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Merz, ecco il ritratto dell’anti-Merkel

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Servizio |la successione nella cdu

Merz, ecco il ritratto dell’anti-Merkel

Assente dalla scena politica su scala federale da lunghi nove anni, dopo essere uscito dal Bundestag nel 2009 per lanciarsi in una brillante carriera nel settore privato tributario e finanziario con incarichi di standing internazionale, Friedrich Merz, 63 anni, ha colto l’attimo e si è precipitato nella corsa alla presidenza della Cdu dopo il clamoroso annuncio dimissionario di Angela Merkel del 29 ottobre scorso. Astro emergente dell'Unione cristiano cattolica fin da giovane ed europarlamentare dal 1989 al 1994, dai suoi primi passi politici vicino al gigante Wolfgang Schaeuble (che nei giorni scorsi ha appoggiato pubblicamente la sua candidatura), Merz si dichiara pronto a tornare a fare il politico a tempo pieno e a spogliarsi velocemente dei suoi abiti di banchiere e uomo d'affari in una Germania che però vede con sospetto gli “high flyers” dell'alta finanza.

Il modo stesso in cui la Merkel gli ha tagliato le gambe nel 2002 dentro il partito, annientandolo nel momento in cui ne ha temuta l'ambizione venata di egocentrismo, amplifica i sospetti su chi a pelle non si fida molto di lui: passare per un anti-Merkel resta comunque difficile dentro un partito che, pur dichiarandosi pronto ad avviare la nuova era post-Merkel, teme di lasciare la vecchia strada per la nuova e di prendere troppo le distanze dalla Mutti che nel bene e nel male ha tenuto in mano le redini della Cdu per 18 anni e della Germania per 13.

Europeista convinto, Merz ha dovuto subito rimangiarsi qualche frase di troppo dopo essersi spinto nel sostenere – nei suoi primi discorsi da candidato leader della Cdu - che la risposta della Merkel e della GroKo a Macron era stata deludente, che le idee del leader francese erano lungimiranti e andavano appoggiate. Merz ha dovuto chiarire e puntualizzare che anche nella sua Europa molto unita le responsabilità, e i debiti, restano nei confini nazionali: l'europeismo troppo solidale non funziona per raccogliere voti in Germania. Anche sul fronte dell'immigrazione, Merz ha dovuto fare la voce grossa sostenendo che la Cdu ha risposto all'ascesa di Afd “con una scrollata di spalle”: la sua candidatura si posiziona a destra della Merkel e di AKK ma non fino al punto da sposare la retorica ideologica ed estrema del 38enne Jens Spahn (il candidato che sui tre finalisti per la guida della Cdu non ha alcuna possibilità di vincere).

Devoto alla globalizzazione, pronto alla sfida della digitalizzazione, Merz è attento al cambiamento climatico perché intende riconquistare i voti che sono andati dalla Cdu ai Verdi: ma sul Dieselgate molti si aspettano che dia una mano all'industria automobilistica tedesca, alle prese con la conversione dai motori a benzina e diesel a quelli elettrici, ibridi o ad idrogeno. Molto vicino agli Stati Uniti (è il numero uno della società senza scfopo di lucro Atlantik-Brücke che gli consente di incontrare spesso Henry Kissinger) considera Brexit un'opportunità per la Germania e per l’Europa per progredire su difesa e sicurezza: condivide la chiamata per una spesa militare della Germania al 2%. Sostiene con vigore la creazione di una piazza finanziaria in Europa continentale, perché no a Francoforte, e una grande Borsa europea.

La carriera di Merz nell’alta finanza però non lo aiuta. È membro del consiglio di sorveglianza di BlackRock in Germania (senza incarico esecutivo, che lascerebbe se divenisse leader Cdu) e questo gli è già costato caro: come un boomerang gli è stata rinfacciata la sua idea di introdurre un’agevolazione fiscale per incentivare la nascita di fondi pensione in Germania e convogliare il risparmio dei tedeschi sulle azioni delle blue chip tedesche. Gli è stato detto che lo faceva per rimpolpare le casse già piene di Blackrock.

Merz è stato protagonista nella cessione/salvataggio di WestLB ai tempi della Grande Crisi ma l’operazione di vendita da lui orchestrata non andò in porto. Siede tuttora in innumerevoli consigli di amministrazione (è nel consiglio di sorveglianza di Hsbc Trinkaus a Düsseldorf), nel Board di Deutsche Boerse, dell'azienda Wepa che produce carta igienica. È avvocato di successo e partner dello studio legale americano Mayer Brown di Chicago. E responsabile per Brexit nel governo della Renania settentrionale-Vestfalia: suo il piano post-Brexit di attrarre a Düsseldorf le aziende europee ora a Londra. Ma la sua spinta verso il progresso finanziario in Germania, animata dal bene comune e nell'interesse di tutti, non convince tutti coloro che, e sono in tanti, sono rimasti scioccati quando Merz, in un'intervista, ha sostenuto di appartenere alla classe dell'alta borghesia: con il suo reddito milionario a sei zeri, e un patrimonio da miliardario, gli è stato rinfacciato di far parte di un'élite di pochi eletti, e che poco o nulla ha a che fare con gli elettori.

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