’impennata della crescita in luglio sono seguiti due mesi di rallentamento in agosto e settembre, che fanno prevedere una fine d’anno in tono minore.
Secondo l’Ufficio nazionale di Statistica, che ha reso noti i dati, i consumi sono saliti ai massimi dal 2016 grazie soprattutto a un’estate più calda del previsto mentre i servizi, che rappresentano tre quarti dell’economia, sono cresciuti solo dello 0,3% nel trimestre. La Banca d’Inghilterra prevede un rallentamento del Pil al +0,3% nel periodo ottobre/dicembre.

«È probabile che la crescita più rapida registrata nel terzo trimestre sia un’anomalia per l’economia britannica - ha commentato Suren Thuru, head of Economics delle British Chambers of Commerce –. La persistente incertezza su Brexit e la stretta finanziaria su consumatori e imprese peserà sempre di più sull’attività economica nei prossimi trimestri».

L’incertezza dovuta a una Brexit ormai imminente – mancano meno di cinque mesi alla data di uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea – sta avendo un impatto negativo sugli investimenti delle imprese. Nel periodo giugno/settembre gli investimenti sono calati dell’1,2%, registrando il terzo trimestre consecutivo di declino per la prima volta dai tempi della crisi finanziaria un decennio fa.

Il cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond ha ostentato ottimismo, dichiarando oggi che «la crescita positiva dello 0,6% è la prova della forza della nostra economia. Stiamo costruendo un’economia che funziona per tutti, con 3,3 milioni di occupati in più, disoccupazione in calo in tutto il Paese e salari in aumento ai ritmi più alti da quasi dieci anni».

Meno ottimista la Ue, che prevede che la Gran Bretagna finirà in fondo alla classifica delle economie europee insieme all’Italia anche se ci sarà un accordo su Brexit prima del 29 marzo. La Commissione Ue prevede che l’economia britannica crescerà dell’1,2% nel 2019 e nel 2020. Capital Economics invece ritiene che un’intesa positiva con Bruxelles potrebbe rilanciare l’economia britannica, facendo accelerare il Pil al 2,2% nel 2019.

Le trattative su Brexit continuano a porte chiuse e resta la speranza di trovare un accordo di compromesso prima di dicembre. La premier Theresa May ha delineato ai suoi ministri i termini dell’intesa, che prevede che tutto il Regno Unito, e non solo la Gran Bretagna, resti nell’unione doganale fino al raggiungimento di un accordo commerciale definitivo con la Ue.

Gli oltranzisti del Democratic Unionist Party nordirlandese, però, dai quali la May dipende per avere la maggioranza in Parlamento, si sono dichiarati insoddisfatti della proposta di accordo perché secondo loro non offre abbastanza garanzie. L’intesa deve escludere in modo categorico che l’Irlanda possa mai essere soggetta a una regolamentazione diversa da Inghilterra, Scozia e Galles, ha detto oggi Sammy Wilson, portavoce del Dup su Brexit, altrimenti è «inaccettabile per noi e per gran parte dei conservatori, con la conseguenza inevitabile che sarà respinta dal Parlamento».

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