Non solo Italia. Anche la Francia diventa un osservato speciale della Commissione europea, che «monitorerà strettamente» i conti pubblici del Paese in seguito all'annuncio del presidente Macron di nuove misure di spesa per una decina di miliardi. Lo hanno indicato il vicepresidente Valdis Dombvrovskis e il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. Quest'ultimo, a Strasburgo, ha detto: «Seguiremo con attenzione l'impatto degli annunci fatti dal presidente Macron sul deficit e le modalità di finanziamento». Dombrovskis ha precisato di non poter fornire valutazioni nel merito perché non si tratta ancora di misure formalmente definite di cui, peraltro, non sono stati forniti dettagli.
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«La nostra posizione sulla Francia - ha detto il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas - è nota: il parere sul piano di bilancio francese è stato pubblicato poco tempo fa. L'impatto di cosa verrà fuori dal processo parlamentare emergerà in primavera quando pubblicheremo le nostre previsioni economiche». La differenza tra Italia e Francia, dal punto di vista di Bruxelles, è che nel primo caso c’è una bozza di bilancio su cui confrontarsi, nel secondo per ora solo un discorso senza cifre. Seconda differenza, fondamentale: la Francia ha un debito pubblico pari al 98,5% del Pil (dato 2017) contro il 131,2% dell’Italia (sempre nel 2017).
Lunedì sera, in un messaggio alla nazione, Macron ha annunciato un aumento di 100 euro del salario minimo - oggi è pari a 1.185 euro netti e a 1.578 euro lordi - senza oneri aggiuntivi per i datori di lavoro; la defiscalizzazione degli straordinari e dei bonus di fine anno da parte delle imprese; e l’abrogazione dell’aumento dei contributi - una delle misure considerate più odiose dai francesi - per i pensionati che guadagnano meno di 2mila euro al mese: «Lo sforzo richiesto era troppo pesante e non era giusto» ha ammesso il presidente, che non ha mancato di assumersi le proprie responsabilità: «So che mi è capitato di ferire qualcuno di voi con le mie parole», ha detto.
Misure costose, che potrebbero aggirarsi sui 10-11 miliardi, secondo fonti governative interpellate dal quotidiano Les Echos. Queste nuove spese, aggiunge la fonte, comporteranno un deficit 2019 nell’ordine del 3,6% del Pil, senza tenere conto dei risparmi aggiuntivi che il governo sarà costretto a trovare dalla Commissione europea. L’asticella concordata con Bruxelles - dopo una prima lettera di richiamo - finora era del 2,8% e dunque salirebbe decisamente. Con i nuovi tagli che il governo francese metterà a punto per convincere Bruxelles, il rapporto deficit-Pil potrebbe collocarsi al di sotto del 3,5% ma pure sempre ben oltre il limite del 3 per cento.
Il ministro del Bilancio francese ha ammesso che con le nuove misure il deficit di bilancio del 2019, escludendo le misure straordinarie legate al versamento di crediti di imposta alle imprese che pesano per lo 0,9% del Pil, salirà dall’1,9% previsto fino a ieri al 2,5 per cento. Ammettendo implicitamente che il disavanzo complessivo, incluse le misure una tantum, sarà quindi del 3,4 per cento.
Finora Parigi aveva convinto Bruxelles grazie al fatto che l’aumento del disavanzo al 2,8% nel 2019 era una tantum e che dal 2020 sarebbe sceso all’1,7 per cento. Con le nuove misure la Commissione vorrà capire se questa traiettoria di discesa dal 2020 sarà mantenuta. L’altro nodo riguarda le stime sul Pil: la previsione di una crescita dell’1,7% nel 2019 rischia di essere rivista al ribasso alla luce della frenata internazionale.
A conferma delle possibili tensioni sull’asse Parigi-Bruxelles, oggi gli investitori hanno venduto i titoli di Stato francesi: il differenziale con i Bund tedeschi è salito a 46 punti base, il livello più alto dell’ultimo anno e mezzo.
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