È stata arrestata il primo dicembre, ma la notizia è rimbalzata sulle agenzie solo nella tarda serata del cinque, dopo l’indiscrezione lanciata dal giornale canadese Globe and Mail. Da lì Meng Wanzhou, fermata a Vancouver, con un mandato di cattura emesso dagli Stati Uniti, è diventato immediatamente un caso diplomatico. Un autentico terremoto che sta mettendo a dura prova i già precari equilibri commerciali e politici fra Cina e Stati Uniti. In fondo, un arresto del genere, con al centro un executive cinese di questo calibro, è raro, o forse inedito.
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Ma chi è veramente Meng Wanzhou? E perché non è semplicemente la figlia del fondatore di Huawei, Ren Zhengfei? Sono queste due delle domande chiave di questa storia. Una storia che potrebbe avere conseguenze imprevedibili, con Pechino e Washington profondamente lontani.
Di Meng Wanzhou, 46 anni, e della sua vita riservatissima si sa veramente poco. Ha studiato da commercialista e ha conseguito
un master in management alla Huazhong University of Science and Technology. Oggi è madre di due figli, ma è anche (e soprattutto)
direttore finanziario e vicepresidente di una delle aziende più potenti al mondo: Huawei, colosso cinese fondato da suo padre
nel 1988. È entrata a far parte dell’azienda nel 1993 e ha ricoperto le cariche di direttore del dipartimento contabilità
internazionale, Cfo di Huawei Hong Kong e presidente del dipartimento di gestione contabile. Dal 2007, e per otto anni, Wanzhou
è stata responsabile del programma di trasformazione dei servizi finanziari integrati (una partnership tra Huawei e IBM).
Attualmente, come detto, è Cfo di Huawei.
Il dominio di Huawei nelle reti
Oggi l’azienda con sede a Shenzhen è attore di prim’ordine nel mercato degli smartphone (il secondo produttore al mondo, dopo
la coreana Samsung, con una previsione di vendita di 200 milioni di device nel 2018), ed è leader indiscusso nel settore delle
infrastrutture di Rete, con commesse in tutto il mondo. Proprio questa posizione, negli ultimi giorni, è finita nell'occhio
del ciclone, dopo le accuse di Trump sulla cybersicurezza e l’invito che il presidente americano ha rivolto a tutti i Paesi alleati di non avvalersi di reti Huawei per le infrastrutture
nazionali.
La donna più potente del tech cinese
Meng, che in occidente si fa chiamare Sabrina e che il cognome Wanzhou lo ha preso dalla madre, è Cfo di un impero che dà
lavoro a 180mila persone e che solo nella prima metà del 2018 ha scritto 47,4 miliardi di dollari alla voce ricavi. Cifre
e mansioni che disegnano alla perfezione il profilo di quella che da molti è considerata la donna cinese più potente nel mondo
della tecnologia. Il futuro di Meng, del resto, sembra già scritto: è opinione comune, in Cina ma non solo, che sarà lei a
succedere a suo padre, Ren Zhengfei, alla carica di Ceo di Huawei (ipotesi più volte smentita dallo stesso amministratore
delegato). Giova ricordare che Zhengfei, fondatore di Huawei, è un ex ingegnere dell'Esercito popolare di liberazione, carica che nel corso degli anni ha sempre dato adito al chiacchiericcio internazionale che aleggia su Huawei come un'ombra: le ipotesi di controllo che il governo di Pechino avrebbe sulla multinazionale tecnologica di Shenzhen sono una storia mai sopita.
Meng Wanzhou, oggi in arresto per volere degli Stati Uniti, è cittadina cinese ma in possesso di un passaporto di Hong Kong, come suo padre. In passato aveva raccontato di aver vinto una borsa di studio molto importante per studiare all’estero, ma che il governo di Pechino le aveva negato il visto, considerandola a rischio emigrazione. Proprio all’estero, adesso, è stata tratta in arresto, con l’accusa di aver violato le sanzioni nei confronti dell’Iran. Una miccia accesa.
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