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M5S-Lega, governo diviso sul deficit al 2%

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IL NEGOZIATO CON LA UE

M5S-Lega, governo diviso sul deficit al 2%

La guerra di parole con l’Europa sulla manovra è un ricordo lontano. Ma i numeri su cui far correre il dialogo ritrovato sono ancora da fissare, e soprattutto da bollinare con un accordo politico nel governo. A margine del G 20, in giorni intensi di negoziati, bilaterali e incontri informali, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria sono riusciti a stemperare le tensioni con Bruxelles. C’è stato un cambio di clima.

E in serata il premier ha risposto anche alle dichiarazioni del presidente di Confindustria sulla manovra: «Quella espressa da Boccia è una premura che il governo ha condiviso 4 mesi fa quando abbiamo valutato,con molta attenzione, il trend di crescita del Pil e i fondamenti del sistema economico e ci siamo resi conto che ci stavamo avviando verso un processo di stagnazione. Perciò abbiamo deciso di dare questa impostazione alla nostra manovra economica».

La porta aperta all’Italia del commissario agli Affari economici Pierre Moscovici è stata confermata ieri anche dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker al termine del bilaterale che di prima mattina si è svolto all’Hilton con Conte, Tria e lo stesso Moscovici. È stato un buon incontro, confermano fonti vicine a Juncker. Da parte italiana c’è un forte desiderio di evitare la procedura di infrazione. Ma l’Unione europea ora ha bisogno di vedere che alle aperture seguano gli impegni da parte italiana sul piano strutturale della manovra. Questo secondo Bruxelles significa portare il programma di deficit 2019 ben sotto il 2,2% del Pil, con uno sforzo che richiederebbe quindi di tagliare più di 5 miliardi di spesa per arrivare al 2,1% e 7 miliardi per centrare il 2%. Ipotesi su cui l’accordo nel governo è ancora da costruire. Per questo «non è escluso» ha detto Conte, un vertice sulla manovra già domani. Vertice che potrebbe slittare per l’assenza di Tria impegnato all’Eurogruppo ma che appare urgente, perché sul taglio del deficit e il relativo impatto sulle misure della manovra l’accordo con Salvini e Di Maio non c’è. Nell’attesa della quadra, infatti, anche i lavori sulla manovra alla Camera rallentano. Ancora ieri il leader M5S ha chiesto di «non fermarsi ai numerini», aggiungendo però che «nella trattativa si possono portare avanti tutti i compromessi», a patto che «non si chieda al governo di tradire gli italiani».

Sul taglio del deficit non ha comunque effetto lo spostamento verso gli investimenti dei “risparmi” individuati su reddito di cittadinanza e pensioni; quei 4 miliardi circa (0,2%) del Pil sarebbero esclusi solo dal deficit strutturale (1,7% secondo il vecchio programma italiano) con il via libera Ue sulle clausole per gli «eventi eccezionali». Questa ricomposizione della manovra, a cui il governo si è già detto disponibile, è senza dubbio una carta della trattativa, e aiuta ad ammorbidire le richieste sul deficit. Ma da sola non basta. Anche perché tutti i numeri sono appesi a una crescita dell’1,5% che i dati Istat di venerdì mostrano sempre più lontana. Per l’Ufficio parlamentare di bilancio il deficit 2019 è già al 2,6%, mentre per i calcoli più rigidi della commissione è al 2,9%. In ogni caso, dopo le schiarite di Buenos Aires, la palla ora è nel campo dell’Italia, che dovrà definire lal nuova proposta a Bruxelles. A partire da Eurogruppo ed Ecofin in programma lunedì e martedì a Bruxelles.

Conte al termine del bilaterale ha continuato a dirsi ottimista sulla possibilità di evitare l’ipotesi di infrazione perché «è interesse dell’Italia ma anche dell’Europa». «Ogni volta che ci si siede ad un tavolo negoziale, e alla fine ci si dà la mano e ci si guarda negli occhi - ha aggiunto -, si è fatto un passo avanti». Ora bisogna passare dalle parole ai numeri: cifre su cui, spiega Conte, «stiamo valutando vari scenari».

Conte ieri ha anche incontrato anche il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, al quale ha ribadito la richiesta che sia aperta un’inchiesta sull’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi «perché è di una gravità inaudita». Un siparietto degno di nota, in ultimo, si è aperto a margine di un saluto con Gianni Infantino: il presidente della Fifa gli ha donato un pallone da calcio con il quale il premier ha provato a fare qualche palleggio all’interno dei padiglioni di Costa Salguero.

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