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Erdogan alla guerra delle cipolle per combattere l’aumento dei prezzi

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Erdogan alla guerra delle cipolle per combattere l’aumento dei prezzi

I prezzi delle cipolle sul Bosforo sono aumentati, sfidando una lotta senza quartiere scatenata dal governo Akp, islamico-conservatore, contro l'aumento dei prezzi al dettaglio. I prezzi delle cipolle sono saliti del 51 percento a novembre, il maggior incremento registrato da qualsiasi altro componente in un paniere di prezzi i cui aumenti hanno rallentato a novembre al 21,2% rispetto ai massimi da 15 anni del 25,2% del mese precedente.

Un calo provvidenziale determinato dall'aumento dei tassi di interesse di riferimento al 24% nonostante la forte opposizione del presidente Recep Tayyip Erdogan. Anche le patate sono aumentate creando non pochi problemi al governo visto che i due alimenti (cipolle e patate) sono la base di molti piatti turchi.I due generi alimentari sono stati colpiti dal calo della produzione determinato da riduzione dei terreni destinati alle due colture, alle forti piogge e ad alcuni raccolti colpiti da malattie.

“Stiamo scoprendo episodi di accaparramento delle cipolle nei raid nei magazzini, e i colpevoli pagheranno il prezzo”

Recep Tayyip Erdogan, presidente turco  

Ma Erdogan vede complotti dell’opposizione ovunque. Così il governo ha fatto irruzione nei magazzini dove produttori e commercianti ripongono cipolle, accusandoli di accaparramento di raccolti per aumentare i prezzi. «Stiamo scoprendo episodi di accaparramento delle cipolle nei raid nei magazzini, e i colpevoli pagheranno il prezzo», ha riportato l'agenzia statale Anadolu citando Erdogan. Il ministro dell'Agricoltura Bekir Pakdemirli ha ripreso lo stesso tema, avvertendo che il governo non darà tregua «agli accaparratori della cipolla», sempre secondo l'agenzia di stampa ufficiale Anadolu.

Metodi non proprio ortodossi
Il governo turco ha messo in atto alcuni metodi non convenzionali come parte della «lotta a tutto campo» contro l’inflazione annunciata ad ottobre. Oltre alle incursioni a sorpresa nei depositi, la polizia municipale ha effettuato blitz ai supermercati, ispezionando gli scaffali ed emettendo avvertimenti ai responsabili dei negozi sospettati di alzare i prezzi.

Il quotidiano filo-governativo Hurriyet ha riferito il 26 novembre scorso che dei militari turchi hanno fatto irruzione in un deposito pieno di 1.300 tonnellate di cipolle. La polizia municipale ha quindi presentato una denuncia penale contro tre persone.

Le incursioni del governo contro i depositi di cipolle hanno attirato le critiche di Ugur Gurses, un editorialista economico indipendente ed ex funzionario della banca centrale. Se i raid tagliassero le forniture di cipolla, ciò porterebbe ad un ulteriore aumento dei prezzi, ha avvertito Gurses su Twitter.

Nel frattempo, la crisi della cipolla ha scatenato battute scherzose sui social media turchi. Riferendosi alla repressione, il principale leader del Partito Repubblicano (Chp) Kemal Kilicdaroglu ha scritto:«Non far piangere la cipolla». La leader del partito Ivy, Meral Aksener, ex ministro degli Interni, ha commentato: «Erdogan ha dichiarato la cipolla un'organizzazione terroristica». Ma c'è poco da ridere di questi tempi in Turchia.

Recessione in vista nel 2019
Come segno di una recessione in vista, il deficit del commercio estero è diminuito del 91% anno su anno a 604 milioni di dollari dopo essere sceso a ottobre del 94% dal livello mensile più basso dal 2001. A segnalarlo sono i dati preliminari del ministero delle dogane del 1° dicembre. L'indice dei direttori acquisti (Pmi) per l’industria manifatturiera a novembre è leggermente salito a 44,7, ma è rimasto in territorio negativo, sotto il livello 50, per l'ottavo mese consecutivo dal mese di aprile, secondo quanto riferito da IHS Markit il 3 dicembre. Tutti segnali di rallentamento.

L’economia turca è in fase di brusca frenata, come certificato dai dati del Pil diffusi nel terzo trimestre. Ankara paga la crisi della lira turca: il Pil del Paese ha registrato un calo dell'1,6% su base annua interrompendo una crescita che nel trimestre precedente chiuso a fine giugno galoppava ancora al 5,2% annuo. Su base trimestrale la contrazione del Pil è pari all’1,1 per cento secondo i dati dell'istat turca. La crisi della lira turca è esplosa in agosto con una svalutazione che ha raggiunto circa il 30% nei confronti del dollaro rispetto all'inizio dell’anno.

L'economia della Turchia si contrarrà dell'1,4% anno su anno nel quarto trimestre e entrerà ufficialmente in una recessione, definita come due trimestri consecutivi di crescita negativa, nel primo trimestre del 2019, secondo un sondaggio Reuters reso noto a ottobre. D'altronde in un'economia surriscaldata come quella turca il passaggio a un rallentamento è una strada inevitabile prima della ripresa.

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