Alla vigilia della riunione dell'Eurogruppo che lunedì avvierà il confronto tra gli Stati membri sulla riforma della zona euro, i ministri delle Finanze di Francia e Germania, Bruno Le Maire e Olaf Scholz, hanno siglato un accordo in base al quale i paesi che non rispetteranno le regole del Patto di stabilità e crescita non beneficierebbero dei fondi del futuro bilancio della zona euro.L'anticipazione è del quotidiano tedesco «Der Spiegel» che cita un documento concordato dai due ministri facendo riferimento esplicito al caso dell’Italia che non rispetta la regola del debito.
Non si tratta di una idea nuova. La proposta di bilancio 2021-2027 presentata dalla Commissione europea a maggio scorso non prevede un bilancio separato per la zona euro, come aveva proposto il presidente francesce Emmanuel Macron, ma contiene il Programma di supporto alle riforme, un capitolo destinato alla zona euro con una dotazione di 22,2 miliardi di euro. Le riforme a cui la Ue intende assicurare il proprio sostegno con risorse dedicate sono “soprattutto”, dunque non solo, quelle individuate nelle Raccomandazioni specifiche per paese che ogni anno la Commissione indica per tutti gli Stati membri. In particolare, si spiega nelle note che accompagnano il bilancio, l'attenzione è alle riforme “che possono contribuire ad aumentare la resilienza dell'economie e avere effetti positivi anche sugli altri stati membri”: mercato del lavoro e dei prodotti, fisco, sviluppo del mercato dei capitali, ambiente economico e pubblica amministrazione.
Le raccomandazioni sulle riforme
Dunque, a prescindere dal bilancio della zona euro che ancora non c'è, la proposta del bilancio pluriennale della Ue per i prossimi 7 anni (Multi annual financial framework) già lega i fondi strutturali della Politica di coesione al Semestre europeo e alle riforme. Se questa linea sarà confermata dal Consiglio, l’erogazione dei fondi può essere bloccata a quei Stati che non rispettano le “raccomandazioni”. All’Italia, il 23 maggio scorso Bruxelles ha “raccomandato” all’Italia di proseguire l’aggiustamento dei conti pubblici riducendo il deficit dello 0,6% e utilizzando i margini per ridurre il debito; ridurre la pressione fiscale sul lavoro spostandola sul patrimonio immobiliare e tagliando le agevolazioni; continuare a ridurre gli Npl; accelerare le politiche attive per il lavoro; ridurre i tempi dei processi civili.
I timori delle regioni
C’è da dire anche che il regolamento in vigore nel periodo 2014-2020 già prevede la possibilità che l’Unione blocchi l’erogazione dei fondi agli Stati membri che non rispettino i vincoli di bilancio e siano sottoposti ad una procedura d’infrazione. Questo sta mettendo in allarme le regioni che temono già per il 2019 il blocco dei fondi 2014-2020, in piena programmazione, se il muro contro muro tra il governo italiano e l’Unione europea portasse all’apertura di una procedura d'infrazione per debito eccessivo. La regola è stata già applicata qualche anno fa nei confronti di Spagna e Portogallo ma solo formalmente perché quando si è trattato di indicare gli importi da bloccare, i partner hanno azzerato la cifra. La motivazione è stata che i due Paesi in questione avevano messo in atto misure correttive dei rispettivi bilanci, in linea con gli obiettivi di riequilibrio. Questo però probabilmente ha reso la clausola politicamente inapplicabile ad altri Paesi.
In ogni caso, i governatori delle regioni sono in allarme ed è di ieri il botta e risposta tra il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e la ministra per il Sud, Barbara Lezzi, proprio su questo tema. La clausola è contestata anche dal Comitato europeo delle regioni perché scarica sugli enti locali responsabilità di politica economica che fanno capo agli Stati centrali e su cui le regioni non hanno alcun potere decisionale.
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